Confindustria Alto Milanese: “L’Europa si piega ai dazi”. Le imprese “di casa” guarda a nuovi mercati
Confindustria Alto Milanese sta avviando una serie di progetti per rafforzare la collaborazione con la Turchia, «ponte naturale tra Europa, Asia e Medio Oriente che offre un accesso facilitato a mercati emergenti»

«L’Europa di piega ai dazi». Non usa mezzi termini Maurizio Carminati, presidente di Confindustria Alto Milanese, per lanciare l’allarme per i dazi imposti dal presidente degli USA Donald Trump, fissati per la maggior parte dei prodotti europei al 15%.
«Negli ultimi giorni la domanda degli imprenditori che ricorre è “Come possiamo restare competitivi negli Stati Uniti se i nostri prodotti costano il 30% in più, 15% di dazi e 15% di svalutazione del dollaro?” – sottolinea Carminati -. Oltre i numeri, ci sono poi le relazioni, il lavoro di anni, la qualità che ci distingue, tutto messo a rischio da una trattativa che sembra essere incomprensibile. L’Europa non ha evidentemente la forza economica per reggere uno scontro frontale, anche perché ha fatto e sta facendo di tutto per deindustrializzare quel poco di buono che resta. Le stime per l’Italia parlano di 22 miliardi di export persi e oltre 100.000 posti di lavoro a rischio.
«Quando si combatte contro chi è decisamente più forte, bisognerebbe mirare a colpire i punti più dolorosi e nevralgici dell’avversario – aggiunge il presidente di Confindustria Alto Milanese -. Ci sono ad esempio ben due talloni d’Achille che l’Europa non ha sfruttato come leva strategica. In primis, il rame come vulnerabilità industriale, perché è alla base dell’elettrificazione e della AI: gli Stati Uniti importano metà del loro fabbisogno e hanno solo due fonderie attive. Poi c’è il debito pubblico americano, di cui l’Europa è ancora uno dei principali detentori, e che Trump ha un bisogno disperato di rifinanziare. L’Europa ha rinunciato a giocare le proprie carte. Si è anche impegnata ad acquistare, oltre ai dazi, energia dagli USA per 250 miliardi all’anno. Sarà il mercato a deciderne il prezzo, ma quel che è certo è che, a oggi, il prezzo del gas liquefatto, comprensivo di trasformazioni e trasporto, è il doppio rispetto a quello russo di prima del conflitto con l’Ucraina. Il che non lascia presagire nulla di buono. E l’energia è alla base della competitività!».
La soluzione? Guardare a nuovi mercati, come anche le imprese di “casa nostra” ora inizieranno a fare. A partire dalla Turchia, al centro di un workshop fissato per il 30 settembre al quale prenderà parte anche l’ambasciatore Giorgio Marrapodi, finalizzato a far conoscere alle imprese dell’Alto Milanese «il contesto economico e industriale, i vantaggi competitivi, le criticità e le potenzialità di crescita per il business.
«Dobbiamo innanzitutto ricordarci che il nostro DNA è pragmatico, che il nostro territorio ha sempre avuto grinta, visione e voglia di fare – conclude Maurizio Carminati -. Dobbiamo quindi iniziare a guardare altrove. Ci sono mercati che aspettano il nostro saper fare a braccia aperte, anche perché le popolazioni che oggi sono più affamate saranno i nostri veri clienti del futuro. Dobbiamo convergere tutte le nostre forze lì, adeguando il nostro business alle loro esigenze. Se il mercato cambia, siamo costretti ad adattarci al nuovo contesto: è la legge della sopravvivenza. La nuova situazione geopolitica, che ha accelerato il passaggio da un mondo economicamente collaborativo a uno totalmente antagonista, ci obbliga a non essere attendisti. Le imprese devono scegliere liberamente le loro strategie, che sia un’alleanza con gli Stati Uniti o con la Cina o con tutte e due contemporaneamente, purché investano in innovazione, competenze e branding, per rendere i prodotti italiani sempre più desiderabili e meno vulnerabili alle nuove barriere. Con questo spirito Confindustria Alto Milanese sta avviando una serie di progetti per rafforzare la collaborazione con la Turchia, ponte naturale tra Europa, Asia e Medio Oriente, che offre un accesso facilitato a mercati emergenti».
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