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Il giorno e la storia – 10 giugno 1940, l’Italia entrava in guerra: Legnano finì affamata e disoccupata

Con un ricordo di Giovanni Brandazzi, allora presidente del C.L.N. (Comitato di Liberazione Nazionale) di Legnano, si conclude la rubrica che in un anno ha ricordato personaggi, momenti, curiosità a 80 anni dall'inizio del secondo conflitto mondiale

Il giorno e la storia, mese di maggio

Trent’anni dopo il termine della guerra Giovanni Brandazzi, ex presidente del C.L.N. (Comitato di Liberazione Nazionale) di Legnano, rilasciò una lunga intervista riguardante l’inizio della lotta e la situazione nei mesi successivi alla Liberazione. La guerra era terminata ma aveva lasciato una Legnano con enormi problemi da affrontare ed il C.L.N. legnanese se ne fece carico per più di un anno, fino al 5 luglio 1946, affiancando l’Amministrazione comunale e l’A.N.P.I.

«Nessun partito italiano – ci spiega Brandazzi – allora come oggi pensava o pensa di accaparrarsi il merito di essere stato l’unico a liberare il nostro Paese. Anche allora si sentiva la necessità di trovare un’intesa fra i vari partiti che avevano come scopo la liberazione. Così nacquero i primi C.L.N. A Legnano il primo nucleo del C.L.N. fu fondato da Partito Comunista e dal Partito Democristiano ai quali si aggiunsero in seguito il Partito Repubblicano ed il Partito Socialista. Compito di questi comitati era di coordinare le iniziative politiche e quelle militari dei singoli partiti, di procurarsi i mezzi per la lotta comune, di estendere le rispettive organizzazioni nei Paesi della Zona, di provvedere alle necessità assistenziali per le famiglie dei detenuti politici e dei deportati, di creare organizzazioni di resistenza nelle fabbriche, fra la gioventù e fra le donne.

I partiti e le formazioni partigiane avevano frequenti contatti con le organizzazioni centrali di Milano le quali disponevano di parecchie pubblicazioni. Citiamo: “L’Unità”, “Il Combattente”, “Nostra Lotta” e altre testate. Il nostro compito era quello di fare distribuire alle popolazioni quelle pubblicazioni per informarle degli avvenimenti che si verificavano in Italia ed all’estero. Le circolari che ci faceva pervenire il Comitato di Liberazione Alta Italia erano discusse nel C.L.N. cittadino, il quale si preoccupava di utilizzare le informazioni e le direttive che ci venivano trasmesse al fine di applicarle nella nostra situazione particolare.

Spesso le brigate partigiane chiedevano al C.L.N. gli elementi giudicati più adatti per inserirli nelle unità combattenti e vi era così un continuo contatto per armonizzare il movimento politico con quello militare. I mezzi finanziari dei partiti e del C.L.N. erano quelli che riuscivano ad ottenere dagli industriali locali e della zona.
Era un impegno rischioso che il C.L.N. affidava a qualcuno dei suoi membri quello di andare a chiedere soldi a gente che non ci conosceva ed alla quale non potevamo fornire nessuna garanzia. Eppure ci siamo sempre andati, perché sapevamo che c’erano le famiglie di coloro che erano caduti nelle grinfie dei fascisti che avrebbero sofferto la fame se ci fossimo rifiutati di assumerci questo compito. Dobbiamo dire, ad onor del vero, che tutti gli industriali ai quali abbiamo chiesto il loro contributo non ce lo rifiutavano mai.

Intanto il fronte di combattimento si avvicinava ed il Comitato di Liberazione Alta Italia ci aveva avvertiti che occorreva nominare il sindaco e la Giunta comunale prima che gli alleati raggiungessero la nostra città altrimenti avrebbero imposto un’amministrazione militare. Così il C.L.N. cittadino si accordò per la nomina a sindaco del rag. Anacleto Tenconi con una Giunta formata da rappresentanti di tutti i partiti che costituivano il C.L.N.

L’attività del C.L.N. non cessò dopo la Resistenza. Riassumeremo brevemente il lavoro fatto dal C.L.N. a liberazione avvenuta. La guerra era passata ed aveva spazzato via tutta l’organizzazione nazionale: non c’era più niente che funzionasse; la gente aveva fame e freddo e non c’erano i generi alimentari ed il combustibile. Bisognava portare nell’Emila e nel Veneto biciclette, biancheria e stoffe per aver in cambio farina, formaggio, lardo ecc. Tornavano i partigiani dalle montagne ed i reduci dai campi di concentramento. Bisognava accogliere tutta questa gente e rifornirli di scarpe e denaro.
L’ospedale, gli ambulatori, i ricoveri non avevano combustibile per il loro riscaldamento. Bisognava trovare carbone, lignite, torba, legna per far funzionare i loro impianti.
I partigiani caduti erano stati sepolti ma non c’era un segno sopra le fosse. Bisognava costruire le tombe e le lapidi.
La Liberazione era stata conquistata, ma occorreva che qualcosa si facesse per ricordare ai posteri il grande avvenimento. Si costruì a questo scopo un monumento (anche se modesto) in piazza 4 Novembre».

Tra i circa 800 reduci e i partigiani rientrati vi erano 130 disoccupati. Si decise allora di licenziare 21 donne dal Comune per assumere altrettanti uomini. Vennero impediti i licenziamenti fino al 30 settembre 1945 per evitare che aumentasse la disoccupazione ma gli industriali erano in difficoltà per la mancanza di materie prime. Allora il C.L.N. stabilì di rastrellare tutte le materie prime inutilizzate in un’industria per darle all’altra, a titolo di prestito da restituire in seguito, e a fine settembre ‘45 decise di convocare gli industriali per chiedere di non licenziare anche dopo la data stabilita.
Tanti contributi straordinari raccolti tra gli industriali vennero donati dal C.L.N. e dall’A.N.P.I. a famiglie bisognose, anche a famiglie di giustiziati fascisti. E il C.L.N. inviò una commissione a Coltano, il campo di prigionia dove erano stati inviati i circa 25 fascisti di Legnano giudicati colpevoli dai tribunali: vedendo le loro misere condizioni di vita decise di chiedere al Prefetto di Milano il pronto rilascio per tutti i prigionieri legnanesi.

Il C.L.N. della nostra città era formato da persone di diverse idee politiche e venivano accolti contributi di commissioni e comitati formati da operai ed industriali, commercianti, partigiani, reduci e c’era stima tra di loro e collaborazione per il bene comune. Si discusse anche sull’opportunità di pubblicare settimanalmente sui quotidiani i verbali delle loro riunioni e furono tutti concordi perché, come si legge nel verbale della riunione dell’8 ottobre ’45 «Il C.L.N. non chiede che collaborazione da parte di tutti, collaborazione che permetterebbe a chiunque di constatare di persona quanto sia più facile giudicare l’operato di chi si propone di ben fare in tempi tanto difficili, che non fornire sia pure solamente un consiglio per il raggiungimento di migliori risultati».

Il presidente Giovanni Brandazzi nell’intervista afferma: «Bisogna aggiungere in conclusione che l’attività del C.L.N. è stata sempre molto apprezzata da tutta la popolazione cittadina». L’impegno del C.L.N., dell’Amministrazione comunale, dell’A.N.P.I. e dei vari comitati che li affiancavano è stato particolarmente gravoso ma ha dato importanti risultati, consentendo a Legnano di risollevarsi dalle misere condizioni del ventennio fascista e dalle conseguenze materiali, fisiche e psicologiche della guerra.

Testo a cura di ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), sezione di Legnano

FONTI:
Articolo di un quotidiano “Una pagina di storia locale nel trentennale della Resistenza – I partiti politici ed il C.L.N. della nostra città nel periodo clandestino della Lotta di Liberazione – La rievocazione dei fatti da parte del presidente del Comitato Giovanni Brandazzi”, conservato presso l’archivio dell’A.N.P.I. – Verbali del C.L.N. di Legnano, conservati presso l’archivio dell’A.N.P.I.

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Pubblicato il 10 Giugno 2021
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