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Accam, avanti con il salvataggio ma per il futuro Legnano punta al riciclo

I soci hanno dato indirizzo ad Amga di rimettere sul tavolo l'investimento previsto (circa 9 milioni) per avviare la procedura fallimentare della società Accam e avviare un piano più ampio che prevede anche il recupero dei rifiuti e la Fabbrica dei Materiali

accam

Prosegue il tentativo dei Comuni soci di Amga di salvare Accam dal fallimento non finalizzato, però, al solo ripristino delle turbine danneggiate dall’incendio ma in un ottica di gestione dei rifiuti integrata e di area vasta.

La manifestazione di interessi presentata dalla società partecipata che ha come azionista di maggioranza il Comune di Legnano è ormai scaduta ma nel coordinamento dei soci si è deciso nella riunione del 26 gennaio di non ritirarla dando indirizzo ad Amga di rimettere sul tavolo l’investimento previsto (circa 9 milioni) per avviare la procedura fallimentare con accordo di ristrutturazione dei debiti e trovare così un accordo con i creditori. Amga si è detta disponibile. Ipotesi che, come è stato spiegato dal vicesindaco del Comune di Legnano, Alberto Garbarino,  potrà concretizzarsi solo se Agesp, la società partecipata del Comune di Busto, otterrà il mandato dal consiglio comunale per il sostegno finanziario ipotizzato (circa tre milioni) e se Accam presenterà  il bilancio 2019 chiedendo mandato per una procedura di ristrutturazione secondo i termini della legge fallimentare. 

«Questo risanamento – torna a ribadire Radice – non deve però essere finalizzato al ripristino delle turbine ma deve essere finalizzato a un piano, che al momento non c’è ancora, di investimento più ampio che coinvolga altri soggetti pubblici per creare l’ambito dei rifiuti integrato dell’Alto Milanese e del Basso Varesotto». Il sindaco di Legnano torna a parlare della Fabbrica dei Materiali, per la differenziazione e il recupero dei rifiuti: «Si può partire con una linea a freddo per arrivare a una reale diminuzione dei rifiuti che nel tempo ci permetterà di ridurre i rifiuti da conferire nell’inceneritore – spiega Radice – ma in questa fase dell’incenerimento non si può fare a meno: lo “Zero Waste” (rifiuti zero) non esiste ancora, ma a tendere ci si può arrivare, unendo le forze e ragionando insieme in una ottica di economia circolare». Radice non esclude nemmeno l’allacciamento al teleriscaldamento per non sprecare l’energia prodotta dall’inceneritore: «Non poniamo una data di chiusura ma una lenta riconversione della politica dei rifiuti in un’ottica di sostenibilità», spiega sollecitando infine il Comune di Busto Arsizio ad chiedere il mandato in consiglio comunale per procedere con il piano.

Come già ribadito in commissione, la decisione del sindaco di Legnano è fortemente contestata dal consigliere comunale del Movimento dei Cittadini: «Questa società è già fallita e l’economia circolare nulla a che fare con questo piano che va a favore solo di creditori e di chi ha causato questa situazione debitoria. Sarebbe ora di parlare chiaro e di assumersi la responsabilità delle decisioni abbandonando le ipocrisie»

 

Valeria Arini
valeria.arini@legnanonews.com
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Pubblicato il 27 Gennaio 2021
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