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Rescaldina (ri)batte la mafia: primo passo per riaprire “La Tela”

Per il bene sequestrato alla criminalità organizzata è arrivata una nuova aggiudicazione, anche se ancora provvisoria

Il primo passo per vedere rialzata la saracinesca de La Tela di Rescaldina è stato fatto: dopo lo stop dello scorso settembre e il bando andato deserto a marzo, per l'immobile di via Saronnese sequestrato alla criminalità organizzata è arrivata martedì 25 giugno l'aggiudicazione. Aggiudicazione che, va detto, per il momento è ancora provvisoria e dovrà passare il vaglio dei controlli previsti dalla legge prima del via libera definitivo, ma che intanto fa ben sperare dalle parti di Piazza Chiesa.

Due le domande presentate per l'affidamento dell'ex Re Nove: il punteggio più alto, a valle della procedura di gara, è andato all'associazione temporanea di imprese che vede come capogruppo la neonata cooperativa sociale "La Tela" di Rescaldina (che ha al suo interno uno "zoccolo duro" di ex dipendenti e partecipanti alla prima "vita" dell'osteria sociale), insieme alla cooperativa sociale Meta di Monza. E grazie a questa cordata, al netto dell'esito delle verifiche ancora richieste dalla normativa, la speranza è quella di vedere rinascere il bene già dal prossimo autunno.

[pubblicita]Il progetto che sarà portato avanti tra le pareti di via Saronnese sarà ancora  "Tutto il Gusto della Legalità": presentata dal Comune di Rescaldina e finanziata dalla Regione Lombardia per 175mila euro, la proposta prevede l'avvio di un ristorante e di un centro di aggregazione e di promozione sociale, culturale e civile. 

«La scelta di costituire questa cooperativa sta a significare che abbiamo sempre creduto e continuiamo a credere nel progetto – spiega Paolo Testa, presidente della cooperativa sociale "La Tela" –. Il nostro obiettivo attraverso la partecipazione al bando è quello di reinserire gli ex dipendenti qualora fossero disponibili e di proseguire con lo spirito de "La Tela", ovvero con un'osteria del buon essere dove trovare ovviamente del buon cibo ma anche cultura e soprattutto una testimonianza che certi progetti possono essere portati avanti. Proprio questo, secondo noi, è il punto fondamentale trattadnosi di un bene sottratto alla mafia. Non ultimo, trattandosi di una cooperativa sociale, puntiamo anche all'inserimento nel mondo del lavoro di persone in condizioni di fragilità».  

«Dal nostro punto di vista questi mesi di stop sono stati una ferita – sottolinea il sindaco Gilles Ielo, che è già stato contattato da Libera Milano, intenzionata ad incontrare i nuovi gestori per far sentire loro il proprio supporto –. La speranza è che ora il luogo venga vissuto in modo coeso da tutta la cittadinanza, e non percepito come un progetto dell'amministrazione intesa come Vivere Rescaldina. La controparte, infatti, non è una parte politica ma è la mafia e serve una contrapposizione unitaria per inviare un messaggio chiaro rispetto alle finalità del progetto ed ai valori che intende promuovere. Il bene avrebbe potuto essere aggiudicato anche attraverso un affidamento diretto, come previsto dalla legge, invece la scelta è stata quella di procedere con un bando pubblico per dare un segnale di piena trasparenza».

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 26 Giugno 2019
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