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Microbiologo Clerici: «Accendiamo i riflettori sulla pandemia silenziosa da HIV»

In Italia, secondo l’ultimo aggiornamento dei dati di sorveglianza, pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità, nel 2022 le nuove diagnosi di infezione da HIV sono state 1.888, pari a 3,2 nuovi casi per 100.000 residenti

Hiv

«Dopo quasi quattro anni di monopolio dell’attenzione sulla pandemia da COVID è necessario riaccendere i riflettori sulla pandemia silenziosa da HIV, che tuttora affligge 38 milioni di persone nel mondo». A dirlo è Pierangelo Clerici, Presidente AMCLI ETS intervenuto in occasione del primo dicembre 2023. In questa data si celebra, come ogni anno a partire dal 1988, il World AIDS Day, la giornata mondiale della lotta all’AIDS. Quest’anno, il tema annunciato dalle organizzazioni internazionali impegnate nella lotta all’HIV/AIDS è REMEMBER AND COMMIT, che esorta a tenere viva la memoria delle vittime dell’epidemia e a rafforzare l’impegno a contrastarla.

«Appena 20 anni fa, la pandemia di HIV/AIDS sembrava inarrestabile, con 2,5 milioni di nuove infezioni e 2 milioni di decessi all’anno dovuti all’AIDS nel mondo – afferma Clerici -. Nell’ultimo decennio abbiamo assistito ad un cambiamento radicale della storia naturale dell’infezione, grazie a farmaci molto efficaci che hanno consentito il raggiungimento di una sostanziale normalizzazione dell’aspettativa di vita e una drastica riduzione della contagiosità dei pazienti in terapia. A questi fattori si è aggiunta la disponibilità di strumenti diagnostici sempre più raffinati, che facilitano la diagnosi tempestiva e il monitoraggio terapeutico accurato.

In Italia, secondo l’ultimo aggiornamento dei dati di sorveglianza, pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità, nel 2022 le nuove diagnosi di infezione da HIV sono state 1.888, pari a 3,2 nuovi casi per 100.000 residenti, inferiore rispetto all’incidenza media osservata tra i Paesi dell’Europa occidentale e dell’Unione Europea (5,1 nuove diagnosi per 100.000 residenti). L’incidenza delle nuove diagnosi è in diminuzione dal 2012, con una riduzione più evidente dal 2018 al 2020, mentre negli ultimi due anni vi è stata una lievissima ripresa. È possibile che questa ripresa sia il risultato non di un reale aumento delle infezioni, ma del ritorno dell’attenzione sull’HIV dopo le fasi emergenziali della pandemia che hanno imposto il lockdown e la desertificazione delle aree dedicate alla prevenzione delle patologie non-COVID. È slittata in avanti la fascia di età delle persone con nuova diagnosi di infezione da HIV, con il picco di incidenza nella fascia 30-39 anni contro la fascia 25-29 anni negli anni pre-2020; come negli anni precedenti, la maggior parte delle nuove infezioni (83,9%) è stata contratta per via sessuale. Purtroppo, è ancora alta (58,1%) la percentuale delle persone che scoprono l’infezione quando questa è in fase avanzata.

«In linea con la tendenza osservata in tutti i paesi del mondo, anche per l’Italia l’emergenza COVID ha influito negativamente sulla sorveglianza dell’infezione da HIV/AIDS – sottolinea Clerici -: secondo uno studio recente, mentre in base al trend storico il calo atteso delle nuove diagnosi in Italia era del 15%, il calo effettivamente registrato è stato del 49%, con 761 diagnosi mancate. Queste diagnosi mancate non solo rappresentano altrettante perdite nette nell’opportunità di avviare tempestivamente una terapia efficace, ma hanno sicuramente comportato un numero rilevante di infezioni trasmesse da soggetti inconsapevoli del loro stato di infezione».

L’HIV esiste e il contagio si può prevenire. «Oggi abbiamo a disposizione un’ampia gamma di misure di prevenzione, che comprendono, oltre ai mezzi di protezione per il “sesso sicuro”, anche l’assunzione controllata di farmaci che bloccano l’attecchimento del virus fin dalle prime fasi – aggiunge Clerici -. Non avere remore a fare il test perché oggi più che mai è possibile curarsi. La comunità dei Microbiologi clinici italiani è costantemente impegnata nel contrasto alla diffusione dell’HIV. La scienza ci ha fornito ottimi strumenti clinici, terapeutici e di laboratorio, per la gestione dell’HIV/AIDS. Non possiamo permetterci di sprecare il vantaggio che abbiamo guadagnato sul virus attraverso anni di lavoro incessante: è necessario rimontare il gap che la pandemia da COVID-19 ci ha inflitto, e puntare al ripristino della consapevolezza del rischio e alla promozione della fiducia nelle strutture sanitarie che, nonostante il gravame del COVID-19, hanno portato avanti con continuità l’impegno nella lotta all’HIV/AIDS».A

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Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 30 Novembre 2023
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