L’ex-direttrice amministrativa del Maggiolini di Parabiago: “C’era un timore diffuso di Cocciolo”
Nell'udienza di oggi al processo nei confronti dell'ex-professore gli animi si sono scaldati in più occasioni. Duro atto d'accusa dell'ex-direttrice: "Ogni acquisto era giustificato dall'urgenza"
È stata ancora una volta un’udienza tormentata quella relativa al processo che vede imputati l’ex-professore dell’isitituto maggiolini di Parabiago Alfonso Cocciolo, alcune dipendenti del settore amministrativo e i responsabili di tre aziende che sarebbero state favorite nell’ambito dei lavori di manutenzione e nella fornitura di attrezzature scolastiche. Le accuse portate avanti dalla pubblica accusa, rappresentata dal pubblico ministero Ciro Caramore, vanno dalla corruzione all’abuso d’ufficio passando per l’usura (contestata solo al professore).
Il teste dipendente dai videopoker
Quattro i testi che si sono alternati al banco degli imputati nell’udienza di questa mattina, giovedì, partendo da quella di un imprenditore che ha collaborato con Cocciolo a livello professionale che avrebbe chiesto diversi prestiti all’architetto legnanese: «Ero schiavo dei videopoker e la mia azienda andava male. Ho chiesto diverse volte a Cocciolo di prestarmi cifre tra i 1000 e i 3 mila euro che restituivo in base alle vincite che facevo alle macchinette, di solito entro un mese». Il teste ha ammesso solo dopo diverse contestazioni dei verbali di interrogatorio la presenza di interessi che in un mese variavano dai 100 ai 200 euro «ma non mi sentivo strozzato da Cocciolo» – ha affermato.
Confusione in aula e animi che si scaldano
Il pm Caramore ha contestato le dichiarazioni del teste decine di volte definendolo reticente e passibile di indagine per falsa testimonianza. Anche la presidente del collegio giudicante Rossella Ferrazzi ha perso la pazienza numerose volte nel tentativo di ricostruire le singole vicende tra assegni a garanzia, restituzioni in contanti, fatture in bianco e altre redatte a giustificativo di collaborazioni avvenute anni prima.
Torna il tema delle pressioni della Guardia di Finanza sui testi
In tutto questo anche l’imputato Cocciolo ha perso le staffe in più di un’occasione e per qualche minuto è stato anche allontanato dall’aula dal giudice mentre gli avvocati (Grittini in particolare) hanno contestato sia l’esame del pm che la conduzione dell’aula. Lo stesso avvocato di Cocciolo ha fatto confermare al teste le «pressioni subite durante gli interrogatori da parte del luogotenente della Guardia di Finanza che conduceva le indagini. Mi diceva che mi avrebbe fatto un culo così se non avessi ammesso e che mi avrebbe mangiato la casa».
La testimonianza dell’ex-direttrice amministrativa
Più lineare, nitida e netta la testimonianza della ex-direttrice amministrativa del Maggiolini nel periodo 2016-2017, sentita con l’assistenza del proprio avvocato dopo che lei stessa ha patteggiato l’accusa di abuso d’ufficio. La donna ha raccontato di un clima di intimidazione all’interno dell’istituto dovuto all’asse tra il professor Cocciolo e la dirigente Lazzati: «Sin dall’inizio ho percepito che qualcosa non andava guardando i fascicoletti relativi ai lavori efefttuati nella scuola. Mancavano parecchi documenti per molti lavori svolti. Cocciolo interveniva sempre nelle procedure contrattuali e tutto era sempre urgente ma spesso non si capivano i motivi dell’urgenza».
La paura diffusa per le reazioni di Cocciolo
L’ex-dipendente (40 anni di carriera nella pubblica amministrazione) ha detto di aver sempre fatto presente alla preside che andavano rispettate le procedure «ma non sono mai stata ascoltata. Sono stata molto male per il trattamento che mi è stato riservato sia prima che dopo l’intervento della Guardia di Finanza. Addirittura mi fu proibito di uscire dal mio ufficio dalla preside».
L’ex-direttrice ha riferito che l’opinione di molti era che nella scuola il professore avesse molto potere e i suoi modi incutevano timore così come alcune storie che si raccontavano sul suo conto: «Una volta aveva picchiato un collaboratore scolastico e poi girava la storia di un incendio ai danni di una società che aveva partecipato ad una gara per fornire materiale alla scuola ma sono tutte cose riferite» – ha detto ai giudici.
Teste inattendibile per gli avvocati
Il controesame da parte degli avvocati si è concentrato sul far emergere che i documenti falsificati erano relativi solo a quelle tre aziende i cui responsabili oggi sono accusati di corruzione e sul minare la credibilità della teste che ha preso parte attiva alla falsificazione dei documenti che poi sono stati ritrovati dai finanzieri (pare a seguito di una soffiata da parte di qualcuno all’interno della Guardia di Finanza stessa ma non è mai stato accertato l’autore).
Infine doveva essere ascoltata anche l’ex-dirigente Lazzati (che ha patteggiato) ma si è avvalsa della facoltà di non rispondere.
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