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“Noi giovani, una categoria troppo spesso dimenticata”

Generica 2020

26 Ottobre 2020

Caro direttore, sono una studentessa di medicina, nata nella ridente provincia di Milano e vorrei condividere un pensiero sulla situazione attuale. L’intento è quello di dare voce a una categoria spesso dimenticate a in minoranza, quella dei giovani. Senza scadere nelle retoriche, spesso dannose, delle ideologie politiche, trovo quanto stia succedendo di una gravità spaventosa.

Prima di tutto perché un governo che ha cuore la vita dei proprio cittadini (che rimane la prima cose da tutelare), non può agire in maniera retroattiva. Non si può arginare un fiume che sta già strabordando. Dove sono le terapie intensive promesse? Perché non c’erano dei reparti covid già predisposti?
Perché i medici di base operano senza strumenti, con linee guida spesso confusionali e contraddittorie?
Perché dibattere sul MES quando non si hanno i soldi per poter potenziare il proprio sistema?
In una situazione di grave carenza di personale si ritiene che investire per formare nuovi specialisti sia superfluo. Molto meglio lasciare a casa milioni di neolaureati in medicina piuttosto che finanziare borse di studio.
Non era una questione di “se” ci sarebbe stata una seconda ondata, ma di quando.

Annosa questione trasporti, scuole e rivedibili investimenti pubblici:
I mezzi pubblici meriterebbero una riforma e pesanti investimenti già a priori, perché pieni, sporchi e spesso inefficienti. Ora, non mi capacito come questi problemi, rilevanti anche in una situazione normale, non siano stati indirizzati. Sono stati investiti milioni per banchi a rotelle e per salvare Alitalia dall’ennesima bancarotta e non si è mai proposto un piano di potenziamento di treni e autobus. Inconcepibile
La didattica a distanza è uno strumento meraviglioso, ma ha bisogno di essere organizzato ed è necessario far sì che tutti possano avere mezzi adeguanti. Non può e non deve essere un “piano B”, a scapito della qualità.

Bar, ristoranti, cinema e teatri: perché penalizzare un settore che, dati alla mano, previo rispetto delle misure di sicurezza, contribuisce al numero di contagi in maniera irrisoria. Lo sforzo messo in atto dalla maggior parte della categoria per permettere che gli avventori fossero sicuri e a proprio agio non può essere ignorato, basterebbe guardare i dati per capire che non è necessario mettere ulteriormente in ginocchio un settore. Già i dati, questi sconosciuti.

Nuove generazioni/università: vivendo in un paese antiquato e vecchio non c’è da stupirsi che questa sia la categoria meno rappresentata, tuttavia è veramente troppo grave anche per la politica italiana quanto sta succedendo. Nei mesi scorsi si è alimentata la retorica dei “giovani-untori”, irresponsabili, egoisti.
E’ ora di smetterla. Non ci meritiamo di essere il capro espiatorio.
In 8 mesi di pandemia, non è mai stata presa una posizione sulle università.
Non sono mai state prese misure volte a tutelare la categoria. Le tasse universitarie sono rimaste invariate, mentre la qualità dell’insegnamento è spesso venuta meno.
Non è chiaro se fare lezione in presenza, a distanza o un po’ e un po’. Per non parlare di tutte le facoltà che hanno tirocini e stage come parte essenziale del curriculum.
Sono stati erogati bonus su bonus, ma gli studenti fuori sede non hanno meritato neanche un pensiero da parte del nostro presidente.
Meglio arrabbiarsi perché qualcuno è andato in discoteca (attività per altro resa possibile da governo e regioni).
A quanto pare la formazione universitaria è ritenuta superflua.

Chiudo dicendo che in un mondo in cui l’utilizzo di dati viene utilizzato perfino per modulare i nostri consumi, non è concepibile che un governo non li utilizzi per capire quali siano i luoghi e i settori dove sono veramente necessari interventi, ma si lasci guidare dalle retoriche e dagli umori. Un paese come l’Italia, dove non si fanno investimenti a medio-lungo (quali quelli necessari per l’istruzione), non può avere un futuro.

Lettera firmata

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