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Il giorno e la storia – 5 gennaio 1944, la deportazione dei lavoratori della Franco Tosi

Tra loro l’ing. prof. Giuliani, che alle 8.30 del mattino aveva ancora insegnato ai ragazzi della Tosi

Il giorno e la storia, mese di gennaio

5 gennaio 1944 – Deportati della Franco Tosi: l’ing. Giuliani alla guida della Resistenza nel lager
Teodoro Sant’Ambrogio ci ha raccontato come le paghe erano più basse rispetto a Milano e oltretutto in mensa gli impiegati avevano diritto a un primo e ad un piatto di “pietanza” (un secondo) mentre gli operai avevano diritto solo ad un piatto di minestra, pure scarso, e di rado una o due mele. E se vogliamo ben guardare un operaio consuma più calorie di un impiegato.

Questa era la situazione nell’inverno 1943-44 nella fabbrica metalmeccanica Franco Tosi di Legnano…
A dicembre 1943 erano iniziati gli scioperi finalizzati all’adeguamento economico e alla distribuzione della “pietanza” anche agli operai, continuati anche nella prima settimana di gennaio. Certo, erano anche scioperi politicizzati perché le maestranze si rifiutavano di costruire materiale bellico e chiedevano con insistenza la fine della guerra.

Il giorno 5 gennaio‘44 i rappresentanti sindacali della “Commissione Interna”, eletti dalle maestranze, avevano ottenuto dai dirigenti della Tosi le migliorie rivendicate ma mentre, in mattinata, erano ancora in trattativa negli uffici, operai ed impiegati erano in cortile in attesa. Un gruppo di militi fascisti fece irruzione cercando di far cessare lo sciopero. Vennero scacciati malamente e si rivolsero alle autorità germaniche.

«Al quartier generale delle SS a Milano, in via Rasella, ci fu una certa confusione. Scambiarono Legnano con Melegnano e partirono in tromba. Non avendo trovato a Melegnano nessuna Franco Tosi in rivolta, fecero dietrofront e arrivarono qui verso l’una del pomeriggio, dopo aver perduto per strada due ore buone, il tempo che ci voleva perché la Commissione Interna concludesse le trattative» ricorda un anonimo testimone.

Le SS con il loro Brigadeführer, il generale Otto Zimmermann, erano quindi particolarmente inferocite, fecero irruzione, spianarono le mitragliatrici, ordinarono di tornare ognuno al proprio posto di lavoro “perché l’assembramento è finito”, misero al muro una sessantina di persone, le prime che trovarono, spararono raffiche mandando in frantumi le vetrate poco sopra le teste degli ostaggi, ne rilasciarono, ne presero altri a casaccio in una confusione terribile,«i lavoratori messi al muro – testimonia Franco Landini, che aveva allora 16 anni – ad un certo punto divennero addirittura novantadue, tra operai, impiegati e tecnici e con loro c’ero anch’io, che ero un ragazzetto».

Nel frattempo, racconta ancora Teodoro, gli operai in parte erano fuggiti rifugiandosi nel primo capannone utile fingendo di lavorare, in parte erano in cortile insieme agli ostaggi non sapendo dove andare o per solidarietà con i compagni, una parte dei tedeschi era salito in direzione a caccia dei capi della Commissione Interna. E dei camion erano arrivati ed erano parcheggiati nell’adiacente piazzale della stazione, in attesa.

Gli ostaggi e i membri della Commissione Interna vennero caricati sui camion, incarcerati a San Vittore a Milano, brutalmente interrogati e nei giorni successivi un po’ alla volta rilasciati. Tutti tranne 9 persone, i membri della Commissione Interna. «Parecchi di essi – testimonia Gaetano De Martino – furono anche malmenati. L’ingegnere Cima fu lasciato quattro giorni a digiuno con le mani legate dietro la schiena. Durante l’ultima notte fu un continuo piangere e lamentarsi: il corpo non reggeva più. Deportato in Germania non fece più ritorno a casa sua».

Vennero tutti inviati al lager di Mauthausen, il lager progettato per annientare i deportati politici. Sette non fecero più ritorno: tra essi il fratello di Teodoro, Angelo Sant’Ambrogio, l’ing. Cima, direttore dei calderai, e l’ing. prof. Giuliani, che alle 8.30 del mattino aveva ancora insegnato ai ragazzi della Tosi.

La vicenda di Alberto Mario Giuliani merita di essere ricordata in modo particolare. Era nato nel 1910, «discendeva dalla famiglia Giuliani-Magini, una delle più note e stimate a Chiaravalle – ha raccontato la figlia Giuliana all’ANPI chiaravallese e a Matteo Belluti per un articolo su www.chiaravalleinforma.it. – Suo padre Pietro era simpatizzante comunista. Abitavano lungo l’attuale corso Matteotti, nello storico edificio che fa angolo con via Leopardi. Alberto Mario Giuliani si diplomò nel prestigioso istituto tecnico di Fermo, poi si laureò in Ingegneria a Torino e venne assunto dalla Franco Tosi nel 1935. Si sposò con Ada Roveda, casalinga di San Vittore Olona, nel settembre del 1942, e a giugno dell’anno seguente nacque Giuliana. Alberto Mario potè stringerla tra le braccia solo per pochi mesi, prima del fatidico arresto in fabbrica.» Dal carcere di San Vittore a Milano venne inviato «a Fossoli e poi, tramite vagoni piombati che recavano la scritta “Lavoratori volontari per la Germania” deportato nel campo di concentramento di Mauthausen. Giuliani fu in seguito trasferito nel sottocampo di Ebensee, uno dei più duri, in cui si scavavano giganteschi tunnel per trasferire le produzioni belliche al riparo dai bombardamenti alleati. Durante la prigionia, Giuliani fu scelto dai compagni italiani per guidare il movimento di resistenza interno al Lager: la solidarietà creata tra i prigionieri consentì a molti di loro di sopravvivere in quell’inferno. Amara sorte toccò invece al chiaravallese, che morì di broncopolmonite il 6 gennaio del 1945, quattro mesi esatti prima della liberazione del campo.

Il nome di Giuliani è su tre tombe: a Chiaravalle, nella cappella di famiglia, nel campo dei partigiani a Legnano,» nella lapide che ricorda i partigiani chiaravallesi, «nel monumento che celebra i deportati della Franco Tosi, e ad Ebensee nel memoriale del lager. Nessuna delle tre tombe ospita le spoglie mortali, dato che il suo corpo fu bruciato nel forno crematorio, ma ovunque il suo nome merita di essere ricordato.»

Renata Pasquetto

PER SAPERNE DI PIU’: http://legnanoresistenza.blogspot.com/2015/04/alberto-mario-giuliani-lingegnere.html

Redazione
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Pubblicato il 05 Gennaio 2021
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