Castellanza vuole includere i giovani e lancia un progetto di ricerca: “Aiutateci a capire i vostri bisogni”
Attraverso il centro studi Riccardo Massa partirà una ricerca partecipata che coinvolgerà un centinaio di ragazzi tra i 18 e i 25 anni con l'obiettivo di creare più inclusione

Era uno dei punti del programma della lista alle scorse elezioni, avvicinare i giovani per creare inclusione giovanile, senso di comunità e maggiore coinvolgimento. Per questo l’amministrazione di Castellanza, attraverso l’assessore ai Servizi Sociali Cristina Borroni, ha deciso di provarci coinvolgendo il centro studi Riccardo Massa per effettuare un progetto di ricerca volto a individuare come i giovani della città si rappresentano la loro città e quali bisogni hanno.
Il sindaco Mirella Cerini ha coinvolto nel progetto anche i consiglieri comunali più giovani del gruppo in consiglio e cioè Alessio Radaelli e Marco Gutti che daranno il loro contributo per fare in modo che la ricerca raggiunga più giovani e più gruppi di ragazzi tra i 18 e i 25 anni
L’assessore Cristina Borroni racconta la genesi del progetto: «Abbiamo affidato l’incarico al centro studi Riccardo Massa sfruttando i finanziamenti di un progetto Interreg Italia-Francia dedicato all’inclusione giovanile. Abbiamo cercato una realtà che potesse aiutarci ad entrare in questa dinamica».
Ad eseguirla sul campo saranno i professori Pierangelo Barone, responsabile scientifico della ricerca, vicepresidente del centro studi, professore di pedagogia generale, della devianza e della marginalità alla Bicocca e Paola Marcialis, direttora del centro studi, pedagogista che lavora nei servizi socio-educativi e professoressa a contratto: «Il modello che seguiamo è quello della ricerca partecipata che mira a coinvolgere i giovani attraverso un percorso di incontri che vuole raccogliere le voci dei ragazzi del territorio» – ha affermato Barone che punta a coinvolgere circa un centinaio di ragazzi. «Il nostro centro sturi nasce proprio con l’idea di animare territori e comunità con il pensiero pedagogico».
Come funzionerà Young Inclusion
In particolare, la ricerca sarà orientata a capire come i ragazzi vivono e si rappresentano il territorio di Castellanza e come lo frequentano e quali sono i loro bisogni e i loro desideri. L’ipotesi da cui muove la ricerca è che per creare un canale di comunicazione verso i giovani del territorio e favorire la loro partecipazione alla vita di comunità occorra, preliminarmente, esplorare le loro rappresentazioni e i loro vissuti, ascoltando in profondità le loro voci e quelle degli adulti che, rispetto a questi temi, possono risultare significative.
La proposta di indagine prevede un coinvolgimento attivo dei giovani già attivi nella comunità locale ( Liuc, Isis Facchinetti, oratori), i rappresentanti di associazioni (Area Giovani) e gruppi connessi a fasce di popolazione giovanile (società sportive), gli operatori sociali, culturali e educativi (coop. La Banda) in relazione con fasce di popolazione giovanile e infine i singoli giovani interessati alla ricerca.
Attraverso lo strumento dei “focus group” si prevede di riuscire a raggiungere un campione qualitativo di circa 80-100 giovani. È stato inoltre predisposto un questionario da somministrare agli stessi partecipanti del “focus group”, che permetterà di implementare la ricerca con uno strumento quali-quantitativo fornendo ulteriori dati che andranno ad arricchire i dati raccolti.
Per esplorare lo sguardo di adulti significativi sulle aree indagate dalla ricerca si aggiunge, inoltre, un approfondimento nella forma di interviste in profondità a 5 testimoni privilegiati individuati come strategici e rappresentativi rispetto all’immaginario adulto sui temi indagati.
L’obiettivo finale è duplice: da un lato restituire alla cittadinanza e ai ragazzi i risultati della ricerca (probabilmente in autunno) sia in versione scientifica che in versione “popolare”, dall’altro avviare un percorso insieme all’amministrazione comunale perchè questa partecipazione non si spenga e arrivi a quella che l’assessore Borroni definisce “welfare generativo” «ovvero passare dall’idea del bene pubblico a quella di bene comune dove tutti si fanno carico del funzionamento di un servizio o della tutela di un luogo».
Certamente un progetto ambizioso che, però, dovrà fare i conti con la frammentazione del mondo giovanile, sempre più sfuggente (soprattutto dopo il covid) e sempre meno sensibile alla partecipazione. Sicuramente, come è stato detto in conferenza stampa anche dal consigliere Radaelli e dal collega Gutti, sarà importante usare i social e riuscire ad intercettare anche quei ragazzi che non frequentano realtà associative o oratori.
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