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Il carcere entra a scuola, tra punizione e rieducazione

Il direttore della casa circondariale di Busto ha raccontato come si è evoluto il concetto di punizione, da detenzione fine a se stessa a riabilitazione del detenuto...

«Il carcere non serve solo a punire ma anche a proteggere i più deboli e chi sta fuori». Orazio Sorrentini, direttore del carcere di Busto Arsizio, è salito in cattedra al liceo Galilei per rispondere l quesito: "Perché punire è ancora necessario. E come?». Una lezione appassionata, la sua, che ha lasciato molto spazio alle domande degli studenti, interessati a conoscere come vengono comminate le pene, come si vive dietro le sbarre, luogo di sofferenza, talvolta di vioenza ma anche di riscatto. 

Sorrentini è partito da Montesquieu citando la separazione del potere, ha citato Beccaria che nel '700 aveva già un'idea illuminata della pena, per arrivare fino ai giorni nostri passando per le conquiste ottenute con la Costituzione. «Pensate che l'ordinamento penitenziario risale al 1975, anche la responsabilità della pena e' una conquista recente così come il fatto che le pene devono tendere alla rieducazione del condannato». Un lavoro importante, quello della rieducazione e della riabilitazione che consente di avere meno recidive tra i detenuti. «Purtroppo i fondi a disposizione non sono molti – ha spiegato Sorrentini – e non bastano per dare lavoro a tutti. All'interno della casa circondariale i lavori sono diversi: ci sono i  porta-vitto, gli scrivani, gli spesini e gli  scopini. I detenuti che lavorano all'esterno sono invece una esigua minoranza». Il direttore ha però annunciato un bel progetto per Expo per impiegare 80 carcerati, di cui 5 del carcere di Busto, dove, ricordiamo, è attivo anche un laboratorio di cioccolateria e di pasticceria.

Quella di Busto è una casa circondariale e a differenza del carcere accoglie anche persone in attesa di giudizio che oggi sono la metà dei presenti. «Attualmente abbiamo circa  300 detenuti – ha spiegato Sorrentini – grazie alle leggi del Governo non siamo più in una situazione di sovraffollamento per cui avevamo ricevuto anche una condanna dalal Corte Europea. Un detenuto deve avere una cella di 7 metri almeno o di 3 se trascorre al di fuori di questa la maggior parte del tempo diurno». In Italia il numero dei carcerati è calato. Questi sono 54mila, di cui 17mila stranieri e solo 2.300 donne; 34mila sono condannati, 18mila in attesa di giudizio mentre sono 1000 gli internati. 

Il direttore ha quindi spiegato le differenze tra amnistia, indulto e grazia per poi rispondere alle tante domande dei ragazzi in sala. 

Valeria Arini
valeria.arini@legnanonews.com
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Pubblicato il 20 Marzo 2015
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