Condannata a 8 anni di reclusione la maman che costringeva giovani nigeriane a prostituirsi sotto il giogo di riti voodoo. Il gup di Milano Guido Salvini, con rito abbreviato, ha deciso di condannare anche il marito e la figlia della donna per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, rispettivamente a 3 anni e a un anno e 8 mesi, con pena sospesa per entrambi.

[pubblicita]Per la prima volta in un processo di questo genere, l'ipotesi dell'accusa è stata rafforzata da una perizia antropologica "apripista" disposta dal giudice, in cui si afferma che il rito voodoo, in sostanza, è in grado di creare uno stato di «dipendenza mentale».

La sfruttatrice di 44 anni era stata arrestata nel luglio 2018 dai carabinieri della Compagnia di Legnano e ieri, giovedì 20 giugno, è arrivata per lei la condanna per riduzione in schiavitù con l'aggravante dello sfruttamento e del favoreggiamento della prostituzione.

La donna agiva a Legnano con figlia e marito: proprio quest'ultimo recuperava le vittime dai campi d'accoglienza, mentre la figlia sostituiva la madre in sua assenza. Le ragazze venivano costrette a prostituirsi 24 ore su 24 a Milano e dintorni. La Città del Carroccio era il punto base: le vittime abitavano nella casa dei loro carcerieri.

Reclutate in Nigeria con la promessa di un lavoro onesto in Italia, le ragazze venivano invece sottoposte a riti voodoo con l'obbligo di ripagare il debito contratto per il loro viaggio della speranza. Un vero incubo per le vittime liberate dai militari di via Guerciotti.