In ambito politico, poi, vediamo che si cerca, sempre di più, di inserire figure femminili nei direttivi di partito e in Parlamento. Non bisogna però incorrere nell'errore di voler inserire donne a tutti i costi, venendo meno alla cosiddetta gavetta, fondamentale per la formazione di una classe politica all'altezza della situazione.

Parto da questo breve excursus perché, seppur viviamo in un Paese che sancisce la parità tra i due sessi, vi sono alcune realtà oggettive che all'atto pratico non la attuano. Una di queste è l'articolo nr. 143 bis del codice civile in cui si legge che ‘La moglie aggiunge al proprio cognome quello del marito e lo conserva durante lo stato vedovile, fino a che passi a nuove nozze’.

Articolo che, fino ad ora, non è mai stato abrogato. E' altrettanto vero che, nell'uso comune, il buon senso dell'uomo (inteso come genere umano) ha superato, come spesso avviene, le leggi dello Stato.

In alcuni casi – ormai pochi – per la donna rimane l'obbligo di aggiungere al proprio nome il cognome del marito. Per fare in modo che questa pratica, ormai desueta nella vita quotidiana, venga eliminata anche dalla legislazione del nostro Paese, mi sono fatta promotrice di una petizione -per ora online – per richiedere l'abrogazione di tale articolo dal codice civile.

Per firmarla, bisogna semplicemente recarsi all'indirizzo web http://www.petizionionline.it/petizione/cognome-del-marito/1014 e registrarsi.

Parità reale e non solo di fatto.

Pamela De Rosa
Sinistra Ecologia Libertà Parabiago