Quantcast

ME CAR LEGNAN: L’INTERVENTO DI GIANNI BORSA

Il testo integrale dell'intervento del giornalista e scrittore Gianni Borsa, a conclusione della serata dedicata alla "Vecchia Legnano",

Di seguito alcuni spunti tratti dall'intervento del giornalista e scrittore Gianni Borsa, a conclusione della serata dedicata alla "Vecchia Legnano", organizzata a Palazzo Leone da Perego.


Immagini belle, curiose, in alcuni casi sorprendenti, qualche volte capaci di suscitare ricordi e persino qualche rimpianto. Ma cos’altro ci suggeriscono queste foto, questi video, questa musica…?

Volti (molteplici) di una città: spazi, edifici, strade, fabbriche, scuole, chiese. Una città che cambia, si trasforma profondamente. Un tratto di dinamicità nella storia urbana non comune a tutte le città italiane o europee. 
Tra le ciminiere è nata la città 

Volti dei cittadini: facce delle persone che, note o meno note, passate alla storia oppure no, hanno fatto la Storia di Legnano. Se ricordiamo i pionieri dell’industria dovremmo ricordarci di ogni singolo lavoratore che ha contribuito all’avventura della Cantoni, della De Angeli Frua, della Tosi, della Manifattura… 
Ma una città non vive di solo lavoro: e allora, per conoscere davvero Legnano, dovremmo poter ricordare le maestre e i sacerdoti, i partigiani e gli amministratori locali, oppure qualche personaggio naif che certo non è mancato in città… Presi tutti insieme, questi legnanesi hanno fatto, e fanno, la Storia della città.

Del resto proprio le vicende personali e familiari dei legnanesi ci segnalano che la storia, anche quella della nostra città, non è quasi mai solo “rose e fiori” e le ricostruzioni storiche che qualche volta indugiano sul “bei ricordi”, che tratteggiano un passato tutto da rimpiangere probabilmente non ci consegnano la realtà. Come hanno fatto Berti e Riccardi, bisogna saper raccontare il bianco e il nero, le sfumature di grigio e i vari colori della città

Lavoro duro e minorile…
Mortalità infantile…
Alloggi malsani, umidi, poveri…
Analfabetismo pronunciato…  

La nostra città è cresciuta e ha raggiunto, negli ultimi 50 anni, elevati livelli di benessere – che oggi la crisi mette a dura prova – anche grazie ai sacrifici, all’ingegno, all’iniziativa, ai sacrifici, delle generazioni che ci hanno preceduto. 

Dalle immagini viste abbiamo una conferma rispetto a quanto la ricerca storica più accreditata ci ha già ampiamente spiegato: e cioè che Legnano ha una storia lunga, che affonda le radici fino all’epoca preromana. La città presenta testimonianze storiche nel periodo della Roma antica, fino a Medioevo ed età moderna.
Ma la Legnano contemporanea è quello che ci viene consegnata dalla “rivoluzione industriale”, che nell’Alto Milanese comincia sin dagli anni 20 e 30 dell’Ottocento
L’antico borgo rurale si ritrae nel XIX secolo per far spazio alle fabbriche tessili e poi meccaniche; i campi vengono inglobati progressivamente nella realtà urbana, sempre più dominata dalle ciminiere, dagli stabilimenti, dalle case aziendali dovute al paternalismo industriale. È uno sviluppo urbano che prosegue pressoché ininterrotto per più di un secolo, dalla nascita delle prime attività manifatturiere organizzate sotto forma di impresa industriale fino alla metà del Novecento. 

Qualche numero aiuta a riassumere la rapidità di questo sviluppo. 
Inizio 800 Legnano aveva poco più di 2000 abitanti (rimasta invariata per secoli); 
al censimento del 1911 erano 24mila con 11mila addetti alle imprese manifatturiere (si cominciava a lavorare in media a 8/10 anni);
censimento del 1961 (nel massimo periodo di espansione industriale) gli abitanti sono 42mila, con 21mila addetti all’industria.

La Legnano delle imprese tessili e meccaniche dopo la seconda guerra mondiale deve però confrontarsi con grandi trasformazioni economiche e sfide che provengono dai mercati internazionali, che porteranno via via alla chiusura dei cotonifici e poi, siamo già negli anni 70-80 del Novecento, al ridimensionamento degli altri settori tradizionali, compresa la Tosi.   

La Legnano di oggi è ulteriormente cambiata. Il Castellaccio è sparito. Le officine hanno lasciato il posto ai negozi e ai supermercati (emblematico il caso della ex Cantoni); le ciminiere sono quasi scomparse (resiste solo quella della Manifattura). Oggi si lotta per tenere in vita la Tosi.
Alle biciclette delle tute blu che raggiungevano il posto di lavoro si sostituiscono automobili in coda, mentre studenti e lavoratori lasciano Legnano ogni mattina in treno per recarsi a Milano. Abbiamo pendolari in uscita, anziché lavoratori del circondario in entrata.

Legnano ha profondamente cambiato aspetto nello spazio delle ultime due generazioni. È rimasto un considerevole apparato produttivo, costituito da piccole e medie imprese industriali e da un diffuso settore terziario e commerciale. 

Dalla “città fabbrica” siamo alla “città delle vetrine” e dei supermercati.

Ma assieme alle grandi fabbriche se n’è andato anche il tradizionale volto operaio di Legnano – che occupa la gran parte delle immagini che ci sono state proposte -; quello delle case di ringhiera, degli orti coltivati la sera o la domenica, degli abiti della festa, dei circoli dopolavoro. Non ci sono più – e meno male, diremmo – la scodella di minestra o la sciscèta. Spariti il castagnaccio, il pum pum mago o libero e i venditori di ghiaccio. Sparite la Topolino, poi la ‘600 e la 127. A scuola, sono venuti meno calamaio con l’inchiostro e scaldina per le mani, per lasciar spazio a computer e laboratori di lingue.   

Non è questione di nostalgia (spesso le cose cambiano in meglio), ma si tratta di prendere atto che la Legnano di un tempo non c’è più. Il collante che aveva tenuto insieme fra l’800 e la metà del ‘900 un’intera comunità si è dissolto e ora la città avrebbe forse bisogno di cercare e scoprire una nuova vocazione, qualche grande progetto condiviso, di immaginare insieme il proprio futuro. Anche perché c’è sempre il pericolo di essere inglobati in una indistinta Città metropolitana.

Questa serata vorrebbe soprattutto lasciare un messaggio: necessità del “fare memoria”, dell’andare alla ricerca delle nostre radici. 
Non è una operazione fine a se stessa: la storia è il presupposto per la costruzione di una identità (territoriale, culturale, etico-sociale, spirituale); identità che oggi appare più che mai necessaria in un mondo globale, al quale dobbiamo necessariamente aprirci per valorizzarne le opportunità e per non perdere il treno della modernità. 
Ma allo stesso tempo si può stare a pieno titolo nell’era globale se si hanno radici ben piantate per terra, coscienza di ciò che si è, dei valori in cui si crede, degli obiettivi che, come singoli e come comunità cittadina, ci si assegna.

Insomma, per andare avanti occorre qualche volta fermarsi e guardare indietro. Perché il progresso non è una meta lontana da raggiungere, ma una direttrice storica che va dal passato al futuro, passando per l’oggi. 

Gianni Borsa

Redazione
info@legnanonews.com
Noi della redazione di LegnanoNews abbiamo a cuore l'informazione del nostro territorio e cerchiamo di essere sempre in prima linea per informarvi in modo puntuale.
Pubblicato il 06 Aprile 2013
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore