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Il giorno e la storia – Padre Leone (Cesare Cam Prandoni) parte per la guerra

Nel settembre ’41 venne chiamato per l’Assistenza Spirituale quale cappellano militare assimilato al grado di Tenente e assegnato al 609° Ospedale da Campo della Divisione Taurinense.

Il giorno e la storia, mese di gennaio

19 gennaio 1942 – Padre Leone (Cesare Cam Prandoni) parte per la guerra in Jugoslavia: Medaglia d’Argento al Valor Militare.

Cam Cesare Prandoni era nato proprio qui a Legnano il 1° gennaio 1908.
Venne chiamato al servizio militare in qualità di soldato ma, come risulta dal documento del suo “Stato di servizio” nell’Esercito Italiano, fu «ammesso a ritardare in tempo di pace la presentazione alle armi come studente in teologia». Il 10 agosto 1928 iniziò il suo postulandato nell’Ordine del Carmelitani Scalzi a Concesa e quattro anni più tardi, il 26 maggio ’34, venne ordinato sacerdote a Piacenza, assumendo il nome di “padre Leone della Croce”.

«Quale chierico ordinato in “Sacris” per attestazione della Curia Vescovile di Milano», padre Leone venne «esentato dalla presentazione del servizio militare salvo in caso di mobilitazione generale». Con l’entrata in guerra dell’Italia le cose cambiarono anche per lui. Nel settembre ’41 venne chiamato per l’Assistenza Spirituale quale cappellano militare assimilato al grado di Tenente e assegnato al 609° Ospedale da Campo della Divisione Taurinense.

Il 19 gennaio del ’42 padre Leone si trovava a Bari, da dove si sarebbe imbarcato con il 609° Ospedale, diretto in Jugoslavia, «territorio dichiarato in istato di guerra». Era stato «assunto in temporaneo servizio per esigenze di carattere eccezionale»: il giorno successivo sbarcò a Gravosa e per lui iniziarono invece anni di guerra con scelte coraggiose che lo videro sempre al fianco dei suoi Alpini della Taurinense e che gli meritarono la Croce di Guerra e la Medaglia d’Argento al Valor Militare.

Con l’armistizio dell’8 settembre 1943 anche i cappellani si trovarono nella situazione dei militari, cioè di dover scegliere tra aderire alla proposta nazi-fascista di combattere al fianco dei tedeschi oppure opporvisi finendo nei lager d’oltralpe quali IMI (Internati Militari Italiani) o entrando nelle fila della Resistenza. Padre Leone non ebbe dubbi. «La maggior percentuale di presenza religiosa nella resistenza balcanica – scrive Mimmo Franzinelli in “I cappellani militari italiani nella Resistenza all’estero” – si registrò probabilmente nella Divisione “Taurinense” dove alla data dell’8 settembre operava una dozzina di cappellani, una metà dei quali restò con i soldati datisi alla macchia per opporsi ai tedeschi. P. Ottavio De Cobelli assistette gli ammalati di tifo ricoverati a Beran; don Mario Terenziani e p. Andrea da Milano continuarono la loro attività presso la 2° e la 3° Brigata; don Secondo Contigiani e p. Leone Prandoni seguirono i militari entrati organicamente nel movimento resistenziale. Gli altri loro confratelli subirono la sorte dell’internamento.»

Padre Leone quindi passò con tutti gli Alpini della Taurinense alla “Divisione Garibaldi”, formazione partigiana che combattè in Jugoslavia a fianco delle brigate di Tito, assegnato tre mesi più tardi all’Ospedale Centrale della “Garibaldi”. Con lui don Secondo Contigiani: i «due cappellani -scrivono Luciano Viazzie LeoTiddia – seguirono tutta la lunga vicenda della divisione e poterono esercitare con fede e con passione il loro ministero che si rivelò essere molto prezioso date le circostanze e le difficoltà nelle quali si dibattevano quegli uomini: due simpatiche e generose figure di cappellani che si guadagnarono l’unanime ammirazione e l’affetto generale. Per quanto la cosa possa apparire di primo acchito paradossale si deve riconoscere che l’attività dei cappellani non venne mai formalmente ostacolata ed intralciata. Ironicamente il commissario politico della I Brigata, nel dicembre 1943, faceva osservare a Mojkovac a don Contigiani che i comunisti non erano poi così cattivi come li descrivevano…» (in “La resistenza dei militari italiani all’estero. La divisione Garibaldi in Montenegro-Sangiaccato-Bosnia-Erzegovina”).

A padre Leone è stata riconosciuta la qualifica di “partigiano combattente”, concessa la Croce al Merito di Guerra ed una Medaglia d’Argento al Valor Militare “sul campo”: «Prandoni don Leone fu Sem, classe 1908, tenente cappellano cpl. divisione “Garibaldi”. Cappellano militare di una divisione alpina dislocata oltremare, all’atto dell’armistizio, si univa ai reparti rimasti fedeli al Governo del Re. Con essi condivideva, per lunghi mesi, i disagi ed i pericoli della guerriglia, sempre presente dove maggiore era il pericolo. Durante un violento combattimento accerchiato da bande armate e catturato riusciva ad evadere ed a ricongiungersi al comando di divisione presso il quale continuava, con fede e con immutabile spirito di abnegazione, la sua opera di apostolato e di bene. Montenegro-Sangiaccato, 8 settembre 1943 – febbraio 1944.»

Promosso nel ’49 cappellano militare capo assimilato al grado di capitano, collocato nel ’73 «in congedo assoluto per raggiunti limiti di età», padre Leone a Legnano è tornato alla Casa del Padre l’1 febbraio 1979 ed ora riposa nel Cimitero Monumentale della nostra città, nella tomba dei frati carmelitani, «generoso apostolo di bene, sicura Guida spirituale ai suoi soldati, ovunque sempre e solo fervido Religioso e Sacerdote, Uomo di Dio», come scritto sull’immaginetta del suo funerale. Nelle fotografie è ritratto sempre con il suo cordiale sorriso ed il suo amato cappello da alpino.

Renata Pasquetto

Redazione
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Pubblicato il 21 Gennaio 2021
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