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Il giorno e la storia: 21 giugno 1944, la battaglia alla Cascina Mazzafame

Quinta puntata della rubrica "Il giorno e la storia", a cura della dr.ssa Renata Pasquetto, associata ANPI Legnano. Oggi, 21 giugno, restiamo nel 1944 per ricordare un altro evento bellico di 80 anni fa

Generico 2018

Quinta puntata della rubrica “Il giorno e la storia”, a cura della dr.ssa Renata Pasquetto, associata ANPI Legnano. Oggi, 21 giugno, restiamo nel 1944 per ricordare un altro evento bellico di 80 anni fa, la battaglia alla Cascina Mazzafame. Un fatto di guerra che ha contribuito a scrivere nella storia legnanese il contributo di legnanesi come Samuele Turconi, Piera Pattani e il medico farmacista Ezio Tornadù.

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Così si legge nei “Bollettini di guerra” delle Brigate Garibaldi: “21 giugno 1944. Rastrellamento fascista con circa 250 uomini contro una base della Brigata Garibaldi alla Cascina Mazzafame”.
Fascisti delle Brigate Nere e della Pai provenienti da Busto Arsizio sono piombati su di una quindicina di partigiani della 101^ Brigata Garibaldi GAP, Gruppo di Azione Patriottica, i partigiani che vivevano in clandestinità e si occupavano delle azioni più rischiose. Alcuni di loro, tra cui il comandante, avevano parenti alla Mazzafame e capitava che passassero per qualche minuto dalla cascina spostandosi poi verso i boschi dove vivevano nascosti.
“Scontro intenso di fuoco – prosegue il Bollettino – cade un milite fascista e 12 feriti. Quattro partigiani sono fatti prigionieri e i rimanenti feriti.”

I fascisti minacciarono di fucilare la popolazione tirata fuori a forza dalle case e radunata contro il muro della chiesetta e di dar fuoco ai fienili. Il comandante della GAP Samuele Turconi venne ferito due volte molto gravemente, catturato e ricoverato all’ospedale di Busto Arsizio. Il prof. Santeri ed il prof. Solero riuscirono, operandolo d’urgenza, a salvargli la vita. Samuele rimase piantonato per una ventina di giorni, interrogato e minacciato, con una bara collocata come monito a fianco del suo letto. Ma non parlò.

Il 13 luglio all’ospedale di Busto si presentò il capitano delle Brigate Nere Montagnoli per annunciare a Samuele Turconi che l’indomani sarebbe stato fucilato in piazza Santa Maria a Busto. I medici Solero e Santeri avvisarono i partigiani legnanesi. Piera Pattani si presentò in ospedale fingendo di essere la fidanzata di Samuele e gli si gettò al collo passandogli in bocca un bussolotto. I fascisti che lo stavano piantonando percossero ferocemente Piera col moschetto, tanto che Samuele pensava l’avessero uccisa, e la trascinarono fuori per i capelli. Ma la sua missione era compiuta. Samuele si trovò in bocca un biglietto: “tentiamo alle 10”. E alle 10 un commando armato di cui facevano parte Guido e Mauro Venegoni fece irruzione nella stanza e portò via Samuele, legandolo a due cuscini per evitargli emorragie dalle ferite non ancora rimarginate e ponendolo sulla bicicletta di Guido. Samuele venne portato a casa di Angela Allogisi in via Novara a Legnano dove rimase per una decina di giorni e le cure mediche quella notte e i giorni successivi gliele fece il dott. Ezio Tornadù, titolare della Farmacia della Stazione.

Una volta guarito, Samuele Turconi è tornato al suo ruolo di comandante della GAP mentre Piera Pattani dopo quell’esperienza ha aggiunto un ruolo ai tanti che già aveva nella Resistenza: si fingeva fidanzata di partigiani ricoverati in ospedale per poterli avvicinare a dare loro le informazioni su come si erano accordati con medici e infermieri per la fuga.
Il 25 aprile 2014 l’ANPI e l’Amministrazione Comunale di Legnano hanno voluto ricordare il dott. Tornadù con una lapide posta al campo dei partigiani del nostro cimitero.

Per saperne di più’, cliccare qui

Renata Pasquetto

Il prossimo racconto: 23 giugno 1945 – Esami di guerra per le quinte elementari di Legnano

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Pubblicato il 20 Giugno 2020
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