EMCO Italia dichiara la chiusura dello stabilimento di San Giorgio su Legnano: aperto lo stato di agitazione
In bilico 40 lavoratori. La decisione arriva dopo l’annuncio della volontà da parte della direzione aziendale di lasciare lo stabilimento sangiorgese entro marzo 2026 e di delocalizzare le attività produttive verso altre sedi italiane
Stato di agitazione alla EMCO Italia Srl, punto di riferimento nazionale nella produzione di macchine utensili ad alta precisione, che ha deciso di salutare San Giorgio su Legnano lasciando nel limbo 40 lavoratori. La decisione arriva dopo l’annuncio, effettuato durante un incontro del 13 novembre, della volontà da parte della direzione aziendale di lasciare lo stabilimento sangiorgese entro marzo 2026 e di delocalizzare le attività produttive verso altre sedi italiane del gruppo: a Pordenone e a Ovada. A comunicarlo oggi, venerdì 28 novembre, sono state le rappresentanze sindacali Fim-Cisl e Fiom-Cgil territoriali, che hanno partecipato al confronto insieme alle RSU aziendali presso Confindustria Alto Milanese. Una doccia fredda arrivata all’improvviso visto che sino alla fine dell’estate la situazione sembrava del tutto serena. Ad entrare nel dettaglio è stato Alessandro Russo Fim-Cisl Milano Metropoli con Vincenzo Di Blasi Fiom-Cgil Ticino Olona. Proprio loro due hanno seguito passo a passo questa vicenda il cui finale è ormai deciso: «L’azienda non intende investire sul territorio, ha disdetto il contratto d’affitto e lascerà San Giorgio su Legnano. In sintesi ha promesso di lasciare qui solo l’amministrativo e di voler trasferire anche i macchinari. Si tratta di una decisione che sta preoccupando anche i lavoratori delle altre sedi». La chiusura dello stabilimento di San Giorgio su Legnano segna un passaggio delicato non solo per i lavoratori coinvolti, ma anche per il territorio che perde un’altro sito produttivo.
Coinvolti 40 lavoratori
Una ventina di impiegati risultano, almeno per ora, tutelati: l’azienda ha infatti garantito loro la continuità occupazionale sul territorio, anche se non è stato ancora individuato l’ufficio o la sede nella quele verranno trasferiti. La situazione è invece molto più complessa per il personale di produttività, composto da 17 operai altamente specializzati. A questi lavoratori EMCO ha comunicato la necessità di scegliere tra due possibili sedi di destinazione, Pordenone oppure Ovadia, dove il gruppo intende concentrare le attività produttive. Come precisano i due sindacalisti, che hanno delineato il profilo dei lavoratori, si contano «quattro dipendenti tra i ventuno e i ventotto anni, sette nella fascia compresa tra i trentanove e i quarantasette, due che hanno superato i cinquanta e quattro che sono ormai prossimi alla pensione. Anche l’anzianità di servizio conferma il radicamento delle competenze: dieci lavoratori hanno meno di cinque anni di esperienza, due si collocano tra i cinque e i dieci, mentre gli altri presentano un percorso superiore al decennio. Un insieme che riflette un patrimonio professionale significativo, non facilmente sostituibile».

L’addio della sede di San Giorgio
Il 13 novembre la direzione EMCO ha comunicato alle organizzazioni sindacali la volontà di interrompere l’attività produttiva a San Giorgio su Legnano e trasferire la produzione altrove. La notizia è stata accolta con «preoccupazione e sgomento – affermano i due sindacalisti -. Nessuno se lo aspettava». Il comportamento ritenuto «inspiegabile e inaccettabile» da parte della direzione ha spinto i dipendenti a chiedere subito chiarimenti e garanzie sul proprio futuro, portando all’apertura dello stato di agitazione. Fim-Cisl e Fiom-Cgil hanno incontrato nuovamente l’azienda insieme a una delegazione di lavoratori e hanno rinnovato la richiesta di un confronto urgente in associazione per discutere delle prospettive occupazionali e delle ricadute della chiusura. Al termine del confronto è stata proclamata un’assemblea sindacale permanente al sito produttivo.
Una storia industriale iniziata nel secolo scorso
La sede di San Giorgio su Legnano rappresenta da oltre vent’anni un tassello importante dell’industria meccanica del territorio. L’attuale EMCO Italia nasce infatti dall’acquisizione, a fine anni ’90, della storica Padovani, azienda locale specializzata nella tornitura meccanica che allora impiegava circa 130 lavoratori. Con la fusione avviata nel 2000, il gruppo EMCO – realtà internazionale nel settore delle macchine utensili CNC – ridusse gradualmente l’organico: prima a 94 dipendenti, poi a 40, numero mantenuto fino agli ultimi anni. Nonostante i tagli, lo stabilimento è rimasto un centro strategico per progettazione, vendita e assistenza tecnica di torni e centri di fresatura destinati sia alla piccola e media meccanica sia a comparti di industria avanzata. Fino all’autunno 2025 nulla lasciava presagire una chiusura così imminente: l’azienda aveva infatti ribadito più volte l’intenzione di mantenere nel Legnanese una tradizione industriale radicata, ereditata dal know-how della vecchia Padovani. Invece non è così.










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