IL CAPITANO LA ROSA NEL RICORDO DEL FRATELLO CLAUDIO
Abbiamo incontrato di nuovo Claudio, fratello del bersagliere ucciso in Afghanistan e docente al Bernocchi - Ecco la storia del capitano Giuseppe La Rosa...

E' un sentimento di dolcezza quello con il quale il prof. Claudio La Rosa, docente d'informatica all'istituto Bernocchi di Legnano, ricorda il fratello, Giuseppe, capitano del terzo reggimento del corpo Bersaglieri, deceduto recentemente per un attentato in Afganistan.
"Non tollerava l'illegalità. Forse è per questa motivazione che ha scelto la vita militare – racconta il fratello -. Giuseppe era caparbio, raggiungeva sempre il suo obiettivo".
Il capitano La Rosa credeva nelle missioni di pace: "Giuseppe pensava che fossero attività necessarie per aiutare la popolazione afgana a trovare l'indipendenza. Per la seconda volta, ha voluto tornare in quella terra. L'ultima volta che l'ho visto era Natale dell'anno scorso e già aveva l'intenzione di partire. Era appena stato trasferito a Capo Teulada in Sardegna ed era preoccupato, perchè non era certo di riuscire a partire".
La passione per aiutare il prossimo era lo spirito che lo animava: "Ha intrapreso la carriera militare quasi per gioco – spiega il prof. legnanese -, poi la forza di volontà lo ha portato a superare i numerosi esami accademici. Giuseppe voleva applicare ciò che aveva appreso, per aiutare gli altri".
La famiglia La Rosa è composta da tre fratelli e una sorella, di 4 fratelli due hanno scelto la vita militare: "Sono contro a queste missioni e credo, probabilmente in maniera superficiale – ricorda il professore -, che a parer mio sono colonizzazioni militari. Un pensiero che non ho mai nascosto a mio fratello, invece convinto dell'utilità di questi servizi. Io, comunque, rispetto la sua decisione e capisco che non ha esitato a partire".
Momenti strazianti quelli passati appena è stata appresa la tragica scomparsa di Giuseppe: "Quando ho saputo della morte di mio fratello è stato un brutto colpo: non me lo aspettavo – racconta ancora il professore –. Era la sua seconda missione in Afghanistan. In precedenza ne aveva effettuato altre nei Balcani.Tutti i giorni guardavo su internet le varie notizie e quando quel sabato ho visto che era deceduto un capitano del corpo bersaglieri ho subito capito che poteva essere lui. Poi ho avuto la conferma da mia sorella. Ho sentito in maniera profonda la vicinanza espressa dall'Esercito. Non mi aspettavo neppure l'accoglienza ricevuta l'altra sera dallla sezione Bersaglieri di Legnano. E' stato toccante. Grazie a tutti".
Un gesto ritenuto eroico quello attuato dal capitato La Rosa, quando è accaduto l'attentato: "Non devo essere io a dire che mio fratello è un eroe – conclude Claudio -. Dalle informazioni che ci sono pervenute, Giuseppe si è frapposto tra i suoi compagni e l'ordigno, facendo da scudo: credo sia un gesto umano che tutti avrebbero istintivamente fatto"
Giuseppe, nato a Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina è la 53esima vittima italiana uccisa in Afghanistan dall’inizio della missione nel 2004.
gea somazzi
Claudio La Rosa durante l'incontro con i bersaglieri legnanesi all'Associarma
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