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Il giorno e la storia – Raoul Achilli, medaglia d’oro al valor militare

Raoul era nato a Pesaro il 19 giugno 1921. La famiglia si trasferì poi nel 1931 a Legnano dove la mamma Caterina insegnò per moltissimi anni alle scuole elementari Carducci

Il giorno e la storia, mese di gennaio

26 gennaio 1943 – Raoul Achilli Medaglia d’Oro al Valor Militare
“Le voci di Nikolajewka” di Bepi De Marzi nell’esecuzione del Coro Marmolada di Venezia

«Achilli Raoul di Milano e di Caterina Mazzoli, da Pesaro, classe 1921, sergente maggiore, 5° alpini “Tridentina”, battaglione “Edolo” (alla memoria).

Saldamente addestrata al cimento la sua squadra esploratori, chiedeva ed otteneva di impegnarla in azioni rischiose che in più riprese affrontava con perizia, audacia, elevato sprezzo del pericolo, riuscendo a conseguire tangibili successi in ardito colpo di mano compiuto oltre le linee nemiche. Durante un aspro combattimento, ferito mentre alla testa della sua valorosa squadra assaltava munite postazioni, manteneva imperterrito il suo posto di dovere e persisteva audacemente nell’impari strenua lotta a malgrado tre successive ferite. Indomito, non si abbatteva e trovava ancora la forza per guidare l’ultimo audace assalto. Colpito in pieno da una raffica di mitragliatrice ad obiettivo raggiunto con tanto nobile sacrificio e singolare valore, cadeva sul campo dell’onore. Luminoso esempio di salde virtù militari. Fronte russo, 15-26 gennaio 1943.»

Raoul era nato a Pesaro il 19 giugno 1921. La famiglia si trasferì poi nel 1931 a Legnano dove la mamma Caterina insegnò per moltissimi anni alle scuole elementari Carducci.

«Durante tutto il percorso scolastico – scrive lo storico locale Giacomo Agrati in “Bentornato sergente”- Raoul si distinse per la sua vivacità e la sua naturale propensione allo sport che lo fece eccellere in tutti i corsi previsti come testimoniano i diplomi conseguiti» di Capo Squadra Avanguardista e poi Capo Centuria della 1625° Legione. «Raggiunto il diploma Raoul decise di iscriversi “volontario” alla Scuola di addestramento militare di Aosta dove poteva dare ampio sfogo alla sua grande passione per lo sci.»

«Non mi riconosceresti più – scriveva Raoul da Aosta alla fidanzata Tullia – con questo cappello con la penna d’aquila, sembro proprio un vecio alpino piemontese e poi con questa giacca sembro un vero gagà.» E le racconta anche della gara di sci: «10 chilometri duri di salita che mi hanno ammazzato ma, dopo un chilometro di discesa, io che sono il più matto, li ho mangiati tutti. Solo un allievo e tutta la pattuglia olimpionica sono arrivati prima di me.»Viene nominato istruttore: «ho le reclute del ‘19 e del ‘20 da istruire, mi diverto un mondo con tutti questi giovanotti che sembrano scemi dalla paura» scrive ad un amico.

«Raoul – ci racconta Agrati – era un autentico atleta alto e snello nel fisico, un ottimo sciatore, un vulcano di idee e un grande ed affascinante ammaliatore». Nel settembre ‘39 a Borgofranco d’Ivrea, dove era acquartierato con il suo battaglione, viene promosso Caporal Maggiore. Nel marzo ‘40 viene inviato a Edolo, in provincia di Brescia, sempre in qualità di istruttore di reclute: «vedessi come saltano… a me è già andata giù la voce. Però in compenso a forza di urlare li ho rimbambiti in una maniera tale che sembrano agnellini» confida alla morosa. Ma la dichiarazione di guerra del 10 giugno 1940 cambierà per sempre la sua vita.

Raoul con il suo battaglione venne inviato sul fronte occidentale francese e in questa guerra-lampo che si concluse il 25 giugno senza gloria per le nostre divisioni vi furono 600 congelati, un numero imprecisato di dispersi e 631 morti, tra cui tre legnanesi: Mario Rovellini e Giuseppe Turri caduti il 20 giugno, Agostino Colombo due giorni più tardi.

Terminato l’impegno tornò al suo compito di istruttore e il 6 luglio scrisse alla mamma «le mie personali impressioni sono queste: la guerra è bella, ma non vorrei fosse soltanto una nuova e poco utile esperienza. Quante volte, mentre intorno a me cadevano le granate e fischiavano le pallottole ti ho invocata!!!! Quante volte vedendo cadere i miei più intimi amici ho desiderato una tua parola di conforto. Però credimi la paura che in principio mi aveva presa è subito svanita ricordandomi le tue parole “meglio morto che pauroso”. E sono andato avanti seguito dai miei alpini… Non ho esperienza della vita, però ora la vedo subdola e piena di promesse ingannatrici: scendono le ombre della sera, fuori piove, forse anche il cielo piange. Le note del silenzio s’innalzano, vibrano e richiamano a raccolta i miei compagni morti.»

Dal 28 ottobre ‘40 il battaglione di alpini di Achilli venne inviato sul fronte greco-albanese e il 19 marzo ‘41 Raoul venne ferito: «Questa notte – scrive al papà – ho avuto il battesimo di sangue, non è da impressionarsi però perché sono stato ferito da una scheggia e presto ancora servirò alla patria.»Dopo qualche giorno Raul iniziò a manifestare i sintomi della malaria, che lo tenne in ospedale per almeno una ventina di giorni con febbre alta e forti dolori reumatici.I legnanesi caduti su questo fronte furono 28.

Ad agosto ‘42 la Divisione Tridentina venne inviata in Russia e il 16 di quel mese iniziò il suo spostamento verso Rostov, diretta al Caucaso. Raoul Achilli era con loro: «da questo momento – era il 28 agosto – aspettiamo di entrare in combattimento», anche se si trovavano ancora in posizione di rinforzo. Col passare dei mesi i combattimenti diventarono più frequenti e più aspri: 57 furono i legnanesi caduti nella Campagna di Russia.
Seguiamo Raoul: «i giorni 15, 16, 17 gennaio [1943] forze nemiche valutate all’incirca due reggimenti, appoggiati da numerose batterie, da mortai di ogni calibro e katiusche sferrano violenti attacchi nella zona di congiunzione tra la Tridentina e la Vicenza» scrive il comandante della Tridentina, Luigi Reverberi, nel suo Rapporto. Gli alpini nonostante le perdite tengono la posizione per una decina di giorni «ma tanto valore agli Alpini non bastò – continua Reverberi – a dare la gioia di conservare le posizioni tenute a prezzo di tanto sangue. Eventi verificatisi su altri settori costrinsero le superiori autorità ad ordinare ripiegamenti della Tridentina.» Durante la ritirata che coinvolse tutti i militari italiani e tedeschi, gli alpini si trovarono a dover combattere per permettere al resto della colonna in ritirata di fuggire e sopravvivere.

«Il sacrificio eroico di molti Ufficiali e di molti Alpini – relaziona Reverberi – aveva risolto anche questa critica situazione che minacciava di rompere in due tronconi la colonna e compromettere l’esito del combattimento di Nikolajwka. La rottura dell’ultimo cerchio di Nikolajwka per opera della sola Tridentina, che aveva compiuto oltre 200 km di marcia asperrima, sempre combattendo, priva di ogni rifornimento e bersagliata dall’aviazione avversaria apriva definitivamente la sacca anche al resto della colonna, all’incirca 40.000 uomini, che alla Tridentina si appoggiava inerte affidando al valore degli Alpini la sua sorte nella certezza di mettersi in salvo.

Quel giorno cadde in combattimento il sergente maggiore Raoul Achilli comandante del reparto esploratori del battaglione Edolo. Si era arruolato volontario a 18 anni e dopo tre anni di guerra era diventato uno dei graduati di maggior fiducia del maggiore Dante Belotti comandante del Battaglione. Gli uomini di Raul erano tra i più sperimentati sul Don. I suoi esploratori furono protagonisti di decine di incursioni ed erano fra i pochi ad indossare le mimetiche bianche.

Mentre il reparto avanzava in avanguardia, come aveva ordinato il maggiore Belotti, sgusciando da un’isba all’altra, fu intercettato da una postazione nemica appostata sui tetti. Immediatamente una gragnola di colpi si abbattè sugli alpini. Achilli e i suoi risposero con bombe a mano, Raoul fu colpito più volte ma, pur barcollando, proseguì. Gli esploratori arrivati alla distanza giusta cercarono di aprirsi un varco usando le bombe a mano effettuando poi una disperata sortita. Raoul pur ferito volle esserci ancora quando una raffica di mitragliatrice lo freddò. Il suo reparto si impossessò della postazione, il battaglione Edolo alla testa dell’interminabile colonna, passò.»

Renata Pasquetto

FONTI: – “Gazzetta Ufficiale, Disp. 6° Anno 1949 Ricompense”. Pag. 986. – “Ricompense al Valor Militare. Decreto 15 febbraio 1949 registrato alla Corte dei conti li 4 marzo 1949. Esercito registro 7 foglio 9” – Giacomo Agrati (a cura di), “Bentornato sergente. La storia di Raoul Achilli. Medaglia d’Oro al Valor Militare – 26 gennaio 1943 nella Campagna di Russia”, Edizioni La Mano, 2019

Redazione
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Pubblicato il 25 Gennaio 2021
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