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Cascina Mazzafame, l’intervento del presidente Anpi

Il testo integrale del discorso di Luigi Botta...

CASCINA MAZZAFAME – 5 GIUGNO 2016 –INTERVENTO ANPI
A nome della Sezione ANPI che si onora del nome di Mauro Venegoni, medaglia d’oro al V.M. della Resistenza, ringrazio tutti i presenti ed in modo particolare il sindaco della nostra città Alberto Centinaio ed il Decano don Fabio Viscardi per l’assistenza religiosa che ci ha riservato. Ringrazio il Corpo bandistico legnanese.
Col suo puntuale intervento il sindaco Centinaio ci ha fatto rivivere una giornata di lotta partigiana legnanese, vissuta in questa cascina il 21 giugno del 1944, ricordando quel terribile giorno con le parole da lui apprese dallo stesso protagonista dello scontro armato con le brigate nere: il comandante partigiano Samuele Turconi.
Ma trovandoci in questa zona dell’Oltrestazione voglio ora ricordare il sacrificio di due legnanesi, partigiani come il Turconi della 101° Brigata Garibaldi, uccisi dai fascisti al ponte di S. Bernardino: Renzo Vignati di 19 anni e Dino Garavaglia di anni 18. Era il 27 giugno, una settimana dopo i fatti qui ricordati. I funerali si svolsero il 4 luglio in un clima di grande tensione in quanto i fascisti avevano proibito il rito funebre  per timore della reazione di tutta la popolazione.
Sugli eventi di quel giorno, credo interessante quanto raccontò un testimone oculare, il partigiano della Garibaldi Francesco Crespi. Riprendo alla lettera dal libro “Giorni di Guerra” degli autori Giorgio Vecchio, Nicoletta Bigatti e Alberto Centinaio.
Il racconto di Crespi: “ arriva il prete (don Francesco Cavallini coadiutore ai SS. Martiri) e dà la benedizione ai morti. Poi arrivano i fascisti, prendono le casse e fanno per portarle via. Don Francesco li ferma e dice: questi ragazzi sono stati battezzati in questa chiesa ed in questa chiesa devono venire. Allora ci facciamo avanti in otto o dieci, prendiamo le bare e le portiamo in chiesa.  All’uscita vediamo che i fascisti hanno messo le mitragliatrici sul piazzale. 
Don Francesco si mette davanti, fa uscire le donne, poi tutti assieme andiamo al cimitero guardati a vista dai fascisti. Questo fatto mi ha colpito molto perché nessuno, né il prete né la popolazione che ha partecipato al funerale hanno avuto paura dei fascisti.” Fin qui il partigiano Francesco Crespi. Don Cavallini l’ebbe vinta, ma per lui la vicenda non si concluse lì. Qualche giorno dopo i fascisti lo arrestarono e lo portarono al carcere di S. Vittore a Milano, dal quale venne poi liberato il 25 aprile del ’45.
Un pensiero lo rivolgo anche al farmacista di questa zona dr. Ezio Tornadù che a rischio della vita o, nel migliore dei casi, della deportazione curò partigiani feriti e fornì di medicinali le formazioni partigiane.
Ed un abbraccio va alla staffetta partigiana Piera Pattani, oggi ancora tra noi, per la sua attività nella Resistenza, per le sofferenze e le percosse subite dai fascisti.  
Ecco, a tante persone come coloro che abbiamo ricordato, noi dobbiamo la liberazione dell’Italia dai tedeschi e dai fascisti loro alleati. A loro, a quelle che persero la vita, ai loro sacrifici dobbiamo la libertà di cui oggi beneficiamo.
Ma la libertà nata dalla Lotta di Liberazione e dalla Resistenza non è un vitalizio: essa va difesa ed alimentata ogni giorno. Abbiamo giorni fa festeggiato il 2 giugno, festa della Repubblica. In quel giorno del ’46 ci furono le prime votazioni libere della nostra storia. Le donne poterono per la prima volta votare e con loro anche i ceti più miseri della popolazione. Da quelle votazioni nacque la nostra Repubblica. E la Repubblica ci ha dato la Costituzione, un impareggiabile insieme di regole per vivere insieme. In essa c’è la strada per risolvere i nostri problemi, dove si proclama il primato della persona umana, della sua dignità, che ci ha resi cittadini e non più sudditi.
Mentre la legge vieta, punisce sia pure nell’interesse di tutti, la Costituzione è tutto un SI, tutto a favore, è la legge del desiderio, la legge della speranza.
Sacro è l’impegno che ognuno deve assumersi affinché la Costituzione venga appieno realizzata. Dobbiamo studiarla, assimilarla, renderla parte di noi stessi.
Don Andrea Gallo soleva dire che la Costituzione deve essere la nostra preghiera laica che va recitata ogni giorno. E Giuseppe Dossetti, presbitero, giurista, politico e teologo, chiamava la Costituzione “il fiore pungente” perché bella e giusta in ogni sua parte come un fiore, e pungente nello stimolarci a migliorare noi stessi per noi stessi e per gli altri.  Nata dalla Resistenza, la Costituzione è garanzia di libertà
In una lectio magistralis sulla Costituzione  tenuta nel ’56 all’Umanitaria di Milano, Piero Calamandrei esortava gli studenti a vigilare sulla libertà perché, diceva,  la libertà è come l’aria e ci si accorge quanto questa sia preziosa quando comincia a mancare.
Ecco quello che ci insegna questo inizio di giugno che unisce Lotta di Liberazione, Repubblica e Costituzione.
La presenza qui, oggi, di giovani studenti portati a partecipare al ricordo di chi ha dato se stesso perché noi si possa vivere liberi, ci apre alla speranza in un futuro migliore. Un grazie al loro preside dr. De Luca, un grazie ai loro docenti.
Sul muro di sinistra della chiesa del SS. Martiri, in via Venezia, si riesce ancora a leggere una frase che amo ripetere nel corso degli incontri che periodicamente ho occasione di avere con gli studenti parlando della Resistenza. La frase è in latino ed il significato è questo: tale sarà la società futura quale sarà stata oggi l’educazione dei giovani.
E questi giovani, educati al culto della memoria e della libertà sono, come diceva Alcide Cervi, padre di sette figli fucilati dai fascisti, “simili a quelle radici che non gelano e che saranno gli alberi del futuro”.
Che l’albero della libertà, della giustizia sociale, della solidarietà e della pace possa crescere frondoso sulla nostra Italia.

Luigi Botta, presidente ANPI Legnano

 

Marco Tajè
direttore@legnanonews.com
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Pubblicato il 05 Giugno 2016
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