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Vittima del maresciallo Gatto, rompe il silenzio

La 48enne si racconta: «La violenza sessuale è devastante, non bisogna vergognarsi ma denunciare subito»...

SERVIZIO DI GEA SOMAZZI

«La violenza sessuale è devastante, non bisogna vergognarsi ma denunciare subito». A parlare è una delle 13 vittime del maresciallo Massimo Gatto (nella foto) condannato in via definitiva, lo scorso maggio, a 15 anni e tre mesi di reclusione per violenza sessuale.

La cassazione ha messo il sigillo sulla sentenza e la donna parabiaghese di 48 anni, dopo anni di sofferenza, ha deciso di rompere il silenzio per spronare le donne vittime di violenze a uscire allo scoperto. «Ho sbagliato a tacere. Se avessi denunciato subito, avrei potuto bloccarlo e, forse, avrei evitato ad altre vittime di sopportare questo dolore. Pensavo di essere l'unica e che nessuno mi avrebbe mai creduto».  

Il maresciallo, che era a guida della Stazione di Parabiago, è stato arrestato il giugno del 2011 dopo la denuncia di una 19enne polacca che confessò di aver subito abusi per due giorni. Violenze patite mentre si trovava nella camera di sicurezza in attesa di giudizio per furto. Questo caso portò a galla una serie di episodi di molestie perpetrate dal maresciallo dal 2003 al 2011. Tra questi, quello di Anna (nome di fantasia da noi utilizzato per mantenere l'anonimato).

«Non esiste nessun complotto nei confronti di Gatto – afferma con fermezza la 48enne -. Il maresciallo è colpevole e non deve avere sconti di pena. Ha infangato la divisa e distrutto la vita di numerose donne. L'omertà non è solo al sud: lo conferma il mio caso. Tutti sapevano il male che faceva Gatto e nessuno lo ha fermato subito. Chiudeva la porta del suo ufficio trasgredendo ogni regola. Possibile che nessuno sapesse? Sono fermamente convinta che la sua condotta era nota».

La donna, coraggiosa, ha raccontato la sua vicenda, ricordando anche i momenti più dolorosi. «Lo conoscevo da diverso tempo – afferma Anna – . Avevo rispetto per lui e per la divisa che indossava. Per me è stato un doppio dolore: sono stata brutalizzata da una persona conosciuta, un carabiniere con il compito di difendere i più deboli. Invece era lui stesso un delinquente».

E' stata un'escalation di violenze nell'arco di diversi anni: «E' stata un escalation di molestie – spiega la parabiaghese -. Poi, una sera mi ha violentato. Per lui era tutto normale, per me si è aperto il baratro. Il maresciallo Gatto sceglieva le sue vittime, sceglieva donne che vivevano momenti di debolezza».

Con gli occhi lucidi dopo aver bevuto un sorso d'acqua, Anna riprende il suo racconto: «La violenza sessuale è devastante, Non è un ladro che entra nella tua abitazione e fruga tra i tuoi effetti personali lasciandoti la finestra forzata. È una bomba che rade al suolo il tuo Io: è annientante, ti toglie l'anima. Il maresciallo Gatto mi ha distrutto. A distanza di anni non mi sono ancora ripresa, nonostante abbia intrapreso un percorso seguito da una psicologa che ringrazio di cuore. È un peso con il quale convivrò per tutta la vita e non so quando mai potrò tornare a vivere. Lui ha scelto per me. Per lui erano galanterie fraintese, eppure io l'ho respinto più volte. Adesso il solo pensiero di essere sfiorata da un uomo mi spaventa e il buio mi impaurisce».

Come un fiume in piena, Anna prosegue nel suo sfogo, rievocando quella maledetta sera.  «Quando mi sono resa conto di quello che ho subito mi sono sentita infinitamente sporca. Macchiata dentro. Non so dire quante docce mi sono fatta. Ho iniziato a trascurarmi, vestirmi male e ingrassare. Quando ho visto al telegiornale la notizia del suo arresto per violenza su una 19enne, mi sono come ribellata. Mi è salita la rabbia: mi sono resa conto che se ne avessi parlato prima avrei potuto evitare a quella ragazza questo dolore. Così ho contattato l'avvocato: lei è stata la prima persona alla quale ho raccontato ciò che mi aveva fatto Gatto».

La donna ha seguito tutto il processo del suo aggressore per poter superare il suo dolore e poter affermare: «Non ho più paura del maresciallo Gatto. Ma voglio sapere il perchè mi ha fatto questo, qual è stata la ragione che lo ha portato a farmi del male. Che cosa lo spingeva ad abusare anche di giovanissime come la 19enne polacca. Perchè?».

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 17 Giugno 2016
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