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Palio di Legnano

IL PALIO: IL CAVALLO, IL BARBERO, IL PALAFRENO…

Nuovo intervento di Pierantonio Galimberti, capitano storico di contrada, in tema di Palio e, per una volta, di cavalli e corsa...

Nuovo intervento di Pierantonio Galimberti capitano storico di contrada, in tema di Palio e… addirittura, per una volta, di cavalli e corsa. Le considerazioni dell'amico Pier, che ringarziamo sempre per renderci partecipi dei suoi pensieri, sono state inviate anche al cavaliere del Carroccio Gianfranco Bononi e all'Ufficio Palio

(l'immagine in homepage è di Valentina Colombi)


RIPORTARE ORDINE NELLA CORSA AL CAMPO DEL PALIO

Sono molte le parole nel mondo del Palio ereditate dalla storia del nostro passato, adatte ad identificare il prezioso quadrupede, diverse per ogni periodo storico per una precisa sua identificazione.

Con un termine antico: barbero veniva identificato il cavallo da sella (ne esistevano anche da tiro) che proveniva dalla Barberia, un'ampia zona a settentrione dell'Africa che posta ad ovest dell'Egitto, comprendeva l'attuale territorio di Libia, Tunisia, Algeria, Marocco.

Inoltre tutta la lunga costa marina in cale e porticcioli operavano i pericolosi pirati della Barberia.

Il barbero ambito quadrupede fu importato dai Romani e presto si diffuse e nacquero a Roma varie giostre equestri ed una in particolare istituita nel 1464 per volere di Papa Paolo II (1417/1471) divenne famosa con il nome di: la mossa dei barberi che durò fino alla fine del XVIII secolo.

A Roma presso il museo di palazzo Braschi esiste un del dipinto di Bartolomeo Pinelli (1781/1835) che descrive chiaramente le caratteristiche di questa tradizionale giostra che ogni anno richiamava una grande multitudine popolare per assistere alla mossa iniziale di questi sfrenati purosangui, in una pista allestita sul Corso con alte recinzioni, scenografie, palchetti, nella cornice di un folto e variego pubblico.

I barberi correvano senza sella e senza fantino e la gara terminava con la turbolenta ripresa dei barberi che dopo la faticosa cattura, venivano riportati nelle stalle e nelle scuderie dai loro barbareschi addetti preposti a governare i loro focosi barberi.

Nel medioevo dal VIII al XII secolo, i cavalieri invece chiamavano palafro il loro cavallo da sella usato in viaggio od in battaglia ed il “palafreniere” era l'addetto che lo governava e lo custodiva, come possiamo vedere bastava un solo responsabile per governare il cavallo.

Oggi invece durante la corsa del Palio in zona cavalli, esiste una rumorosa e turbolenta multitudine assembleare, poco utile alla corsa, ma assai dannosa all'immagine organizzativa del Palio!! Nella Terra di Duccio questo non succede, come tempo fa..anche da noi!

P.Galimberti

Redazione
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Pubblicato il 07 Luglio 2013
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