4 Novembre: l’intervento del sindaco di Legnano, Gianbattista Fratus

FESTA DELL’UNITA’ NAZIONALE E DELLE FORZE ARMATE – 5 Novembre 2017
Discorso Sindaco
Un saluto a tutti i presenti, alle autorità civili e militari, alle associazioni, ai cittadini qui intervenuti e ai bambini dell’Istituto Comprensivo Manzoni.
Abbiamo sentito poco fa eseguire l’Inno Nazionale e abbiamo issato sul pennone, dove resterà fino a questa sera, il Tricolore: due elementi che contraddistinguono, in modo visibile, il nostro Paese.
Oggi qui, noi siamo chiamati a ricordare e celebrare una tappa importante del percorso, attraverso il quale l’Italia è diventata la nazione libera e democratica nella quale viviamo oggi.
Sul muro del nostro Palazzo Comunale un’epigrafe – che forse pochi conoscono – riporta il bollettino con cui il 4 Novembre del 1918 il Comandante supremo dell’esercito regio Armando Diaz annunciava la vittoria italiana e la fine della guerra contro l’esercito Austro-Ungarico.
Quella vittoria portò all’annessione di Trento e Trieste al Regno d’Italia ed è per questo che il 4 Novembre è celebrato come festa dell’Unità d’Italia.
Non era solo la fine agognata di una guerra; era il conseguimento di un obiettivo, l’ unificazione nazionale, che da molto tempo era nelle aspirazioni di tanti.
Ma oggi celebriamo anche la festa delle Forze Armate e con ciò si intende ricordare, in special modo, tutti coloro che, anche giovanissimi, hanno sacrificato il bene supremo della vita per un ideale di patria e un altissimo senso di attaccamento al dovere.
Il primo conflitto mondiale fu una tragica, ma importante occasione per creare nel popolo italiano il senso di appartenenza ad un unico stato, il primo momento dopo la proclamazione dell’Unità d’Italia in cui soldati provenienti da tutto il territorio nazionale condivisero la lotta al fronte, la dura vita delle trincee, ed ebbero così modo di conoscersi e confrontarsi, iniziando a realizzare nel concreto un’ampia unità.
Nel tempo e non senza fatica l’Italia e gli Italiani tutti hanno consolidato una coscienza che li accomuna nella condivisione dei valori fondanti la nostra Nazione.
Il tema fu ben presente anche nel lavoro dei padri costituenti che, consapevoli che in un momento così delicato in cui realtà sociali, culturali, economiche così vicine eppure così diverse entravano a far parte di un unico Stato, era importante che ognuno sentisse di entrare nella nuova comunità potendo conservare comunque la propria individualità frutto di una storia secolare e decisero per questo di prevedere forme di tutela delle autonomie.
Questo ha permesso di tradurre in realtà vissuta un’unità che al termine della prima guerra mondiale era solo delimitazione di un confine geografico.
Non solo il nostro Paese, ma anche altre Nazioni europee hanno raggiunto con gli anni una consapevolezza della propria identità e una maturità che hanno permesso di ampliare la propria visione e sentirsi parte di una comunità allargata.
Da questo sentire comune sono nate l’Unione europea e le altre forme di aggregazione e collaborazione tra stati che hanno caratterizzato e caratterizzano in diversi ambiti la storia moderna.
Tante realtà, tante storie e culture possono relazionarsi, collaborare, creare stabili rapporti tra loro, lavorare insieme per obiettivi comuni, mantenendo e difendendo ciascuno la propria identità, realizzando un’unità nella diversità come recita il motto scelto nel 2000 dall’Unione Europea per rappresentare la propria vocazione ma che si può declinare anche per le varie realtà nazionali che la costituiscono. Mi piace sottolineare che questo motto è stato scelto tra le diverse proposte che i giovani studenti dell’Unione Europea hanno inviato al Parlamento Europeo in quell’anno.
Pochi giorni fa ricorreva il 100 anniversario della disfatta di Caporetto.
Uno dei momenti più bui e tragici del primo conflitto mondiale, quando le speranze di riuscire a liberare i territori ancora in mano agli Austro-ungarici sembrarono svanire.
Nella sola battaglia di Caporetto morirono circa 12.000 soldati italiani e la disfatta ebbe, come è facile immaginare, anche un forte impatto sul morale generale delle truppe; lo sconforto e la disperazione avrebbero potuto tradursi in un definitivo annientamento.
Ma quella che è passata alla storia come la più grande sconfitta dell’esercito Italiano, fu anche un episodio dal quale l’Italia seppe ritrovare quello slancio, quelle motivazioni e con esse quella determinazione e quel coraggio necessari per volgere le sorti della guerra.
Fu una dura prova, ma portò poi ad una riscossa militare che culminò con la vittoria di Vittorio Veneto e con essa della guerra.
Non è un caso che dal 1919 la Festa dell’Unità Nazionale si celebri congiuntamente alla Festa delle Forze Armate. Senza l’apporto di queste ultime l’obiettivo di riunire tutto il nostro territorio non sarebbe stato raggiunto ed ancora a distanza di tanti anni è grazie anche a loro se la comunità che si è creata può proseguire la sua vita in pace e in democrazia.
In una realtà completamente diversa le Forze Armate operano oggi ispirandosi agli stessi valori a favore della collettività: sacrificio e coraggio in primis per la difesa della pace.
Ho fatto riferimento prima al progressivo costituirsi di una comunità internazionale, con confini ben più ampi di quelli delle singole nazioni; questo ha allargato anche il campo d’azione delle nostre forze armate, il cui valore è riconosciuto a livello mondiale in tutti gli scenari nei quali operano. Attualmente i nostri soldati sono impegnati in 38 missioni in 23 diversi Paesi, quali la Bosnia, il Kosovo, l’Etiopia, il Libano l’Egitto e tanti altri. Oltre 9.000 soldati impegnati nei vari scenari internazionali.
Ma le nostre forze armate sono oggi più che mai impegnate anche nella difesa della legalità, dell’ordine nel nostro Paese, e continuano a dare un preziosissimo contributo in occasione di calamità come alluvioni e terremoti, offrendo alle popolazioni colpite un punto di riferimento sicuro.
Da diversi anni le Forze Armate operano anche sul fronte sempre più impegnativo della lotta al terrorismo, nella prevenzione degli attacchi, nelle attività di controllo, nella difesa degli obiettivi sensibili.
Oggi, in questa giornata, abbiamo l’occasione e il dovere di ringraziare quanti si dedicano quotidianamente, con competenza professionale e con impegno ad un lavoro che – permettetemi – è una missione, una vocazione, non solo un lavoro.
La prospettiva è radicalmente cambiata: non più Forze Armate per la guerra, ma protagoniste per la difesa dei diritti e la salvaguardia della democrazia.
Forze armate al servizio della comunità.. un bene prezioso per un futuro di pace.
Gianbattista Fratus, sindaco di Legnano
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