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Coliche, crisi muscolari e cavalli a digiuno: “Aprite l’ippodromo di Varese o sarà il disastro”

Allenatori e proprietari in rivolta per la chiusura delle piste. Gonnelli lancia l’allarme: "Gli animali rischiano la vita, non sono macchine"

Ippodromo chiuso

«Se Borghi e la Svicc dicono di avere un arretrato di 400 mila euro per gli affitti dei box, facciano un’azione legale, chiedano una mediazione, non se la prendano con i cavalli. Che cosa vuol dire chiudere l’accesso alle piste di allenamento ai nostri animali? Non sono mica delle macchine che puoi tenere chiuse nel box. Sono metodi da Medioevo. Questa mattina una mia puledra ha avuto una colica e abbiamo dovuto far intervenire il veterinario. Aprite l’ippodromo». L’appello è stato lanciato da Marco Gonnelli, decano degli allenatori di galoppo a Varese, che gestisce circa quaranta purosangue da corsa, di cui solo cinque di sua proprietà.

IL REFERTO DEL VETERINARIO

Dopo la protesta di sabato, che ha visto protagonisti fantini, allenatori e proprietari con alcuni purosangue da corsa portati nel centro di Varese e in Comune, nulla è cambiato. Le piste dell’ippodromo continuano a essere interdette a cavalli e operatori, che quindi non possono allenarsi. Un braccio di ferro che potrebbe arrivare a conseguenze estreme, soprattutto per questi animali, tanto potenti in pista quanto fragili se costretti a restare troppo tempo nei box.
 «Sono cavalli abituati a un’alimentazione ricca – continua l’allenatore –. Hanno uno stomaco piccolo e un intestino molto lungo. Per poter scaricare tutta l’energia devono scendere in pista: l’allenamento è un bisogno fisiologico e, se non lo fanno quotidianamente, vanno incontro a coliche che possono essere fatali. Perché prendersela con gli animali? Che razza di ragionamento c’è dietro?».
Il referto del veterinario intervenuto parla chiaro: «Cavalli fermi da sei giorni, coliche da mancanza di movimento, coliche da tranquillanti per poterli muovere, crisi muscolari per non smaltimento degli acidi lattici, incidenti per comportamenti isterici nei box a causa della mancanza di allenamento. I cavalli sono a razioni ridotte di cibo e acqua. Così si va verso il disastro per disidratazione».

POLIZIA E ATS ALLE SCUDERIE

Nel frattempo, gli allenatori delle scuderie di via Galdino hanno chiamato anche la polizia, che ha raccolto le testimonianze e la denuncia degli operatori, in attesa che domani la Procura di Varese prenda visione della situazione. Sulla questione dei canoni arretrati dei box ancora da pagare alla Svicc, la società che gestisce l’ippodromo, gli operatori contestano la ricostruzione fatta da Guido Borghi, presidente della Varesina, sia per l’entità della cifra, sia per le disposizioni contrattuali sottoscritte dalle parti.
 «Qui la maggior parte dei proprietari, il 90%, paga l’affitto dei box – conclude Gonnelli –. Gli unici che hanno degli arretrati da pagare siamo noi allenatori, ma Borghi dovrebbe spiegare che siamo in causa. La Svicc non vuole trattare con gli avvocati perché non fa più manutenzione alle scuderie, e quindi dei box, e noi ci siamo fatti carico di tutte le spese per gli interventi di manutenzione che non ci spettavano. Ma non potevamo lasciare che il tetto ci crollasse addosso. Io ho preso anche una multa: l’autorità che me l’ha comminata mi ha detto che poi posso rivalermi nei confronti della Svicc. Infine, non si capisce da dove esca la cifra di 400 mila euro di crediti per l’affitto dei box. I contributi che Borghi prende dal Ministero comprendono anche i soldi per la manutenzione degli impianti che la Svicc non fa».

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Redazione
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Pubblicato il 04 Maggio 2025
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