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Oppenheimer e il grande successo ottenuto agli Oscar

La recensione della pellicola più premiata della 96a edizione degli Oscar, con 7 statuette d’oro su 13 nominations, vincendo molte delle categorie più rinomate

Oppenheimer

Oppenheimer stravince agli Oscar 2024: miglior film, miglior regista, miglior attore, migliore attore non protagonista, miglior colonna sonora originale, miglior fotografia e miglior montaggio. E’ la pellicola più premiata della 96a edizione degli Oscar, con 7 statuette d’oro su 13 nominations, vincendo molte delle categorie più rinomate.

Diretto, scritto e co-prodotto dal talentuoso Christopher Nolan, è tratto dal libro biografico “Robert Oppenheimer, Il padre della bomba atomica” di Kai Bird e Martin J. Sherwin. Il film vede Oppenheimer (Cillian Murphy) dapprima durante gli anni di studio e poi alla guida del progetto Manhattan nel periodo della seconda guerra mondiale, osservandone il “successo” e le fasi successive negli anni a seguire. Dipinge gli incontri e i legami che si rivelano fondamentali nella sua vita – la moglie Kitty (Emily Blunt), Niels Bohr (Kenneth Branagh), Einstein (Tom Conti), Lewis Strauss (Robert Downey Jr.) membro della Commissione per l’Energia Atomica… – e che talvolta porteranno a risvolti e conseguenze inaspettate.

Nolan propone il biopic (biographical picture) – a tratti ansiogeno con sottili note gialle – attraverso il quale filtra la sua visione e valutazione della storia. E tuttavia, mirabilmente sonda gli animi dei personaggi, le circostanze che li hanno condotti ad agire in un determinato modo, senza un giudizio fine a se stesso. Costruisce un racconto che si muove spesso in azione rapida, talvolta spettacolare, con tecniche di visione quasi immersiva, salti temporali. E contemporaneamente riesce a portare ricchezza di significato, riflessione, riesce ad essere empatico e coinvolgente, a comprendere le diverse prospettive e angolazioni delle vicende.

Nella prima parte della pellicola il regista esplora profondamente il bisogno di ricerca, anche interiore, che assilla lo scienziato e l’uomo Oppenheimer, ne registra l’intima necessità di raggiungere i suoi scopi: e così l’atmosfera si percepisce come convulsa, accompagnata dal montaggio frenetico. Nella seconda parte il ritmo rallenta, per dare modo alla costruzione delle successive rivelazioni e alla loro messa in scena di essere “vissute”, risultando realmente impattanti.

Il tocco con cui si concentra e sottolinea l’analisi dell’intimo umano (profonda, psicologica, dirompente e realistica) evidenzia una sceneggiatura perspicace e penetrante. Il cast conferma l’eccellenza dei suoi interpreti, regala sfaccettature forti e coinvolgenti, con una mirabile espressività degli attori. La strabiliante colonna sonora di Göransson rappresenta magnificamente la complessa natura delle emozioni (l’intensa bellezza, l’orrore delle vicissitudini, la solitudine, il pericolo, il peso dell’anima) raccontate nella pellicola, insieme ai drammatici ed essenziali silenzi che permettono di “vivere” i respiri.

Oppenheimer è un’opportunità per Nolan di parlare dell’umanità, di una realtà sociale e politica caduta in tragedia, di una morale contorta e distorta, che si perde nel caotico labirinto del tormento umano. L’intento della riflessione si espande, traendo spunto dai limiti umani, verso una meditazione antropologica e, in particolare, sulla responsabilità connessa alle scelte che si compiono.

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Pubblicato il 13 Marzo 2024
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