Ex casa del casellante a Legnano, la figlia: “Fa male vedere la casa di una vita nel degrado”
Dopo la segnalazione dei vicini, esasperati per lo stato di abbandono in cui versa lo stabile, ha scritto una lettera alla redazione per esprimere la propria amarezza nel vedere così un luogo a lei tanto caro: "Solo Fs può intervenire"

Anna è la figlia di Sanzio Lollini, ex dipendente di Ferrovie dello Stato per 40 anni affittuario della casa di via Montebello, 92, oggi occupata da abusivi e nascosta dalla vegetazione che cresce incolta. Dopo la segnalazione dei vicini, esasperati per lo stato di degrado e di abbandono in cui versa lo stabile e il terreno, ha scritto una lettera alla redazione per esprimere la propria amarezza nel vedere la casa dove ha vissuto per 30 anni con i suoi genitori in questo stato, spiegando che non ha potuto acquistare l’immobile, come avrebbe voluto, e neppure entrare a sistemarlo, in quanti Ferrorie dello Stato non lo consente.
Gentile redazione,
mi chiamo Anna Lollini e sono la figlia di Sanzio Lollini, ex dipendente delle Ferrovie dello Stato e affittuario dell’immobile di via Montebello 62. Ho abitato in quella casa per 30 anni e i miei genitori avevano stipulato un regolare contratto di affitto nel lontano 1962. Quella casa, con quel grande giardino, è stata amata e curata per ben 50 anni dai miei genitori e infine da noi figli. L’abbiamo sempre curata e cercato di apportarvi delle migliorie. Negli anni trascorsi i miei genitori avevano manifestato a FS la volontà di acquistare l’immobile, richieste che non hanno mai portato a nulla. Nel 2017, dopo la perdita di nostra madre (subentrata di diritto al contratto stipulato da mio padre), noi tre figli abbiamo chiesto a Ferservizi di Milano (società che gestisce il patrimonio immobiliare di Ferrovie) di poter acquistare la casa, ma ci è stato risposto che non era possibile in quanto l’immobile era ubicato troppo vicino alla rete ferroviaria e non rispettava le norme di sicurezza. Non contenti, mio fratello maggiore sarebbe stato anche disposto ad acquisire il solo terreno, ma anche in questo caso ci hanno risposto di no.
Saremmo infine anche stati disponibili a continuare a pagare l’affitto per darci modo di preservare la proprietà dall’incuria e dall’altrui occupazione, ma anche questo ci è stato negato, poiché nessuno di noi tre fratelli aveva mantenuto la residenza in via Montebello 62.

Dopo la morte di nostra madre ci hanno sollecitato a liberare l’immobile in tempi molto rapidi, come se quell’area dovesse servire a chissà cosa... Era doveroso da parte mia voler dare voce a questa versione: né noi figli né tanto meno i nostri amati genitori avremmo mai voluto o permesso che quel luogo tanto amato finisse così.
Non abito a Legnano da molti anni e non nego che vedere quelle foto ha provocato in me grande dolore. Guardandole intravedo le essenze e i numerosi alberi che la mia famiglia, negli anni, ha piantato e curato: intravedo le viti, l’ulivo, i nespoli, gli alberi di fichi, i grandi pini che incombono. L’amore resta impregnato per sempre nei luoghi. In quell’immenso giardino ormai incolto la luce insiste a stupirsi, anche se la vicina, ahimè (giustamente), se ne preoccupa.
In ricordo di mamma e papà
Anna Lollini
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