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Piscina di Cerro Maggiore, in Tribunale primo round a favore del Comune

Il Tribunale di Milano ha "bocciato" tutte le richieste della società che gestisce la piscina, sposando sostanzialmente la tesi del Comune

piscina di cerro maggiore

Arriva un primo punto fermo sul futuro della piscina di Cerro Maggiore, ormai da anni al centro di un contenzioso tra il Comune e il gestore privato Nuoto Alto Milanese: il Tribunale di Milano, infatti, ha “bocciato” tutte le richieste della società e del Gruppo Arcobaleno, la srl alla quale era stato ceduto dopo il primo passaggio a Monte dei Paschi di Siena il diritto di superficie per l’area dove è stata realizzata la piscina, segnando un primo punto a favore del Comune. Lo ha comunicato il sindaco Nuccia Berra a valle dell’ultima seduta del consiglio comunale cittadino.

La vicenda finita tra le aule del palazzo di giustizia meneghino è iniziata ormai diversi anni fa, quando ha preso il via l’iter per realizzare una “nuova” piscina dotata anche di una vasca esterna: intervento per il quale si è optato per la formula del project financing. Proprio per i lavori, peraltro, Palazzo Dell’Acqua si era anche fatto garante del gestore davanti all’Istituto per il Credito Sportivo sottoscrivendo una fideiussione da oltre 1,5 milioni di euro.

E proprio il pagamento della fideiussione aveva fatto da detonatore alla vicenda tra il 2018 e il 2019, quando l’Istituto per il Credito Sportivo aveva chiesto al Comune di Cerro Maggiore di far fronte alle inadempienze di NAM pagando la cifra per la quale aveva prestato la garanzia: cifra che alla fine Palazzo Dell’Acqua aveva dovuto saldare nonostante i tentativi di trovare altre soluzioni con le parti in causa.

Dopo il pagamento, però, da via San Carlo avevano dichiarato risolta la concessione e lì la vicenda si era spostata nelle aule del Tribunale di Milano. NAM, infatti, non solo non aveva lasciato l’impianto di via Boccaccio come avrebbero voluto da Palazzo Dell’Acqua, ma aveva citato in giudizio il Comune per far valere la nullità o comunque l’annullabilità della fideiussione. Tesi che tre anni dopo è stata bocciata dai giudici di primo grado.

Il Tribunale, infatti, ha messo nero su bianco che «NAM ha financo tratto un vantaggio dalla garanzia in esame, tanto che il suo debito nei confronti di ICS (Istituto per il Credito Sportivo, ndr) è stato pagato dal Comune […]. Il debito è stato dunque integralmente sostenuto dal Comune, per € 1.717.739,24, somma che – se non vi fosse stata la garanzia dell’ente locale – avrebbe dovuto essere versata da NAM. Non si riscontra dunque quale interesse possa rivestire NAM per l’annullamento di un contratto di fideiussione dal quale ha tratto solo vantaggi».

La giustizia civile, inoltre, è stata chiamata a pronunciarsi anche su un altro delicato aspetto della vicenda, oggetto a sua volta di un’ulteriore causa giudiziaria, ovvero quello legato al diritto di superficie: diritto che secondo il Comune sarebbe stato trasferito da NAM a Monte dei Paschi di Siena (che lo aveva a sua volta poi trasferito alla srl Gruppo Arcobaleno) in violazione dei termini della concessione, mentre secondo NAM sarebbe stato utilizzato per garantire il finanziamento, scopo originario con cui era stato concesso alla società.

Anche su questo punto, però, il Tribunale di Milano ha sposato la tesi di Palazzo Dell’Acqua, evidenziando che «NAM ha utilizzato il diritto di superficie con finalità diverse da quelle stabilite nel contratto di concessione, concludendo invero un contratto di sale and lease back con MPS non volto a finanziare i lavori affidati da Comune» e concludendo che «NAM ha trasferito il diritto di superficie in violazione degli accordi e delle finalità contrattuali».

Così come ha dato ragione al Comune rispetto al provvedimento di risoluzione del contratto e alla decadenza dalla concessione: «Anche a prescindere dall’utilizzo del diritto di superficie in violazione della convenzione – ha sottolineato il Tribunale -, comunque già la sola escussione della fideiussione ed il conseguente versamento da parte del Comune della somma oggetto di mutuo comportano la decadenza dalla concessione e la risoluzione del contratto».

NAM, quindi, in base a quanto stabilito dal Tribunale di Milano, dovrà riconsegnare il centro natatorio al Comune: «la decadenza dalla concessione, infatti, oltre alla risoluzione del contratto comporta anche «l’obbligo di riconsegna del bene oggetto di concessione al concedente. Pertanto, come già intimato dal Comune, NAM è tenuta alla immediata riconsegna dei beni oggetto del diritto di superficie e degli impianti sportivi oggetto della convenzione».

«Sebbene il contratto di concessione sia stato sottoscritto solo da NAM, non è revocabile in dubbio che l’intervenuta risoluzione del contratto produce effetti anche in capo a Gruppo Arcobaleno srl con particolare riferimento al diritto di superficie ceduto da NAM a Monte dei Paschi di Siena e successivamente da Monte dei Paschi di Siena a Gruppo Arcobaleno srl – ha inoltre aggiunto il Tribunale -. Diritto di superficie che si è estinto a seguito della risoluzione del contratto di convenzione, con la conseguenza sia NAM sia Gruppo Arcobaleno srl devono riconsegnare al Comune il centro natatorio e ritrasferire al Comune il diritto di superficie, non sussistendo in capo alle attrici – a seguito della intervenuta risoluzione – alcun titolo in forza del quale possano trattenere beni ed aree appartenenti al patrimonio indisponibile del Comune di Cerro Maggiore».

Rigettate anche le richieste di risarcimento avanzate da Nuoto Alto Milanese e Gruppo Arcobaleno: sarà invece NAM a dover corrispondere al Comune gli oltre 1,7 milioni di euro versati da Palazzo Dell’Acqua all’Istituto per il Credito Sportivo in qualità di garante della società e poco più di 30mila euro di canoni di concessione non versati, oltre al risarcimento delle spese legali.

La strada per mettere davvero un punto alla vicenda, però, sembra destinata a proseguire ancora. «La sentenza sulla piscina pone un primo punto a questa annosa vicenda – sottolinea il sindaco Nuccia Berra -. In una situazione come questa non si può mai essere soddisfatti, ma vedere accolte tutte le domande dal giudice evidenzia quanto sia stato corretto il lavoro svolto in questi cinque anni. Sicuramente la situazione non finirà qui, ci saranno strascichi e purtroppo c’è il rischio che tutto questo ricada sui cittadini che dovevano avere una piscina a costo zero ed invece hanno pagato e continuano a pagare su questa problematica. Noi vigileremo e, nel caso ci saranno ulteriori aggiornamenti, agiremo per tutelare gli interessi del Comune e degli abbonati».

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 16 Marzo 2023
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