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Daniela Colombo (NCD): “Ricreare in Europa il contatto con la gente”

Serata elettorale con protagonisti la candidata legnanese, il presidente della provincia Guido Podestà e l'ex sindaco Maurizio Cozzi...

Unione Europea: quale anima? È il titolo del dibattito che si è tenuto al Palazzo Leone da Perego di Legnano la scorsa sera. A partecipare, alcuni tra i candidati del Nuovo Centro Destra, che hanno illustrato la nuova linea politica del partito in occasione delle prossime elezioni europee.

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Lo slogan dell’incontro viene spiegato dal moderatore, Luciano Guidi (capogruppo consiliare NCD di Legnano): «All'inizio del percorso del NCD, il nostro leader, Alfano, disse che non abbiamo bisogno di uscire dall'Europa, ma di cambiare l'Europa. Perché abbiamo bisogno di rivitalizzare quell'anima che è il popolo europeo, che essa sia positiva e creativa in funzione delle famiglie, della persona umana, del lavoro e del territorio».

E' stata quindi la volta di Daniela Colombo (consigliere comunale di Legnano), candidata NCD per le Europee: «Il campo da gioco – così ci racconta la scelta di candidarsi, facendo il grande passo dalla politica locale a quella europea – è sicuramente più grande, però le ragioni per cui farlo, per me, non sono cambiate: partire dalle persone. Che è quello che ho sempre fatto nella vita e faccio in politica».

Il primo elemento da considerare è perciò il legame tra la vita del singolo cittadino e quella della politica europea: «Io mi son chiesta: cosa c’entrano le difficoltà obiettive della singola persona con l'Europa? Vado a propormi alle elezioni europee, ma al singolo non interessa assolutamente niente, gli interessa solo il proprio problema contingente. È il contatto con la gente che bisogna ricreare in Europa. L'idea dei padri fondatori è stata un'idea grande, che, finché non c'è stata la crisi, è durata fino ai giorni nostri. La crisi ha tagliato le gambe all'Italia e all'Europa: come tutte le cose, può essere presa come una sfortuna o una sfida. Secondo me la possibilità dell'Europa è proprio quella di una sfida; di rimettere al centro la persona, e decidere le politiche europee a partire dalle esigenze delle persone, che sono quelle più colpite dalla crisi. Quindi quello che io mi propongo per l'Europa è la creazione di un popolo europeo che abbia questa coscienza: che l'altro è sempre un bene, e non un ostacolo, che si tratti di chi abbiamo vicino o dello stato con cui dobbiamo fare i conti. Le persone sentono l'Europa come una realtà molto tecnocratica e lontana: ma non è che l'Europa non abbia fatto nulla. Di stanziamenti di fondi europei ce ne sono tantissimi (come quello per la povertà alimentare), che in Italia vengono poco utilizzati. Non si parte distruggendo, ma valorizzando quello che già c'è: si possono esportare le buone pratiche degli altri stati, e penso che l'Italia abbia molto da insegnare in questo. Penso anche che si possa fare molto in termini di politiche familiari. Nella mia esperienza di mamma che lavora, trovo difficoltà a conciliare lavoro e famiglia; rendendo più amichevole il mercato del lavoro per le donne, le politiche familiari ne trarrebbero sicuramente giovamento. Partendo da una politica che metta al centro l'uomo, la famiglia e i valori fondativi dell'Europa, credo che si possa ripartire».

E proprio la possibilità di un contatto concreto tra cittadini e Europa è ribadita da Cristina Stancari, candidata NCD per le elezioni: « Oggi ho fatto un appello pubblico a tutti i partiti: che chi sarà eletto sia presente almeno una volta al mese sul proprio territorio, a parlare, come stiamo facendo oggi, con la gente, spiegare cosa si sta facendo, quali sono i programmi, quali sono i fondi europei e come si possono portare a casa Queste sono le cose concrete. Altrimenti siamo troppo lontani dalla politica».

L’ex sindaco di Legnano, Maurizio Cozzi (assessore al Bilancio della provincia di Milano), chiarisce l’esigenza di un nuovo ruolo dell’Italia nell’UE: «Dovessi usare una parola per definire l’Europa, sarebbe "libertà": l'Europa è stata la culla della libertà. Noi ora andiamo a votare per la libertà; in questo paese non manca la libertà, ma mancano gli uomini liberi. Abbiamo bisogno di mandare in Europa gente competente, gente libera, gente capace di far ritornare l'Italia ad essere un paese rispettato. Il 75% delle direttive Europee si trasforma in leggi nazionali. E per quanto riguarda i fondi strutturali, l'Italia è uno degli ultimi paesi a usufruirne bene; per rispettare il Patto di stabilità e la spending review, nel 2013-2014 la Provincia di Milano deve restituire allo Stato il 23% del bilancio; vuol dire che quelle risorse non possono essere impiegate per migliorare i servizi ai cittadini e fare opere pubbliche».

A sottolineare il significato dell’UE, per come è stata e per come la vorremmo oggi, è l’onorevole Guido Podestà (presidente della Provincia di Milano), candidato NCD alle elezioni: «Il 9 Maggio – lo Schuman day – a Parigi, l'allora ministro degli esteri, Robert Schuman, lanciò quest'idea: vi era una matrice economica, ma l'idea era politica. Era quella di dire ai popoli d'Europa, che si erano sbranati in quei cinque, sei anni di guerra, che si può imboccare una strada diversa: quella di cercare insieme un'unità nel rispetto delle diverse realtà, delle specificità di ognuno.  In tempi rapidi, l'intero pentapartito portò avanti questo progetto a sei: oggi siamo quasi 30 paesi. Quella ricerca di unità nel rispetto delle diversità era molto più facile allora, che non adesso.  Questa è una realtà di 500 milioni di abitanti: è il più grande mercato di interscambio esistente al mondo ancora oggi. Realtà che però da venti, quindici anni, non si confronta più con gli USA: con la globalizzazione, deve confrontarsi anche con un miliardo e tre di cinesi, con un miliardo e cento di indiani, coi brasiliani. Tutti questi grandi popoli, di cui noi diciamo "stanno uscendo dal sottosviluppo", hanno un tasso di crescita del 10-12%, e sono realtà incomprensibili paragonate ai singoli paesi: allora, coloro che ci dicono di uscire dall'UE si rendono conto che se non hai massa critica non puoi competere a livello globale? Che nel momento in cui noi andassimo avanti divisi come singoli paesi, in dieci anni al G8 Francia e Italia non servono più? Non si può rifiutare la globalizzazione: o la subisci, o cerchi di indirizzarla. Noi abbiamo bisogno di avere chi ci rappresenta nel Consiglio europeo con il coltello in bocca. Perché non possiamo regalare nulla in un momento in cui il nostro paese è esposto a flussi migratori, ha il debito più alto dell'UE, ha una popolazione anziana, ma che ha anche mille altre potenzialità da difendere. Perciò bisogna dare una lettura europea di questo voto, non italiana».

Sulla stessa linea prosegue Alessandro Colucci (consigliere regionale e coordinatore NCD per la Regione Lombardia): «Noi siamo per l'Europa, ma un'Europa diversa da quella di oggi: un'Europa dove il costo del denaro di un'impresa tedesca sia identico al costo del denaro per una italiana. E abbiamo idee chiare anche sull'immigrazione. Noi non vogliamo trasformare in Mediterraneo in un cimitero; pretendiamo piuttosto che il confine sud non sia il confine dell'Italia, ma sia il confine dell'Europa. E si prenda coscienza che il problema principale sono gli accordi con gli altri paesi».

Nel manifesto dell’incontro compare un hashtag: # insieme. E su questo concetto insiste, in conclusione, Luca del Gobbo (consigliere regionale e coordinatore NCD per la Provincia di Milano): «Il NCD nasce con un modello esattamente contrario a quello che ha sempre contraddistinto il centro destra italiano: se prima c'era una piramide dal cui vertice tutto derivava, oggi noi vogliamo avere uno slogan "base per altezza". Dunque, protagonismo a livello locale, ai militanti, ai consiglieri comunali. Noi vogliamo un partito che scommette sulla fiducia alla persona. Dobbiamo guardare all'avversario non più come un nemico: basta con questa politica urlata per anni».

Marta Benetti (immagini di Luigi Frigo)

Redazione
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Pubblicato il 15 Maggio 2014
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