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Ambulatori per ferite “difficili”: si amplia il servizio

A spiegarci il progetto il dottor Marino Dell'Acqua, direttore Sitra - L'ambulatorio sarà suddiviso in due livelli, nel rispetto della gravità del paziente

Si ampliano gli ambulatori per la cura delle ferite "difficili" degli Ospedali di Legnano e Abbiategrasso. Il progetto è stato presentato recentemente all'incontro organizzato dall'Asst Ovest Milanese denominato "Nuove prospettive in Wound Care. Tra conoscenza e applicazione" e illustrato in questi giorni dal dottor Marino Dell'Acqua, direttore Sitra (Servizio infermieristico tecnico riabilitativo aziendale). 

Dal 2009 esistono due ambulatori infermieristici negli ospedali di Legnano e Abbiategrasso, che prendono in carico persone con lesioni cutanee/ferite difficili e interagiscono con gli specialisti per affrontare la cura. Con la Riforma socio-sanitaria questo servizio verrà strutturato su due livelli di gravità.

«Negli ambulatori degli Ospedali di Legnano e Abbiategrasso attualmente  – spiega il dottor Dell'Acqua – vengono presi in carico i pazienti curati e supportati nel lungo percorso di cura. Il futuro prevede che, oltre a prendersi cura delle situazioni più complesse e della prima valutazione e inquadramento (ambulatori di 2° livello), verranno attivati ambulatori a gestione infermieristica (ambulatori di 1°livello) per le situazioni meno complesse e per la continuità delle cure nei pazienti già inquadrati nell’ambulatorio di 2° livello».

Un servizio da non sottovalutare, visto che l'invecchiamento della popolazione porta l’incremento delle patologie metaboliche (come obesità e diabete) e l’incremento di traumi complessi dovuti a un continuo processo di urbanizzazione e industrializzazione del Paese.

Come ha ricordato il dottor Dell'Acqua, nell’evoluzione del Sistema Sociosanitario Lombardo, è contemplata anche la situazione dei pazienti che presentano ferite difficili: «Il cittadino sceglie il “gestore” (strutture pubbliche, private e medici di medicina generale in forma associata) stipulando un patto di cura: il gestore affida al singolo un referente medico (clinical manager) e un infermiere di rifermento (case manager)  che lo valutano in un’ottica multidimensionale per evidenziare i bisogni sociosanitari e ne definiscono e realizzano il piano di assistenza individuale per rispondere a tali bisogni. Tra i diversi interventi è previsto quello educativio e di supporto, per giungere al selfcare e cioè alla capacità della persona di prendersi cura della propria salute e di sé stesso. Tale presa in carico ha la finalità di rallentare l’evoluzione della malattia e di limitare la comparsa di complicanze, comprese le lesioni cutanee».

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 28 Dicembre 2017
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