“Nessuna moschea, qui educhiamo i soci contro l’Isis”
Il presidente dell'associazione “La Fratellanza” replica alla Lega Nord, che accusa il centro islamico di venire utilizzato come moschea...
«Nella nostra sede non parliamo di Isis: nella nostra associazione educhiamo i membri a non seguire quei criminali». A parlare è Mustapha Laabadi, presidente dell'associazione “La Fratellanza” di San Vittore Olona che replica alle dichiarazione della Lega Nord, che in un comunicato stampa accusava il centro islamico di venire utilizzato come moschea dai fedeli islamici. Tesi poi sostenuta dal vice presidente della Regione Lombardia, Fabrizio Cecchetti, che invita al rispetto delle regole presentando un'interrogazione in merito al consiglio regionale: «Un centro culturale non può essere un luogo di culto. Le leggi sono chiare e vanno rispettate da tutti».
«Noi non vogliamo alimentare preoccupazioni – scriveva il leghista Fabrizio Sberna – anche se questa continua escalation di pazzia con attentati e assurde rivendicazioni su facebook ci allarma. Per ora, noi vogliamo solo sapere se quel luogo sul sempione, quella 'probabile' moschea, che dovrebbe essere un centro culturale, abbia i necessari permessi. Ebbene come è possibile allora che in quella 'moschea' sul sempione ci stiano 200/250 persone? Ognuno può verificare direttamente quanto detto semplicemente passeggiando lungo il sempione dopo le ore 22.00.».
Affermazioni che l'associazione “La Fratellanza”, presenta a San Vittore Olona dal 2008, smentisce: «Ci chiediamo perché si torni ora a chiederci le stesse cose di allora – scrive il presidente in un comunicato stampa – quando, prima ancora che avessimo inaugurato la sede, si raccolsero firme contro l’apertura di quest’ultima. Ci spiace che si parli di noi solo per motivi politici».
L'associazione spiega che «la sede è in regola con la legge e ha riconosciuto l’agibilità della struttura» e che «in questo periodo sono affluite più persone perché si svolgeva il mese di Ramadan, conclusosi il 19 luglio, ma che normalmente il numero delle persone è contenuto»: «La sede – spiegano – è aperta 2-3 ore al giorno, alla sera, perché di giorno lavoriamo; in inverno è prevalentemente chiusa. In questo periodo sono affluite più persone perché si svolgeva il mese di Ramadan. Cerchiamo sempre di non arrecare problemi: abbiamo lasciato i nostri recapiti telefonici ai vicini per segnalarci eventuali disagi, controlliamo se fuori le nostre bici sono a posto e non creino intralcio. Finora mai nessuno si è lamentato. Durante l’anno ci ritroviamo in 10 persone».
Il presidente de La Fratellanza tiene inoltre a precisare la distanza dall'Isis: «Nella nostra sede non parliamo di Isis: nella nostra associazione educhiamo i membri a non seguire quei criminali. Aderiamo all’organizzazione nazionale “PSM- Partecipazione e Spiritualità Musulmana”, e con essa abbiamo partecipato, nel settembre 2014, a Milano alla fiaccolata per la vita e contro il terrorismo: anche in quella sede abbiamo ribadito la totale estraneità dell’Islam e dei suoi fedeli alle barbarie commesse dall’Isis in Siria, Iraq e nel mondo, esprimendo solidarietà a tutte le vittime della guerra e del terrorismo, dicendo no a ogni violenza e intolleranza. A Milano abbiamo anche bruciato la bandiera dell’Isis. Nell’associazione ci sono persone in Italia da più di 25 anni, un quarto di secolo; più della metà di noi ha la cittadinanza italiana. La sicurezza dell’Italia per noi è sacra. I nostri figli sono nati in Italia e il loro futuro è qui. La nostra associazione è motore di integrazione: abbiamo fatto corsi, festa della donna con anche italiane, prosegue l’attività del nostro coro dei bambini, mercatini. Le nostre attività culturali sono quelle proposte dall’organizzazione PSM, consultabili sul sito www.psm-italia.it. La nostra sede è aperta a tutti: ben venga chi vuole conoscerci. A noi poi arrivano gli auguri per il Ramadan della Diocesi di Milano».
«La sede – precisa infine l'associazione – non è utilizzata come Moschea ma come centro culturale. Naturalmente si prega, quando è il momento della preghiera, come facciamo anche al lavoro o a casa, quando è il momento della preghiera. Camminiamo scalzi? È la nostra cultura: anche a casa non indossiamo scarpe. Di Imam non ce ne sono: c’è il sottoscritto che è solo presidente di un’Associazione culturale e ha un proprio lavoro».
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