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Tubercolosi: oltre 1,5 milioni di decessi all’anno

In occasione della giornata Mondiale contro la Tubercolosi interviene il medico legnanese Clerici presidente dell'Amcli

Una rete di laboratori Amcli per contrastare la tubercolosi. A proporlo Pierangelo Clerici, presidente Amcli e direttore del Reparto Microbiologia A.S.S.T Ovest Milanese in occasione della giornata mondiale contro la tubercolosi, in programma venerdì 24 marzo, il cui slogan è «Uniamoci per porre fine alla tubercolosi». 

È passato più di un secolo da quando Robert Koch, medico tedesco,  24 marzo 1882 annunciò al mondo intero la scoperta del bacillo per contrastare la tubercolosi aprendo la via alla possibilità di guarigione. Dopo 135 anni, però, resta la malattia infettiva che miete il più alto numero di vittime.

«Nessun Paese può ritenersi immune ed ogni anno si ammalano nel mondo oltre dieci milioni di persone – spiega Clerici -. È impressionante, inoltre, che soltanto poco più della metà abbia accesso a diagnosi e cura, per situazioni disastrate di povertà, di guerra e di disordini politici ed economici». 

In Italia, come in tutti i Paesi a bassa endemia tubercolare, i casi di tubercolosi si concentrano soprattutto nelle grandi città. «Da noi più del 50% dei casi riguardano pazienti non nati in Italia – afferma il dottore – e le resistenze ai farmaci sono particolarmente frequenti nei soggetti originari dai Paesi della ex Unione Sovietica». 

L’unione di più forze, sanitarie, economiche e politiche, è indispensabile per debellare una malattia che, come ricorda il medico, «è favorita da povertà e miseria – commenta il medico legnanese -. La diagnosi rapida per i nuovi casi sia fondamentale per prevenire la diffusione della malattia».

È evidente che esistono due forme di tubercolosi, una sensibile e l’altra resistente ai farmaci. «La prima è facilmente curabile con un trattamento di pochi mesi ed estremamente economico – commenta Clerici -. La terapia della seconda è lunga, anche anni, non priva di effetti collaterali e costosa; inoltre, nonostante la disponibilità di due nuovi farmaci recentemente sintetizzati (delamanid e bedaquilina), la proporzione dei fallimenti terapeutici rimane elevata, ragion per cui ancor oggi, anche in presenza di sussidi terapeutici, si può morire di tubercolosi».

Nuove prospettive sono oggi aperte dalla possibilità di sequenziare a costi sostenibili interi genomi del micobatterio tubercolare.  Il ricorso a tale approcci permette di rilevarne, con largo anticipo rispetto alle metodiche tradizionali, l’intero pattern di resistenza ai farmaci, permettendo una terapia tempestiva e corretta. «Trattandosi di una infezione aerogena il contagio non può essere prevenuto – sottolinea Enrico Tortoli, Coordinatore Gruppo di Lavoro Micobatteri AMCLI -. I comportamenti utili a prevenire il contagio sono infatti applicabili solo quando si è a conoscenza della condizione di malato di uno o più soggetti con cui abbiamo occasioni di contatto».

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 24 Marzo 2017
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