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Giorno del Ricordo: «Teniamo chiusa la porta alla violenza»

Nel Giorno del Ricordo, il sindaco Michele Cattaneo ha lanciato ai suoi concittadini un messaggio di condanna alla violenza senza "se" e senza "ma"

Chiudere la porta alla violenza, senza "se" e senza "ma", senza ombra di giustificazioni, perchè davanti alla violenza le giustificazioni non possono e non devono esistere, ci deve essere solo una ferma condanna a prescindere. É questo il messaggio che il sindaco di Rescaldina Michele Cattaneo ha voluto lanciare ai suoi concittadini in occasione del Giorno del Ricordo, durante la commemorazione che si è tenuta oggi, domenica 11 febbraio, nel piazzale della Stazione.

«Dovremmo chiederci come mai, ogni anno, così pochi cittadini partecipano a questo momento commemorativo – ha esordito il primo cittadino –. Eppure, per dirla citando il capo dello Stato, "Le stragi, le violenze, le sofferenze patite dagli esuli giuliani, istriani, fiumani e dalmati non possono essere dimenticate, sminuite o rimosse. Esse fanno parte, a pieno titolo, della storia nazionale e ne rappresentano un capitolo incancellabile, che ci ammonisce sui gravissimi rischi del nazionalismo estremo, dell’odio etnico, della violenza ideologica eretta a sistema". Mattarella ci ha ricordato, se mai ce ne fosse bisogno, che le Foibe nascono dalla violenza del comunismo di Tito, che, dal 1943 al 1945 scatenò la rappresaglia su italiani inermi. Rappresaglia nata dalla durissima violenza nazi-fascista che si scatenò su quelle stesse terre. Eppure la violenza nazi-fascista non giustifica neanche un po' quello che è successo dopo, la sofferenza delle Foibe è talmente profonda, talmente forte da risultare incomprensibile, il solo pensiero delle Foibe ci fa inorridire, è per noi quasi impensabile».

«La violenza, l'orrore delle Foibe non sono assolutamente e da nessun punto di vista giustificabili – ha continuato il sindaco – così come non sono assolutamente giustificabili i cori terribili che ieri nella manifestazione di Macerata inneggiavano alle Foibe. Cori che per fortuna non sono stati ripresi da nessuno all'interno del corteo. Le stragi delle Foibe, come ha detto Mattarella, non possono essere dimenticate, eppure tanti sono i segnali, tante le nubi che si addensano all'orizzonte lasciando pensare che forse la storia è accaduta invano».

E parlando di nubi che si addensano all'orizzonte, impossibile che il pensiero non corra ai tragici eventi che hanno insanguinato Macerata in queste settimane. «Prendiamo quanto è accaduto a Macerata – ha infatti sottolineato Cattaneo –: un omicidio terribile, efferato, da lasciare senza fiato, un omicidio da condannare, un raid razzista compiuto contro innocenti colpevoli solo di essere stranieri (e qui è la parte preoccupante, persone ferite, sarebbero potute essere uccise solo perché straniere un po' come chi veniva ucciso solo perché italiano), un raid da condannare, senza dubbio, eppure… ecco che arrivano i "ma", "certo da condannare ma la colpa è degli stranieri, di chi li ha fatti arrivare". Sono i "ma" quelli che mi preoccupano e ci devono preoccupare di più: di fronte alla violenza non ci devono essere "ma", non ci deve essere neanche l'ombra di una giustificazione ma solo condanna, condanna ferma, condanna senza appello perché altrimenti, ogni violenza in qualche modo può essere giustificabile ed ecco che poi si dimentica facilmente da dove tutto è iniziato».

E la speranza per non dimenticarlo, per affrontare il pericolo che rischia di farsi trovare dietro la porta, non può che passare dal tenere quella porta saldamente chiusa alla violenza. «Chi si ricorda di Pamela? Chi si ricorda della violenza terribile da condannare, tutti insieme e senza appello? Quando si fa di tutta l'erba un fascio, quando si giudica per categorie, quando la violenza porta violenza e quando chi si candida a guidare il paese o a rappresentarne una parte non ha la capacità di condannare o almeno di tacere ecco che allora il pericolo è davvero dietro alla porta – ha concluso il primo cittadino -. Speriamo, preghiamo, che quella porta rimanga chiusa, che i razzismi, la violenza, l'incapacità del dialogo o almeno del silenzio, rimangano dietro la porta e non irrompano nella nostra società. Teniamo chiusa la porta alla violenza, non perdiamo l'umanità e la capacità di vedere e condannare la violenza per quello che è. Non permettiamo che questi morti siano morti invano».

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 11 Febbraio 2018
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