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«Migranti, la vera emergenza siamo noi: il fenomeno va gestito»

Con una "lezione" del prof. Bonetti, la rappresentanza sindacale unitaria di Legnano ha parlato dell'ipotesi di una riforma del Testo unico "Immigrazione"

«L'immigrazione fa parte dell'identità di ognuno di noi. Inutile respingerla e aver paura, è necessario saper gestire il fenomeno e assorbirlo». Con una "lezione" del prof. Paolo Bonetti, insegnante di diritto costituzionale all’Università degli Studi di Milano Bicocca, la rappresentanza sindacale unitaria di Legnano ha voluto affrontare il tema dell'accoglienza e dell'integrazione, introducendo l'ipotesi di una riforma del Testo unico "Immigrazione".

L'incontro, denominato "Dare regole nuove all’accoglienza e all’integrazione", si è svolto ieri, venerdì 24 novembre, a Palazzo Leone da Perego a Legnano. Ad introdurre il dibattito Giuseppe Oliva, delegato di Segreteria e responsabile Welfare per Cisl Milano Metropoli. Con lui  Jorge Torre, segretario generale della Camera del Lavoro della Cgil Ticino Olona, e Stefano Dell'Acqua della Uil

«Il tema dell'accoglienza e dell'integrazione dei cittadini stranieri continua a suscitare un acceso dibattito, spesso strumentale, soprattutto in questo periodo pre-elettorale – spiega Oliva -. Quello di oggi è un momento di riflessione sull'ipotesi di riforma del Testo unico "Immigrazione"»

Dai dati illustrati da Cristina Gualtieri della Cgil Ticino Olona è emerso che i figli delle famiglie straniere presenti nei 51 Comuni del comprensorio territoriale della Cgil hanno accesso alle scuole, e quindi esiste la reale volontà di integrarsi e migliorare il proprio stato. E proprio partendo da quest'aspetto il prof. Bonetti è intervenuto affrontando l'attuale scenario geopolitico in cui le migrazioni si muovono tra profondi fenomeni di populismo e antieuropeismo.

 «Il fenomeno migratorio è epocale ed è normale – commenta Bonetti -. Ma la vera emergenza siamo proprio noi, nel momento in cui non sappiamo reagire nella giusta maniera. Fermiamoci e riflettiamo: l'Italia è il secondo Paese al mondo per l'immigrazione. In ogni famiglia c'è una storia di migrazione… è inevitabile. La storia di questo Stato è costellata da questo fenomeno. Avere paura del nostro sangue non ha senso. Quindi meglio capire come gestire al meglio i così detti "nuovi arrivi"»

Analizzando i recenti dati Istat, il prof. Bonetti è entrato nel merito del tema. «Come afferma il Papa, stiamo vivendo una "Terza guerra mondiale a pezzetti". Basta guardarci intorno: Ucraina, Siria, Iraq, Libia e Nigeria. Al posto dell'aereo che sorvola una Milano distrutta c'è un drone sopra una Siria annientata. E il nord della Nigeria? Non esiste più. Risulta ovvio che i suoi abitanti cerchino rifugio altrove. Di certo la proposta di "aiutarli a casa loro" risulta difficile da applicare in questi scenari. Ma nonostante ciò tutti noi crediamo che il reale problema siano i nuovi arrivi. Ma è realmente così? Siamo veramente assediati? Non credo proprio: il 5% delle persone sbarcate lascia l'Italia. La maggior parte degli stranieri presenti sul territorio fa parte dell'Unione Europea. Quindi è necessario capire come regolare e capire un fenomeno che ci appartiene». Infine, il professore ha posto l'accento sulla necessità di intervenire sul quadro normativo di riferimento, considerato ormai “obsoleto”, affermando che «è urgente arrivare a una riforma complessiva del d.lgs. 286/98, ovvero di quel Testo Unico sull’immigrazione che non ha gli strumenti adeguati per governare il fenomeno».

A conclusione dell'incontro il sindacalista Torre è intervenuto spiegando che l'interculturalità, l'accoglienza, l'integrazione e lo ius soli sono «risposte che possono favorire l’uscita dalla crisi sociale-culturale che stiamo vivendo permettendoci di definire un sistema di diritti universali sul lavoro. Lavorare in clandestinità vuol dire non avere diritti, rappresentando quindi meno costi per le aziende. I lavoratori possono essere lasciati a casa se provano ad alzare la testa: sono ricattabili. Una situazione per certi versi analoga a quella di chi è assunto con contratto in regola e si sente dire "quella è la porta, ne trovo molti altri al posto tuo". Magari, tra parentesi, pagati in nero, irregolari e che posso lasciare casa quando voglio. Per evitare questo disagio generale diventa necessario un nuovo sistema di regole sull'accoglienza e sull'immigrazione, insieme alla definizione di un sistema di diritti universali sul lavoro».

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 25 Novembre 2017
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