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Sciopero tra i metalmeccanici, alta adesione tra i lavoratori dell’Alto Milanese

I lavoratori, che nell'Alto Milanese sono oltre 20mila hanno incrociato le braccia a seguito della rottura del tavolo di trattativa sul rinnovo del CCNL grande industria metalmeccanica

Metalmeccanici

Metalmeccanici dell’Alto Milanese in sciopero per oltre 4 ore. Oggi 5 novembre è stato indetto da FIM FIOM e UILM sciopero nazionale e sul territorio molte RSU lo hanno esteso fino all’intera giornata lavorativa. I lavoratori, che nell’Alto Milanese sono oltre 20mila (di cui circa 15mila soltanto della grande industria), hanno incrociato le braccia a seguito della rottura del tavolo di trattativa sul rinnovo del CCNL grande industria metalmeccanica. A manifestare anche i dipendenti di aziende come Franco Tosi Meccanica, ABB SpA e Leonardo.

Come spiega Tommaso Picetti segretario generale della FIOM-CGIL Ticino Olona in oltre 12 mesi di trattativa, le delegazioni sindacali hanno presentato i punti cardine contenuti nella piattaforma rivendicativa votata a ottobre 2019 dai lavoratori: a partire dal tema della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, per contrastare la diffusione della pandemia nei luoghi di lavoro e l’estensione a tutti gli ambiti delle esperienze fatte con i protocolli e con i comitati aziendali Covid-19. «Istanze che vanno nella direzione di ridurre la precarietà del lavoro e migliorare la qualità del lavoro, riducendo la durata e indicando le percentuali massime di ricorso ai contratti precari e garantendo ai lavoratori degli appalti diritti e tutele, a partire dai diritti sindacali e dall’applicazione della “clausola sociale” in caso di cambi appalto – precisa il sindacalista -. Si è fatta richiesta di regolamentazione dello smart working, con garanzia del diritto alla disconnessione e salvaguardia degli istituti contrattuali nonché l’introduzione di miglioramenti sugli orari per facilitare la conciliazione dei tempi di vita e lavoro; si è presentata la nostra proposta per valorizzare la professionalità e le competenze dei metalmeccanici, adeguando le declaratorie dei profili professionali ai cambiamenti dell’innovazione tecnologica e digitale; infine la richiesta di aumenti salariali dell’8% dei minimi contrattuali».

Su nessuno dei temi presentati Federmeccanica ha realmente aperto una trattativa, ma secondo Picetti «è stata la risposta alla rivendicazione salariale a far saltare il tavolo. La posizione di Federmeccanica è di chiusura ad ogni possibile aumento sui minimi contrattuali. Ricalcando la posizione di Confindustria ripropone
lo schema degli adeguamenti salariali legati all’IPCA ed erogati ex post».

Meccanismo che nel periodo di vigenza del contratto 2016-2019 non ha garantito nemmeno il contenimento della
perdita di capacità d’acquisto dei lavoratori. In questo contesto, Picetti ha ricordato che da gennaio ad oggi le aziende hanno già ricevuto, in varie forme, 50 miliardi di euro. «50 miliardi che sono solo un anticipo di quel fiume di denaro che arriverà sotto varie forme dall’Europa – afferma con forza Picetti -. Si parla di altri 400 Miliardi che, in misura consistente, finiranno nelle casse delle Aziende grandi e piccole. Un’ulteriore conferma del fatto che la crisi non è uguale per tutti e che i soldi, per qualcuno, ci sono. Di fronte a questo scenario risulta stucchevole la posizione di Confindustria che, alla legittima richiesta dei metalmeccanici di un rinnovo del contratto nazionale che preveda un vero incremento di salario necessario a riconquistare il potere d’acquisto perso negli anni, risponde con un secco no».

Durante il lockdown a primavera molte aziende hanno auto-dichiarato la propria essenzialità mantenendo attive le produzioni: «I metalmeccanici sono lavoratori essenziali per il sistema paese purché non si parli di aumenti salariali afferma Picetti -. Insomma, Confindustria ci dice che siamo sulla stessa barca e che, nella crisi più pesante dal 1929, dobbiamo condividere i sacrifici. Tutti nella stessa barca, ma qualcuno è sotto coperta a remare, mentre qualcun altro è sul ponte a prendere il sole».

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 05 Novembre 2020
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