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Dall’aborto al divorzio, ecco come ha votato il Legnanese ai referendum

Dal 1946 ad oggi gli Italiani hanno messo la X 78 volte sulla scheda elettorale per i referendum. Ecco come ha votato il Legnanese ai referendum più famosi

referendum

Domenica 8 e lunedì 9 settembre gli Italiani saranno chiamati per la 23esima volta alle urne per esprimersi su cinque referendum, quattro sul lavoro e uno sulla cittadinanza. Si arriverà così al 78esimo referendum della storia della Repubblica. Con il primo, l’unico istituzionale, gli italiani hanno scelto di staccare la spina alla monarchia dopo 85 anni di regno dei Savoia, venti dei quali passati sotto la dittatura fascista. Con gli ultimi, invece, il flop dell’affluenza – e di conseguenza il mancato raggiungimento del quorum – ha detto “no” a cinque quesiti sulla giustizia promossi da Lega e Radicali. Dal 2 giugno 1946 i cittadini hanno messo la X sulla scheda elettorale altre 77 volte: 72 per far sentire la propria voce su referendum abrogativi – ovvero finalizzati a “cancellare” una legge o alcune norme che ne fanno parte -, una volta per un referendum di indirizzo e quattro per referendum costituzionali.

I referendum più famosi

Monarchia o Repubblica

2 giugno 1946, gli Italiani scelgono di far diventare l’Italia una Repubblica dopo 85 anni di regno dei Savoia, venti dei quali passati sotto la dittatura fascista.  Se in linea generale le percentuali più “bulgare” per la Repubblica arrivano dal Nord Italia, Legnano e dintorni non fanno eccezione: anche nel nostro territorio due elettori su tre il 2 giugno 1946 scelgono la Repubblica.

Ovunque nel Legnanese la sconfitta della monarchia è netta, ma il primato di comune più repubblicano va a Canegrate, dove il 78,82% dei votanti ha detto basta alla Repubblica. È Parabiago, invece, la “roccaforte” dei Savoia: la città della calzatura, infatti, è l’unico comune del Legnanese dove i voti per la Monarchia superano, anche se di pochissimo, il 35%.

Divorzio

Il 12 e 13 maggio 1974 l’Italia è chiamata alle urbe  per il referendum per l’abrogazione della legge Fortuna-Baslini, con la quale era stato introdotto il divorzio: vince il “no” con il 59,3% dei voti, e anche nel Legnanese quasi ovunque vince il “no”, anche se non manca qualche eccezione. A Busto Garolfo, ad esempio, la spunta il “sì” anche se solamente per quattro voti, con il 50,03% delle preferenze. Vince il “sì” anche a Dairago con il 58,87% e a Villa Cortese con il 53,28%. I più convinti nel dire no, invece, sono Canegrate e Legnano, dove gli elettori intenzionati ad abrogare la legge non arrivano nemmeno al 40%.

Finanziamento pubblico ai partiti

L’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti è passata due volte al vaglio degli elettori nella storia della Repubblica: domenica 11 e lunedì 12 giugno 1978 e domenica 18 e lunedì 19 aprile 1993. Al primo giro vince il “no” anche se di misura, con il 56,4% degli elettori che si dichiara contrario. Quindici anni dopo, invece, i cittadini cambiano idea, e stavolta le percentuali sono bulgare: oltre il 90% dei votanti sceglie di tagliare i fondi ai partiti.

Stavolta anche il Legnanese segue compatto l’esempio nazionale: nel 1978 i più “indecisi” sul taglio sono Legnano, dove i sì sfiorano il 45%, Parabiago e San Vittore Olona, dove i favorevoli al taglio superano il 40%, ma il risultato non è mai veramente in discussione. Anche nel 1993 il risultato nel Legnanese non fa eccezione rispetto a quello nazionale, con la provincia di Milano che dice sì al taglio del finanziamento pubblico ai partiti con quasi il 93% dei voti.

Aborto

Domenica 17 e lunedì 18 maggio 1981 tocca a due quesiti di stampo opposto sull’aborto: da una parte i radicali che chiedono di rendere più semplice l’accesso all’interruzione di gravidanza, dall’altra il Movimento per la vita che vuole rendere la normativa più stringente. In entrambe i casi però in Italia vince il “no”, rispettivamente con l’88,4% e il 68% dei voti. Anche questa volta il Legnanese è allineato ai risultati nazionali e boccia entrambe le proposte: per quella dei Radicali il “no” sfiora quasi ovunque il 90%, mentre per quella del Movimento per la vita i consensi si fermano quasi ovunque tra il 30 e il 40%.

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 06 Giugno 2025
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