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Parabiago, tre testimonianze per dire “no” ad ogni genere di violenza

Parabiago si affida alle parole di due vittime di violenza, Giuseppe Morgante e Livia Vivoli, e della presidente dell'Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime per dire "no" alla violenza

comune parabiago

Tre testimonianze per dire ancora una volta “no” alla violenza e ad un amore che non è amore. In quest’anno segnato dall’emergenza sanitaria in cui è impossibile lanciare messaggi attraverso manifestazioni di piazza, Parabiago non rinuncia a celebrare la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne e lo fa con un messaggio contro la violenza al di là degli stereotipi di genere, affidandosi alle parole di due vittime, Giuseppe Morgante e Livia Vavoli, e di Elisabetta Aldrovandi, presidente dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime e garante regionale per la tutela delle vittime di reato della Lombardia.

La Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne affonda le sue radici nell’autunno di 60 anni fa, quando il 25 novembre 1960 le sorelle Patria, Minerva e María Teresa Mirabal furono bastonate e poi gettate in un burrone dagli agenti del dittatore Rafael Leonidas Trujillo a Santo Domingo dopo essere state fermate mentre andavano a far visita ai mariti in carcere. La violenza fu spacciata per un incidente, ma le giustificazioni accampate non ingannarono l’opinione pubblica dal momento che le tre donne erano note attiviste del gruppo clandestino Movimento 14 giugno, già finito nel mirino del governo. In loro memoria il 25 novembre 1981, durante il primo “Incontro Internazionale Femminista delle donne latinoamericane e caraibiche”, la data fu riconosciuta come giornata simbolo contro la violenza sulle donne, poi istituzionalizzata dall’ONU nel 1999, dopo che nel 1993 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite aveva già approvato la “Dichiarazione per l’eliminazione della violenza contro le donne” ufficializzando la data scelta dalle attiviste latinoamericane.

Oggi Parabiago, che negli ultimi anni ha vissuto sulla propria pelle il fenomeno della violenza con l’omicidio di Simona Forelli da parte del compagno, fa sentire la sua voce contro questi fenomeni con tre appelli. Quello di Giuseppe Morgante, sfregiato con l’acido dalla ex compagna sotto casa in una sera di maggio dello scorso anno, che chiede «più umanità, più amore e più rispetto per riuscire a creare un mondo migliore». Quello di Livia Vivoli, che dopo la brutale aggressione subita dal compagno che ha poi continuato a perseguitarla oggi ripete che «l’amore non uccide, non è violenza, deve essere serenità e libertà e le donne vittime di violenza hanno diritto di poter ricominciare a vivere». E quello di Elisabetta Aldrovandi, che chiede di «educare fin da piccoli i bambini al rispetto della dignità altrui, che deve essere un rispetto bipartisan e deve riguardare l’essere umano in quanto tale».

 

«Un grazie a Elisabetta Aldrovandi, presidente dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime di cui ho l’onore di essere vicepresidente – commenta l’assessore alla sicurezza e alla cultura Barbara Benedettelli -. Una grande famiglia fatta di persone che hanno subito perdite e violenze indicibili, e di professionisti che a titolo gratuito le sostengono nella battaglia per la giustizia. Un grazie particolare va a Giuseppe e Livia, che ne fanno parte, per averci regalato la loro testimonianza. Non è mai facile per chi è stato vittima di violenza parlarne, ma è necessario per renderla visibile in ogni sua forma e vincerla. Insieme».

Parabiago ha inoltre deciso di aderire e sostenere economicamente l’iniziativa “La valigia di salvataggio”, un progetto rivolto alle donne che subiscono violenza da parte di mariti, compagni o ex partner e che hanno necessità di lasciare la casa che fa da sfondo a questi maltrattamenti, prima o dopo la denuncia del partner. Donne che non possono portare nulla con sé e quasi sempre sono senza denaro, alle quali “La valigia di salvataggio” offre un piano di azione che le mette al sicuro nei giorni successivi all’abbandono della casa, fornendo una valigia  con beni essenziali. In tutta Italia, di queste valigie, in cinque anni ne sono già state consegnate 1.337. Insieme a molti altri comuni dell’Alto Milanese, la città della calzatura ha scelto di tenere a battesimo anche il progetto musicale dell’artista Susanna Cisini, in arte Sue, che presenta il nuovo brano “Quello che ti pare”, dedicato alla sensibilizzazione contro la violenza di genere.

«Le iniziative non si fermano e non si devono mai fermare davanti ad un fenomeno così brutale come la violenza – sottolinea l’assessore alle politiche sociali Elisa Lonati -. Da anni sosteniamo campagne diversificate di sensibilizzazione contro quel “non amore” o “amore malato” che si trasforma in violenza fisica e psicologica di cui possono essere vittime sia donne, che uomini. Le testimonianze che proponiamo sono molto forti perché reali, proprio per questo dovrebbero essere viste e ascoltate, per conoscere e saper riconoscere i segnali per tempo. Anche la nostra città è stata segnata da episodi di violenza importanti, il nostro ricordo recente va ovviamente a Simona, questo significa che non esiste territorio più o meno interessato. La violenza all’interno delle mura domestiche è quasi sempre silente, spesso taciuta. Tutti siamo coinvolti».

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 25 Novembre 2020
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