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Arte e storia: una serata in musica con Rossini

Venerdì 16 dicembre, Giorgio Appolonia ha tenuto una conferenza dedicata a Gioachino Rossini...

Gradito ritorno quello di Giorgio Appolonia che venerdì 16 dicembre ha intrattenuto i soci e i simpatizzanti di “Arte e Storia” raccontando Rossini.

“Mi lagnerò tacendo” ovvero il riso amaro di Gioachino Rossini – il titolo della conferenza – sembra evocare dolori celati, tristezze nascoste, passioni non corrisposte, in netto contrasto con il ritratto vivace e gaudente che spesso ci viene tramandato dalle biografie sul compositore pesarese.

Si tratta del primo verso di una breve composizione di Metastasio – «Mi lagnerò tacendo/della mia sorte amara,/ ma ch’io non t’ami, o cara,/ non lo sperar da me./Crudel/ farmi penar così…»- che Rossini musicò proponendo numerose riscritture con stili musicali diversi: dalla versione impostata sui gorgheggi, a quella mononota, a quella caratterizzata da un recitar cantando, o la versione in forma di bolero. Sembra che il musicista si sia divertito ad esprimere la sua geniale capacità creativa.

Il dott. Giorgio Appolonia, medico di professione, ma anche appassionato e competente ricercatore di musicologia e storia del teatro in musica, ripercorrendo le tappe della movimentata vita di Rossini ha delineato le vicende familiari, i condizionamenti dell’ambiente storico sociale, ha esaltato la genialità del musicista, e non ne ha taciuto i limiti.

Per dare maggiore concretezza al personaggio, il musicologo si è avvalso della collaborazione di uno storico, il dott. Gabriele Coltorti, che, alternandosi nella trattazione con Appolonia, ha definito i contorni temporali e ambientali in cui il compositore ha sviluppato la propria formazione, ha stabilito significativi contatti, ha condotto la propria attività artistica.

Ne è risultato un ritratto a tutto tondo. È emersa la personalità di un uomo che ha sicuramente ricevuto in famiglia sollecitazioni per la sua vocazione musicale, ma che ha dovuto lavorare sodo per conquistarsi la notorietà nel campo operistico. Per più di trent’anni è impegnato in una attività molto prolifica, caratterizzata da frequenti trasferimenti. Raggiunta la maturità il suo atteggiamento nei confronti della società passa dall‘ironia giovanile al sarcasmo, la sua poetica non sta al passo con la nuova cultura romantica incalzante. Il suo genio musicale tace, dal 1829 non compone più opere liriche, ma solo soirées, pezzi per pianoforte che egli stesso definisce “peccati di vecchiaia”. Tra i tanti brani sicuramente il più noto è la Tarantella con cui il relatore conclude l’intervento e introduce allo scambio di auguri tra i presenti.

Maria Teresa Padoan

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 20 Dicembre 2016
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