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Anche nel Legnanese lo sciopero non convince più, sindacalisti: “Questo è il paradosso nei luoghi di lavoro”

A raccontarci questo fenomeno è Alessandro Russo Fim-Cisl Milano Metropoli con lo storico sindacalista Vincenzo Di Blasi  Fiom-Cgil Ticino Olona: "Quello che emerge oggi è un mondo del lavoro sospeso... arrabbiato, ma per certi versi immobile e analfabeta per quanto riguarda il mondo dei diritti"

Sindacati

Nel mondo del lavoro, anche nel Legnanese, ci sono sempre più lavoratori che dichiarano di non credere più nello sciopero come strumento di tutela. A segnalarlo sono gli stessi sindacalisti impeganti a tutelare i diritti. A raccontarci questo fenomeno è Alessandro Russo Fim-Cisl Milano Metropoli con lo storico sindacalista Vincenzo Di Blasi  Fiom-Cgil Ticino Olona «È un paradosso in un momento storico segnato da precarietà, salari che non tengono il passo e un malessere diffuso – affermano i sindacati -. Mentre la solidarietà tra colleghi sembra indebolirsi, la rabbia aumenta. Quello che emerge oggi è un mondo del lavoro sospeso… arrabbiato, ma per certi versi immobile e analfabeta per quanto riguarda il mondo dei diritti».

In molte aziende si è affermata l’idea che sia meglio trattare direttamente con il datore di lavoro, senza il “mediatore” sindacale. «Una narrazione che ha preso piede anche grazie al ruolo di molti imprenditori, convinti di poter gestire ogni conflitto in autonomia – commentano i due sindacalisti -. Eppure, nei momenti di difficoltà proprio chi aveva liquidato il sindacato come superfluo finisce per rivolgersi a noi. Segno che il sindacato resta una risorsa indispensabile quando la trattativa si fa complessa». Dall’altra parte ci sono lavoratori che continuano a chiedere aiuto ai sindacati ma dichiarano di non credere più nello sciopero. «Cercano da noi protezione, ma non hanno fiducia negli strumenti che dovrebbero garantirla – spiegano i due sindacalisti -. In molte realtà, soprattutto nelle piccole aziende capita che i dipendenti abbiano ricevuto prestiti o anticipi di denaro direttamente dal datore di lavoro ritrovandosi legati a un rapporto difficile da mettere in discussione. In queste condizioni ribellarsi diventa quasi improbabile». A complicare il quadro c’è la crescente percezione che i “cattivi” siano i sindacati, accusati di non risolvere i problemi. «Ci si dimentica che il sindacato non è un soggetto esterno, ma è fatto dai lavoratori stessi – commentano con forza i sindacalisti -. La sua forza dipende dalla loro partecipazione, dal loro coraggio, dalla loro capacità di agire insieme. Senza questi elementi, qualsiasi strumento, sciopero compreso, perde efficacia».

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Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 28 Novembre 2025
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