Palio di Legnano, Zedde si toglie i sassolini dalle scarpe, festeggiando tra i favoriti delusi
Alla terza vittoria in 18 presenze, il fantino senese critica chi lo ha... criticato non ritenendolo da corsa a Legnano. La delusione di Sant'Erasmo e Legnarello, grandi favoriti alla vigilia. L'amarezza di San Domenico per l'esclusione del cavallo dalla batteria
Tra i due litiganti, il terzo… vince. Il Palio di Legnano anno 2025 si è adattato perfettamente al “detto” richiamato dal dramma giocoso in tre atti del compositore Giuseppe Sarti basato sul libretto “Le nozze” di Carlo Goldoni. Tuti ci aspettavamo il confronto Legnarello – Sant’Erasmo, con possibile incomodo San Domenico, invece alla fine ha trionfato Sant’Ambrogio con Giuseppe Zedde, al terzo successo in 18 presenze, e Mattia Landi, capitano quasi svenuto in campo per l’emozione.
Galleria fotografica
Il giorno-dopo si riempie di abili, forse un pochino troppo, commentatori che spiegano per filo e segno quanto accaduto in pista, ma anche in zona mossa, visti i colloqui quasi trasparenti tra i fantini, grazie soprattutto alle immagini televisive. Fa anche chiacchierare il commento di Zedde raccolto sempre dalla diretta televisiva: “Questa vittoria alla faccia di chi a Legnano diceva che non ero da corsa”. Un sassolino nella scarpa che si trovava lì da un po’ di tempo e che non aspettava altro che essere tolto. Zedde ha vinto un palio corso solo da sette contrade. Guarda il destino, era successo anche nel 2007 (ancora fuori San Domenico, per squalifica nell’anno precedente) quando vinse la prima volta con San Bernardino.
Delusione, e tanta, a Sant’Erasmo, per la caduta di Valter Pusceddu, già a casa solo con qualche botta e, così pare, senza altre conseguenze. Come delusione, a Legnarello per l’eliminazione di Antonio Siri, fantino deciso a realizzare il triplete, dopo i successi nel 2023 e 2024 con i colori giallorossi. Se Pusceddu nella scivolata ha fatto perdere ogni sogno di vittoria a San Bernardino, ultima sua vittoria nel 2007, l’esclusione di Legnarello dalla finale ha un nome e cognome ben precisi. Quelli di Dino Pes, fantino di San Magno, che vive una seconda giovinezza, straordinario nel recupero in batteria e poi nel tentativo di avvicinarsi a Zedde in finale.
La Flora e San Martino hanno fatto un “garone”. In finale, hanno confermato una rivalità in pista con tanto di trattenute e altro, ma senza le esagerazioni di una volta. Avrebbero anche potuto rincorrere Sant’Ambrogio, scappato via alla mossa. Hanno preferito ciascuno di loro non far vincere l’altro. Hanno sbagliato? No, è palio.
Ultimo ma non ultimo per importanza, San Domenico, contro il quale la sfortuna sembra abbattersi ciclicamente. La gestione della mossa lo ha sicuramente penalizzato, come è stata poco aiutato adeguatamente il cavallo nelle sue reiterate manifestazioni contrarie a tornare al canapo. Responsabilità che ricadono sul mossiere, alla fine ha penalizzato solo il fantino della Flora, lasciando immuni da ammonizioni altri meno collaborativi alla mossa, e sui veterinari apparsi non così rapidi nel collocare a riposo l’irrequieto purosangue. Una storia che ha irritato visibilmente in tribuna il sindaco e supremo magistrato Lorenzo Radice, strenuo difensore della prevenzione e della sicurezza per tutti e prima di tutto.
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.