Dipendente licenziata dopo il tumore a Rescaldina: “L’azienda ci ripensi”
A replicare nuovamente sono le rappresentanze sindacali, che ha indetto un'assemblea per tutto il personale di Recuperator, fissata per lunedì 27 ottobre

Dipendente licenziata dopo avere contratto un tumore: continua il botta e risposta tra il sindacato Nidil Cgil e l’azienda di Rescaldina Recuperator, che attraverso una nota stampa ha dato la propria versione dei fatti sull’interruzione del rapporto di lavoro di Rosaria. A replicare nuovamente sono le rappresentanze sindacali, che ha indetto un’assemblea per tutto il personale di Recuperator, fissata per lunedì 27 ottobre
«Nel comunicato l’azienda conferma quanto da noi denunciato. Chi lo legge attentamente nota che l’azienda conferma che la lavoratrice è assunta dal gennaio 2022, con un contratto di staff leasing”. L’azienda – sottolineano Giorgio Ortolani e Antonio Del Duca del sindacato Nidil Ggil – non dice, però, che nella somministrazione il contratto di staff leasing non ha scadenza temporale quindi la scelta di far scadere la missione il 4 novembre è stata una decisione autonoma di Recuperator che ha interrotto un rapporto di lavoro che avrebbe potuto continuare. Non interveniamo sulle presunte necessità produttive, sappiamo, però, che l’azienda in queste settimane sta svolgendo corsi di formazione sulla sicurezza a 6 dipendenti, le norme prevedono che tali corsi si tengano in vista di nuove assunzioni prima dell’avvio dell’attività lavorativa. Inoltre, la lavoratrice cui è stata comunicata la fine missione è stata chiamata a formare i nuovi assunti operanti sulla linea dove lavorava».
Quanto al fatto che l’azienda non conoscesse le condizioni di salute della lavoratrice, al sindacato pare poco credibile. «in quanto – spiegano – la stessa lavoratrice (oltre ad essere stata visita dal medico competente il11/6/25) dal suo rientro al lavoro usufruiva di 2 ore di permesso INPS per 104/92 che le è stato regolarmente retribuita dall’INPS (cosa nota all’azienda che le faceva fare i turni di 6 ore e non di 8). Comunque, la direzione di Recuperator e di Carel ora conoscono le condizioni di salute della lavoratrice; se si volesse uniformare ai principi etici di Carel e al premio Italy’s Best Employers 2026 che ha ricevuto due settimane fa avrebbe tutta la possibilità di ripensarci. Cosa che noi come sindacato auspichiamo. Quanto è avvenuto è stato possibile perchè quanto contenuto nella Dlgvo 81/15, ovvero la parità di trattamento tra lavoratori somministrati e lavoratori diretti spesso non trova riscontro nella realtà.
Infatti spesso siamo di fronte a Lavoratori che, oltre alla precarietà lavorativa, rischiano l’espulsione dal posto di lavoro senza alcuna motivazione, come è accaduto a Rosaria».
La Nidil Cgil auspa che la vicenda possa trovare una rapida e positiva ricomposizione. «Siamo pronti a incontrare l’azienda per individuare una soluzione che tenga insieme il rispetto delle persone, dei diritti e delle relazioni sindacali. Siamo certi che con senso di responsabilità da tutte le parti, questo potrà avvenire», conclusono Giorgio Ortolani e Antonio Del Duca.
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