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AULA CONSILIARE "VUOTA": LA TRISTEZZA DI LUIGI BOTTA

26 Novembre 2010


Caro direttore,

non credo di essere un laudator temporis acti, ma la notizia dello smantellamento della vecchia aula consiliare (vera? provvisoria? definitiva?) mi ha rattristato.
 
Non entro in merito alla scelta, senz’altro ponderata da chi di competenza. Faccio però una riflessione:un pezzo di storia legnanese viene tolta alla considerazione dei cittadini. Su quegli scranni ci sono stato per vent’anni e con me una classe politica locale, di tutti i partiti, di apprezzabile livello (personalmente ho dovuto frequentare la scuola Marabini a Bologna per imparare a leggere i bilanci anche tra le righe e fare il consigliere con competenza). Su quegli scomodi sedili hanno lavorato uomini come Tenconi, Accorsi, gli on. Carletto e Guido Venegoni, il sen. Bollini, il delegato del CLN Brandazzi, Cittera, Pensotti, Mari, Ferrarini, Citterio, Tognoni, Parolo, Mari, Carnevali, Landini e tanti altri.

Tempi di duro scontro politico, ma anche di profondo rispetto e considerazione reciproca, attenti al meglio per la nostra città, dove anche l’opposizione aveva un suo peso ed ascolto.

Ricordo un fatto: l’intera area del cotonificio Dell’Acqua, da via Milano a via Matteotti era stata sottratta alla proprietà di Felice Riva ed acquisita dal comune. In consiglio si era detto da tutte le parti politiche che quell’ampio terreno sarebbe rimasto ai cittadini. Tuttavia, in qualche separata sede, venne preparato un piano di lottizzazione edilizia e presentato in sala Giunta con tanto di plastico. L’assessore Enzo Pagani del PSDI verso l’una di notte, a Giunta terminata, mi fece la “soffiata”.

A nome del mio gruppo consiliare inoltrai immediata interpellanza al sindaco. Ne seguì una accesa discussione ma, alla fine, si dovette riconoscere e rispettare l’impegno che il consiglio comunale aveva a suo tempo concordato. Quell’area ora è per tutti i Legnanesi.

Con gli scranni, finiranno forse in soffitta anche le impalpabili presenze di tanti passati amministratori che quegli scranni avevano il compito di ricordare. Peccato.

Luigi Botta 

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