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RSA Accorsi, la RAI torna a Legnano per “l’ospite che aveva sete”

Torna di nuovo sulle cronache nazionali il caso della RSA oggi simbolo dell'emergenza da covid-19 ACCORSI: I PARENTI CHIEDONO L'INTERVENTO DELLA MAGISTRATURA

Ancora la RAI a Legnano, ancora per la RSA Accorsi. Questa volta i microfoni della TV di Stato hanno raggiunto Elena Volontieri, avvocato legnanese e nipote dell'88enne ricoverato a novembre dello scorso anno nella struttura, diventato tristemente famoso in questi giorni come "il paziente che aveva sete" e venuto a mancare ieri, lunedì 27 aprile. Insieme a lei, anche Ornella Cameran e Isabella Franchi del comitato parenti.

La vicenda era già salita agli onori delle cronaca locale, ed ora è arrivata a quelle nazionali, con tanto di arrivo di una volante della Polizia di Stato di Legnano, sopraggiunta quando però le riprese erano già terminate, che ha preso le generalità dei presenti senza però sollevare nessuna obiezione sulla loro presenza davanti alla struttura.

Elena Volontieri ha ripercorso ancora una volta la vicenda dello zio, arrivato pochi mesi fa con patologie ma sostanzialmente autosufficienteAncora guidava, quando è stato ricoverato») nella struttura di via Colombes e morto ieri, con il forte sospetto che a portarselo via sia stato il coronavirus. Nelle parole della nipote, che con l'uomo è rimasta in contatto anche dopo lo stop alle visite grazie al cellulare personale che lui aveva con sè, la ricostruzione della vita nella struttura nelle ultime settimane, almeno per l'idea che grazie alle telefonate lei e la madre hanno potuto farsene.

[pubblicita]«Da metà marzo abbiamo notato che la situazione stava cambiando – sottolinea la donna –: mio zio ci raccontava che agli ospiti era stata tolta la televisione per evitare di spaventarli con le notizie che arrivavano in quei giorni, ma la novità li aveva innervositi. Da lì in avanti, ha iniziato a raccontarci che non sapeva cosa stava succedendo ma che nella struttura in molti erano malati, avevano la febbre. Da una decina di giorni, poi, attraverso i colloqui quotidiani con lo zio io e mia madre abbiamo avuto la sensazione che la situazione stesse peggiorando, forse anche per le carenze di organico. Il suo umore è cambiato, lamentava di non essere più seguito come prima, a volte lamentava di non riuscire a mangiare perchè il cibo che gli portavano non era adatto per la sua situazione, e soprattutto era sempre più arrabbiato».

Poi venerdì scorso l'episodio dell'acqua che ha scoperchiato il vaso di Pandora sulla vicenda dell'uomo, e da lì a tre giorni l'88enne è venuto a mancare. «Abbiamo parlato con lui domenica (26 aprile, ndr) – spiega Elena Volontieri – non capivamo cosa dicesse perchè era senza dentiera ma si lamentava. Domenica dalla struttura ci hanno fatto sapere di averlo messo sotto flebo per l'idratazione e l'alimentazione e la notizia aveva rincuorato mia madre, ma poi lunedì mattina abbiamo ricevuto la chiamata di un medico che ci ha detto che la situazione era peggiorata: allo zio stavano somministrando ossigeno e antibiotici e anche eparina e sospettavano che potesse aver contratto il Covid-19. Alle 14, poi, ci hanno avvisato che era morto, prima che fosse possibile effettuare il tampone».

«Capiamo che si tratta di una situazione complicata e inaspettata – conclude la nipote dell'88enne –, ma se avessere parlato delle difficoltà incontrate e delle necessità della struttura e avessero cercato la collaborazione delle famiglie l'avrebbero trovata. La chiusura totale ha complicato le cose e ora si è creato il panico tra chi ha ancora parenti ricoverati».

Intanto, i parenti che hanno presentato esposto alla Procura di Busto Arsizio continuano a chiedere informazioni. Soprattutto, vogliono sapere cosa è emerso dal sopralluogo e come ATS intenda rimediare alle carenze di organico (con personale della cooperativa o personale esterno) e chiedono che venga istituito un comitato di controllo parenti che possa tornare a dialogare  con la struttura.

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 28 Aprile 2020
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