Il ricordo di don Luigi Giussani rivive oggi, 20 settembre, con l’intitolazione al sacerdote del giardino tra le vie Abruzzi e Arezzo, proprio davanti all’Istituto Tirinnanzi. La cerimonia, molto partecipata, ha visto il sindaco Lorenzo Radice scoprire la targa insieme ai cittadini, in particolare ai membri del movimento di Comunione e Liberazione, promotori della richiesta accolta dall’amministrazione comunale: «Grazie alla comunità che oggi vive e fa vivere Legnano – ha sottolineato il sindaco –. Questo giardino finalmente avrà una vita, una sua identità e una storia da ricordare, da cui costruire il futuro».
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Intitolato il giardino fra le vie Abruzzi e Arezzo a don Luigi Luigi Giussani4 di 6
A nome delle tante associazioni che hanno sostenuto l’intitolazione è intervenuto Antonio Pariani, che ha ricordato come la dedica renda visibile la presenza di don Giussani, «che continua a esserci, illuminando anche nei tempi bui e di guerra che stiamo vivendo». Il sacerdote, che aveva un legame stretto con Legnano, dove aveva fatto visita in diverse occasioni, è stato ricordato da Cesare Pozzoli, vicepresidente della Comunità di CL, come «un uomo ferito dalla bellezza». «La sua attualità siamo noi , la nostra presenza – ha detto –. Ciò che è bello, lo è per sempre».
Durante la cerimonia è stato sottolineato l’impegno del sacerdote nell’educazione dei giovani: «Don Giussani – ha ricordato Filippo Salimbeni, rettore dell’Istituto Tirinnanzi -, ha vissuto per educare al senso della bellezza e all’eternità della bellezza. Quello che facciamo con le nostre scuole è risvegliare nei giovani il desiderio di verità, senza imporre nulla. Anche l’adulto deve essere appassionato: deve proporre una strada concreta e saper ascoltare il grido di rabbia e di speranza che smuove i giovani. La scuola è qualcuno che ti chiama per nome».
Una sfida, quella educativa, richiamata anche da monsignor Angelo Cairati: «L’attualità siete voi, e questo vale anche per il Vangelo – ha detto –. Ogni giorno in Italia assistiamo a undici suicidi tra i giovani: c’è una caduta di senso, perché educare è diventato informare. Per noi il senso è Dio, che è speranza».
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