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Amcli: “Facilitiamo l’accesso ai test per l’Hiv”

Il 1° dicembre si celebra la Giornata mondiale contro l’Aids  Serata informativa con la CRI Legnano

Il 1° dicembre si celebra la Giornata mondiale contro l’Aids, ovvero l'occasione per sollecitare più persone possibili a impegnarsi nella lotta contro l’Aids e dimostrare così la loro solidarietà con le persone affette da HIV. Di seguito un interventodel dottor Pierangelo Clerici, Presidente AMCLI-Associazione Microbiologi Clinici Italiani e Direttore U.O. Microbiologia A.S.S.T Ovest Milanese.


Facilitare l'accesso al test per l'Hiv. È l'appello lanciato, in occasione della giornata mondiale contro l'Aids (giovedì 1 dicembre), dal dottor Pierangelo Clerici, Presidente AMCLI (nella foto).

«La prevenzione rimane cruciale per sconfiggere la diffusione del virus HIV, motivo per il quale occorre mantenere alta la guardia – spiega il medico -. L’infezione da HIV viene trasmessa con maggior frequenza ed efficienza dalle persone inconsapevoli del proprio stato di sieropositività. È quindi fondamentale e necessario rafforzare la consapevolezza e cercare di avvicinare ai centri di diagnosi e di trattamento tutte le persone a rischio e, nel caso non ne siano consapevoli, attivare strategie mirate per fare emergere le infezioni non note aumentando l’offerta e facilitando l’accesso al test».

Negli ultimi anni si è registrata una lieve diminuzione del numero delle nuove diagnosi di infezione da HIV per tutte le modalità di trasmissione, fatta eccezione per quella sessuale tra maschi (MSM).

Secondo gli ultimi dati disponibili (COA 2016 elaborato dall’Istituto Superiore di Sanità) si stima che si verifichino in Italia tra 3.000 e 4.000 nuove infezioni l’anno, un dato sostanzialmente stabile negli ultimi anni. Dal 2009 al 2015 sono stati oltre 27mila i nuovi casi di HIV diagnosticati, con la Lombardia in testa (6446), seguita da Lazio (4417), Emilia Romagna (2851) e Piemonte (2099). Nei nuovi casi diagnosticati nel 2015, la fascia di età maggiormente interessata sia per uomini che per donne è quella compresa tra 30 e 39 anni. Dei nuovi casi il 58,6% ha riguardato uomini. Se desta preoccupazione la crescita di infezioni trasmesse tra uomo e uomo, il numero di casi pediatrici da trasmissione verticale si è drasticamente ridotto nell’ultimo decennio: 2 casi nel 2014-2015.

«Questo successo è stato raggiunto grazie all’esecuzione del test nelle donne in gravidanza, al trattamento antiretrovirale di quelle con infezione da HIV per ridurre la trasmissione verticale, alle cure dei bambini eventualmente infettati» ricorda Maria R. Capobianchi Direttore del Laboratorio di Virologia dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive L. Spallanzani di Roma, e Membro del Consiglio Direttivo Amcli.

Negli ultimi anni è rimasto sostanzialmente invariata la quota delle persone nelle quali l’infezione da HIV viene diagnosticata in fase clinica avanzata.

La terapia antiretrovirale ha raggiunto livelli di successo molto lusinghieri, e ci stiamo avvicinando all’obbiettivo 2020 dell’UNAIDS 90-90-90 (90% delle persone diagnosticate; 90% delle persone diagnosticate in trattamento; 90% delle persone in trattamento con replicazione virale azzerata); anche nei paesi a risorse limitate l’avvento dei farmaci generici sta cambiando il panorama terapeutico, ma vi sono ancora enormi sacche di popolazione non raggiunte dalla terapia.

L’aspettativa di vita si avvicina a quella degli HIV-negativi se la terapia viene iniziata prima che il sistema immunitario si deteriori in maniera irreversibile; allo stato attuale l’infezione si è trasformata in una forma cronica ben controllabile dalla terapia antiretrovirale; tuttavia la popolazione HIV-positiva sta invecchiando a velocità aumentata rispetto a quella HIV-negativa, con tutte le patologie legate alla senescenza ed alle malattie metaboliche.

«E’ ormai accertato che la trasmissione è praticamente assente se la viremia è soppressa grazie alla terapia antiretrovirale – conclude Maria Capobianchi- . I concetti di therapy as prevention (TASP) e profilassi pre e post-esposizione (PREP e PEP ) si stanno affermando sempre di più, e si propongono di attenuare, tramite l’impiego dei farmaci antiretrovirali, l’impatto globale della replicazione virale nella popolazione infetta (TASP) e a rischio (PREP e PEP)». 

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Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 01 Dicembre 2016
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