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Una barca, un piccione e un ramo

pasqua a legnano

27 Marzo 2021

Il Signore disse a Noè: «Entra nell’arca tu con tutta la tua famiglia, perché ti ho visto giusto dinanzi a me in questa generazione. …Noè entrò nell’arca e con lui i suoi figli, sua moglie e le mogli dei suoi figli, per sottrarsi alle acque del diluvio. Degli animali mondi e di quelli immondi, degli uccelli e di tutti gli esseri che strisciano sul suolo entrarono a due a due con Noè nell’arca, maschio e femmina, come Dio aveva comandato a Noè.

“Tutti a bordo!” L’ordine era stato dato un anno fa a tutti, e tutti, chi più chi meno volentieri, erano saliti, perché solo così in quel momento si poteva salvare la pelle. All’inizio sulla barca affacciandosi ai balconi c’era chi cantava, ma poi, con il passare del tempo i “concerti” erano divenuti sempre più rari fino a sparire del tutto. Erano invece cominciati i problemi legati alla convivenza stretta. E intanto fuori continuava a piovere e sinceramente non se ne poteva più anche perché, oltre al resto, qualcuno soffriva pure il mal di mare.

Un giorno però si cominciò a vedere uno spiraglio positivo: aveva smesso di piovere! Però di scendere a terra e ricominciare a vivere come prima… non se ne parlava. Dopo un po’ di giorni, a qualcuno venne l’idea di mandare un piccione a esplorare la distesa dell’acqua, e il piccione a sera tornò stanco perché non aveva trovato dove posarsi e aveva volato tutto il giorno. Passarono ancora dei giorni; non pioveva più ormai da un po’ e si riprovò a mandare il solito piccione. Questa volta tornò con un ramoscello d’ulivo nel becco; segno che l’acqua si era ritirata e le piante erano emerse. Tutti sulla barca cominciarono a cantare, a ballare, ad abbracciarsi, a fare progetti sul futuro, a generare vita, perché finalmente la vita sarebbe ricominciata”.

Potrebbe essere una storia da raccontare questa, e invece è un po’ (romanzata ma non troppo) la situazione reale che stiamo vivendo.

La domanda più grande che tutti ci facciamo è: “Ma quando finirà?”; e poi:” Quando finalmente potremo di nuovo sgambettare liberi sulla terra, incontrarci, abbracciarci, salutarci, fare festa insieme?”.

La domenica delle Palme è il giorno in cui viene distribuito l’ulivo, il ramoscello benedetto che teniamo per un anno nelle nostre case. Quest’anno il ramoscello potrebbe essere e rivestire un significato molto più forte rispetto agli altri anni. Potrebbe essere, come nella storiella, il segno annunciatore che le acque si stanno ritirando, che siamo quasi giunti alla fine di questo periodo di reclusione forzata che pure ci proteggeva ma che alla lunga poteva essere deleterio. E’, questo ramoscello, solo un segno che rimanda a una fine che ancora non c’è, ma ci sarà e ci sarà presto. Siamo quasi alla fine e come nella maratona è l’ultimo pezzo quello più difficile perché le forze vengono meno e siamo sfiniti; così, anche noi, provati da questa lunga fatica, dobbiamo ancora resistere per un po’. Il ramoscello però è lì, a ricordarci che la fine è vicina e che l’ultima resistenza unita alla speranza del traguardo vicino ci darà la forza necessaria per proseguire.
A volte un simbolo, un segno che rimanda a qualcosa di più grande, è sufficiente e necessario per continuare, per darci la forza necessaria per l’ultimo tratto.
Tornerà la vita, e pur con fatica noi ne saremo di nuovo protagonisti, più maturi, e consapevoli della nostra fragilità e insieme della nostra grandezza.

Buona Pasqua a tutti. Il Signore è risorto e ha vinto sulla morte; non lascia che la sua creazione, noi, siamo distrutti dalla morte.

Le sorelle del Carmelo di Legnano

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