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Accam, Olgiati e Invidia (M5S): “Il Castello si è sgretolato”

Gli onorevoli pentastellati chiedendo di potere partecipare con i consiglieri del M5S allla prossima assemblea dei soci e la chiusura al 2021 dell'impianto

Gli onorevoli pentastellati Riccardo Olgiati e Niccolò Invidia tornano a parlare dell'inceneritore Accam dopo le dimissioni dell'intero Cda chiedendo di potere partecipare con i consiglieri del M5S allla prossima assemblea dei soci e la chiusura al 2021 dell'impianto.


La dimissioni rispettivamente di Laura Bordonaro, Alberto Bilardo e Gianfranco Sommaruga da Presidente, Consigliere e Presidente del Collegio Sindacale della società ACCAM SPA oltre alle più recenti dimissioni degli ultimi 3 consiglieri – Fabio Tonazzo, Annalisa Carù e Gabriella Calvi – è sicuramente il primo positivo passo verso il tanto prospettato cambio di rotta, così come era stato da noi richiesto pochi giorni fa proprio a seguito dell’ormai nota inchiesta “Mensa dei Poveri”.

Le indagini, apprendiamo dalla stampa, avrebbero fatto emergere un sistema corruttivo che interesserebbe diversi elementi di spicco dell’ala lombarda di Forza Italia, imprenditori e amministratori di partecipate pubbliche ai quali sarebbero contestate diverse fattispecie di reato anche inerenti a consulenze false.

Il nostro auspicio è che dagli interrogatori emergano ulteriori elementi utili per chiarire l’intero consolidato sistema che si sarebbe venuto a creare a danno dei cittadini lombardi ma in particolare, in questo caso, in danno dei comuni soci del consorzio ACCAM.

Sono anni che combattiamo attivamente l’operato di questa società che gestisce lo smaltimento dei rifiuti del territorio dell’Alto-Milanese e del basso varesotto. Società partecipata che ha prodotto bilanci costantemente in rosso e piani industriali rivelatisi inesorabilmente fallimentari.

Alla luce di quanto emerso è verosimile immaginare che probabilmente queste condotte avevano l’unico obiettivo di procrastinare la chiusura dell’impianto senza che ce ne fossero reali presupposti tecnico-economici e nel frattempo soddisfare le ambizioni di chi con ACCAM perseguiva personalissimi interessi.

Ora finalmente il castello sembra essersi definitivamente sgretolato.

Non siamo certamente contenti di vedere società pubbliche, quindi di proprietà dei cittadini, amministrate in questo modo ma ora è il momento di capitalizzare al meglio questa situazione per ripartire da zero con volti nuovi e freschi ma soprattutto con un nuovo piano industriale che porti ACCAM a raggiungere quel cambio di paradigma che chiediamo da anni: la chiusura dell’inceneritore che non ha più senso di esistere!

Riteniamo quindi necessaria una gestione dei rifiuti del territorio votata alla massimizzazione dei profitti derivanti dal riciclo e un miglioramento della qualità della vita dei cittadini.

Ma soprattutto dopo che la nostra prima richiesta di azzeramento del CDA è stata puntualmente rispettata ora insistiamo con una seconda volontà e proprio come nel primo caso ci aspettiamo che anche in questo caso i comuni del consorzio che hanno ci hanno sostenuto nella prima richiesta ci seguano, anche in considerazione del fatto che noi non abbiamo rappresentanza all'interno dell'assemblea dei soci mentre loro saranno proprio tra i protagonisti delle scelte che indirizzeranno il futuro di ACCAM. Ciò che chiediamo è la massima trasparenza, quella che in questi hanno è completamente mancata e che ha portato a questi disastrosi risultati.
Lo chiediamo a partire già dalla prossima assemblea dei soci convocata per 21 maggio alla quale abbiamo naturalmente chiesto di poter partecipare insieme anche ai nostri Consiglieri Comunali del territorio direttamente interessati dai servizi di ACCAM.

Che si decida di nominare un nuovo CDA o che si propenda per un Amministratore Unico, razionalizzando le risorse, visti i disastrosi bilanci societari, è per noi secondario. Quello che pretendiamo è che le scelte siano trasparenti e fatte sulla base della competenza nella gestione societaria e di provata esperienza. L’unica strada per ottenere questo risultato è quella di emettere bandi pubblici ove una commissione tecnica valuti i profili dei candidati e colloqui pubblici finali per le scelte definitive.È ora il momento di ripartire da zero ed il compito del nuovo CDA o del nuovo Amministratore Unico sarà quello di presentare un nuovo piano industriale credibile e sostenibile che porti alla chiusura dell’impianto al 2021, come stabilito prima dell’ultimo rinvio al 2027, o ancora prima se ce ne fossero le condizioni.

Mai più nomine politiche, basta amici degli amici che hanno portato la società a queste condizioni di dissesto e che sembra essere stata incubatrice di un sistema basato sul più classico dei binomi politica-corruzione.

 

Redazione
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Pubblicato il 15 Maggio 2019
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