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Lavoro in somministrazione: il caso degli ex operai di Magneti Marelli. Sindacati “A rischio premi e diritti”

Nidil-CGIL Ticino Olona denuncia: "Persi oltre 1200 euro per i lavoratori in somministrazione esclusi dal premio di produzione"

cgil

I lavoratori somministrati della Magneti Marelli rischiano di perdere oltre 1200 euro di premio di produzione a causa di un accordo sindacale che, secondo Nidil-CGIL Ticino Olona, crea disuguaglianze nei diritti economici tra lavoratori. La denuncia arriva oggi, martedì 16 settembre, da Giorgio Ortolani, rappresentante del sindacato.

Un contratto su dieci è in somministrazione

In Italia circa l’11% degli avviamenti al lavoro avviene tramite contratti di somministrazione. Secondo Nidil-CGIL Ticino Olona i lavoratori in somministrazione «dovrebbero avere le stesse retribuzioni e gli stessi diritti dei lavoratori assunti direttamente dalle imprese utilizzatrici dove operano.pesso questo non accade per responsabilità diretta delle Agenzie per il Lavoro o delle Aziende Utilizzatrici che tendono ad ignorare le norme fidando sulla ricattabilità di lavoratori precari che rinunciano a chiedere il rispetto dei propri diritti».  In alcuni casi, invece, il problema nasce da accordi sindacali che penalizzano i lavoratori precari, siano essi somministrati o a termine.

Il caso Magneti Marelli di Corbetta

Il sindacato ha sollevato in particolare il caso degli operai in somministrazione impiegati alla Magneti Marelli. Un accordo sindacale stabilisce che il premio di produzione sarà erogato solo a chi sarà in servizio il 1 dicembre 2024. «Il combinato disposto dell’accordo e della scelta aziendale di interrompere le missioni dei somministrati il 30 novembre 2024 ha causato una perdita netta di oltre 1200 euro per chi ha lavorato undici mesi per raggiungere gli obiettivi di produzione» ha spiegato Ortolani. Dieci ex lavoratori somministrati hanno deciso di rompere il silenzio e hanno indirizzato una lettera aperta a chi ha firmato l’accordo. Nella lettera denunciano quella che definiscono «la negazione di un principio che dovrebbe uniformare qualsiasi contrattazione sindacale: a parità di lavoro, parità di guadagno». Una scelta che, secondo loro, bypassa «in modo subdolo tutte le norme che vietano la discriminazione nelle retribuzioni dei lavoratori».

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Pubblicato il 16 Settembre 2025
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