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Busto in poesia: i versi perduti di Pino D’Alfonso

Lunedì 23 alle 18 presentazione delle opere di Pino D'Alfonso, artista e poeta bustocco scomparso nel 2013...

Nell’ambito della Giornata Mondiale della Poesia, la biblioteca “Gian Battista Roggia” e la libreria Boragno riscopriranno la figura di Pino d’Alfonso, artista e poeta bustocco scomparso nel 2013, i cui versi sono raccolti nel libro Foresta tacita, primo titolo del marchio editoriale Biblioteca dei Libri Perduti, con prefazione critica di Silvia Colombo, storica dell’arte contemporanea, e nota di Dome Bulfaro.

Lunedì  23 marzo, a partire dalle 17:30, si potranno ammirare le riproduzioni delle opere del poeta visitando la mostra presso la Biblioteca Civica; alle 18:00 ci sarà una presentazione del volume, con reading di Dome Bulfaro, presso la Libreria Boragno. Detto volume contiene sia le poesie di D’Alfonso, impaginate secondo la sua volontà, sia alcune immagini delle riproduzioni presenti alla mostra.

Nato in Calabria, Pino D’Alfonso trascorre l’infanzia in Sicilia. Nei primi anni Sessanta, si trasferisce con la famiglia a Busto Arsizio, dove frequenta il liceo classico e poi la facoltà di Filosofia presso l’Università Statale di Milano. Dal 1968 al 1977 partecipa attivamente all’organizzazione della sinistra extraparlamentare. Sono di questo periodo i primi lavori dell’attività poetica: nel 1975 pubblica Poesie con Pozzi; è del 1978 Thanatos Divenire Sorriso (Pier Luigi Rebellato Editore). L’artista porta avanti anche diverse azioni; è degli anni Ottanta la lunga serie di installazioni poetiche. Nel 1982, su invito della rivista «Spirali» di Armando Verdiglione partecipa con alcune installazioni poetiche Poem For Ambient al “Terzo Congresso del Movimento Freudiano Internazionale” a Milano.
Pino D’Alfonso muore nel 2013.

Pino D’Alfonso ha operato prevalentemente negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso tra Busto Arsizio e Milano.

La sua poesia è ben collocabile nell’arco temporale in cui venne pensata e redatta, perciò riconoscibile e ascrivibile a un’epoca ben precisa; tuttavia, conserva aperture e slanci che la rendono unica, ricca di spunti, ma soprattutto sempre attuale e leggibile. Scrive in merito Silvia Colombo, storica dell’arte contemporanea: «Il discorso, composto da nuclei di parole isolate, liberate dalle catene del verso poetico tradizionale, è disposto sul supporto cartaceo – o digitale – secondo modalità che rievocano consapevolmente certe esperienze del paro liberismo futurista: sono testi che trascendono la linearità e aspirano a una dimensione “altra”».

In merito alle installazioni poetiche dell’artista, immortalate dal fotografo Paolo Battistella e presenti alla fine del volume, Colombo sottolinea: «Queste opere, proposte nell’appendice di Foresta tacita e rimaste purtroppo inedite fino a oggi, non costituiscono solo la summa di differenti tradizioni artistiche, ma sono forse l’espressione più potente della poetica di D’Alfonso. Se da un lato, in effetti, esse rimano invano le sperimentazioni avanguardisti che passate, dal collage cubo-futurista ai ready-made duchampiani fino agli assemblaggi di elementi del quotidiano, cari al Nouveau Réalisme, dall’altro esprimono un’intimità quasi devastante. Punto di partenza per potersi avvicinare a tale opera è il saper leggere non solo le parole con il loro significato, ma anche la loro disposizione nello spazio dell’installazione o della pagina: nel primo caso, esse prendono vita propria in maniera intima, interagendo con il lettore che guarda l’opera; nel secondo, esse formano veri e propri spartiti che contribuiscono a una lettura modulata ed espressiva, ma anche a una lettura performativa».

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Pubblicato il 20 Marzo 2015
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