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Chiuso il centro profughi di via Quasimodo

All'inizio di quest'anno gli operatori hanno chiuso il CAS cittadino e sistemato gli ospiti in alcuni appartamenti e case messe a disposizione da privati

Terminata l'emergenza profughi, il centro di accoglienza straordinaria di via Quasimodo ha chiuso i battenti. La struttura, che sino a poco tempo fa era abitata dai migranti, è così tornata ad essere la vecchia portineria dell'ex piazzola ecologica di Amga: edificio peraltro messo in vendita, com'è visibile dal cartello esposto.  

Come ci spiega Valerio Pedroni, responsabile relazioni istituzionali della Fondazione Padri Somaschi, il centro di via Quasimodo è stato attivato, nell'estate 2014, a seguito dell'operazione emergenziale sollecitata dalla Prefettura. Dopo quattro anni di lavoro, i padri Somaschi hanno deciso di lasciare l'Oltresaronnese per dedicarsi completamente al sistema di protezione per richiedenti asilo, meglio conosciuto come Sprar.

All'inizio di quest'anno, i sette operatori presenti a Legnano hanno chiuso il CAS cittadino (Centro di Accoglienza Straordinaria) e sistemato gli ospiti in alcuni appartamenti e case messe a disposizione da privati, sempre sul territorio del Legnanese nel rispetto del sistema Sprar e CAS. «Il centro di via Quasimodo non era una struttura adeguata per diventare un centro Sprar – commenta Pedroni -. La chiusura del CAS dell'Oltresaronnese è un passo per noi positivo, che conferma la fine dell'emergenza profughi e segna l'inizio di un percorso di vera integrazione. La via verso la contaminazione è appunto iniziata quando Legnano e i comuni limitrofi hanno attivato il progetto Sprar. Iniziativa, quest'ultima, che da quest'anno verrà ulteriormente migliorata».

Nel Legnanese sono presenti 45 migranti: 25 profughi accolti in centri Cas e 20 in centri Sprar. «Se queste persone vengono ammassate in un unico luogo rappresentano per la cittadinanza un sentore di pericolo – spiega Pedroni -. Se invece vengono accolti in maniera diffusa sul territorio, questi migranti hanno un volto e possono relazionarsi ed entrare nel tessuto sociale. È una cura omeopatica contro l'indifferenza e l'ignoranza». 

Il progetto di accoglienza attivato a Legnano, secondo gli operatori Somaschi, è stata una vera «eccellenza – come sottolinea Pedroni -. Sono stati avviati percorsi importanti, davvero belli, proprio grazie alla risposta positiva data dal territorio. Sono diversi i profughi che sono riusciti ad avviare un percorso autonomo trovando anche un lavoro. Dal canto nostro non abbiamo trattenuto un euro: le somme destinate ai migranti sono state investite in attivazione di borse lavoro e sul personale educativo». 

Non sono previsti nuovi arrivi sul territorio: «L'emergenza è finita: gli sbarchi sono ridotti all'osso – commenta Pedroni -. Adesso finalmente possiamo lavorare con calma e qualità per assicurare una miglior integrazione».

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 28 Febbraio 2018
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