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Forse non sapete che… a Legnano visse e operò Francesco Paolo Neglia

Francesco Paolo Neglia (Enna, 1874 – Intra, 1932) fu direttore d'orchestra, compositore e didatta, particolarmente noto ed apprezzato in Germania

Negli anni immediatamente successivi alla Prima guerra mondiale, a Legnano giunse il maestro Francesco Paolo Neglia (Enna, 1874 – Intra, 1932), direttore d'orchestra, compositore e didatta, particolarmente noto ed apprezzato in Germania.

Nato in Sicilia da una famiglia di musicisti, diplomatosi al Conservatorio di Palermo in violino e composizione, sposato con Marie Dibbern, orfana di un facoltoso armatore di Kiel, conosciuta durante un soggiorno estivo a Taormina, era emigrato con lei ad Amburgo nel 1901. Dopo un non facile esordio, considerata la sua scarsa dimestichezza con le partiture sinfoniche (in Germania, era già tramontato quel gusto per il melodramma che, invece, ancora imperversava nei teatri italiani), era riuscito ad imporsi come uno fra i migliori interpreti delle sinfonie beethoveniane, alternandosi sul podio con le migliori bacchette dell'impero austro-ungarico. Non solo, ma aveva contribuito a far scoprire autori e pagine di musica ancora poco "frequentati" nelle sale da concerto tedesche, specie perchè ritenuti di difficile esecuzione.

Nel settembre del 1914, Neglia dovette tornare in Sicilia per i funerali del padre. La Grande guerra era ormai divampata in Europa e il Nostro si trovò drammaticamente di fronte a un bivio: restare o andar via?

Rientrare in Germania sarebbe stata, in quel momento, la scelta per lui più conveniente, e di questo tentarono in ogni modo di convincerlo i parenti e gli amici di Amburgo. Ma Neglia era un idealista e un patriota, non se la sentì di voltare le spalle all'Italia in pericolo e, rompendo ogni indugio, decise di rimanere.

Consapevolmente e volontariamente rinunciò alla fama, al benessere economico, ad una carriera che si preannunciava assai promettente, per restare a disposizione della Patria, illudendosi forse che quel suo sacrificio sarebbe stato compreso ed apprezzato. Non fu così. Il suo nobile gesto fu, al contrario, del tutto ignorato ed, anzi, frainteso. Guardato con sospetto, apostrofato come "spia tedesca" dai suoi concittadini, ostacolato in ogni modo nelle sue legittime aspirazioni a vivere di musica e per la musica, dovette rassegnarsi, progressivamente, ad una condizione di emarginazione, ad una sorta di detestabile "morte bianca". Nessuno in Italia e men che meno in Sicilia sembrò far caso al suo passato luminoso di artista. Non uno fra i teatri nazionali gli offrì una stagione da dirigere; non uno fra i Conservatori del Regno gli mise a disposizione una cattedra. Per garantire un'esistenza decorosa a se stesso e alla propria famiglia, dovette accontentarsi dei miseri proventi derivanti dall'insegnamento nella scuola elementare in cui, grazie a un diploma conseguito in gioventù, cominciò a lavorare come maestro supplente.

Da Caltanissetta, nel 1921, si trasferì a Vanzago, sperando in cuor suo che l'avvicinamento a Milano, città musicalmente vivace e stimolante, gli avrebbe offerto nuove opportunità di rimettersi in gioco come compositore e direttore d'orchestra. In seguito passò a Rescaldina e, di qui, a Cerro Maggiore.

A Legnano giunse per caso, grazie al felice intuito di un assessore di allora, il ragionier Giovanni Borioli, futuro Commendatore e Presidente, negli anni Sessanta, del nostro Ospedale civico, che all'epoca faceva il capostazione a Vanzago. Fu lui il primo ad accorgersi del genio di Neglia, a coglierne la grandezza celata da un'apparenza umile e dimessa.

Borioli sapeva che all'Istituto tecnico comunale "Carlo Dell'Acqua" cercavano insegnanti di lingua tedesca e Neglia era provvisto del titolo necessario. Fu questa competenza a portarlo a Legnano, ma poi, si sa, da cosa nasce cosa…

Vi giunse quasi in punta di piedi, avanzò rapido e deciso nella vita della comunità, respirando a
pieni polmoni l'aria di dinamismo e di laboriosità nella quale si trovò da subito immerso, facendosi conoscere ed apprezzare, suscitando sentimenti di simpatia e di affetto, guadagnando il favore e la stima delle autorità locali, tanto da vedersi riconoscere dapprima, unico in Italia, l'incarico di Maestro di musica e canto corale in tutte le scuole elementari della città e, di lì a poco, l'autorizzazione ad istituirvi un "proprio" liceo musicale. Al maestro Neglia si deve infatti la fondazione, nel 1929, del Liceo "Giuseppe Verdi", collegato fin dalla denominazione al Conservatorio meneghino, istituzione di notevole prestigio, frequentata al secondo anno di attività, da una settantina di giovani legnanesi ai quali venne offerta la possibilità di istruirsi musicalmente sotto la guida di docenti di chiara e meritata fama, quali Rinaldo Renzo Bossi, Antonio Russolo, Riccardo Malipiero e Margherita Ceradini Vacchelli, ma che, purtoppo, chiuse i battenti poco dopo la morte del maestro, avvenuta a Intra il 31 luglio 1932.

Solo a Legnano, dunque, Neglia potè trovare un'opportunità concreta di riscatto professionale e personale e proprio per questo non se ne allontanò più. Oggi le sue spoglie riposano presso il Cimitero monumentale della nostra città e, oltre alla lapide, a testimoniarne il passaggio restano il piccolo monumento bronzeo, timidamente affacciato su Corso Italia, e una via un po' periferica a lui intitolata.

La triste storia di questo artista singolare, una storia di pregiudizio e di straordinaria forza morale, è rievocata brevemente nel volume "Legnano nella Grande guerra". Era tempo di ridar voce a un personaggio che forse pochi, fra i legnanesi di oggi, conoscono ma che fece di Legnano la sua città d'elezione, lasciando un'impronta significativa in quanti ebbero la fortuna di incontrarlo e di essergli amici.

Se non in tutti i suoi allievi, che furono numerosissimi a Legnano e dintorni, egli riuscì ad instillare la passione per la musica, a tutti indistintamente lasciò un'indimenticabile lezione di vita. Agli studenti del "Dell'Acqua" cui insegnava il tedesco, ai bambini delle elementari cui dispensava nozioni di aritmetica, di igiene e di storia patria, oltre che di canto corale, agli allievi del suo liceo, avviati a far della musica il loro diletto se non la loro professione, egli testimoniò con l'esempio le virtù della pazienza, del coraggio e della forza d'animo. Insegnò loro a non arrendersi mai, a non indietreggiare dinanzi agli ostacoli, a perseguire con costanza e determinazione i propri obiettivi, a non rinunciare ai propri sogni. 

Laura Fusaro

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 30 Ottobre 2018
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