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Chi è la più bella del reame?

Ricette per l’anima - 2. La mela La rubrica di don Fabio Viscardi di riflessioni laiche / spirituali a margine dell’Expo...

Ricette per l’anima – 2. La mela

Chi è la più bella del reame?

“Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?”. Purtroppo la risposta non fu quella desiderata e così alla strega cattiva non restò che offrire alla povera Biancaneve una mela avvelenata.

Strano destino quella della mela. All’apparenza modesta, dalla forma un poco tozza, di scarso valore al mercato della frutta, eppure sempre al centro di mille guai. Per colpa sua si scatena la più celebre guerra del mondo antico: quella dei greci che dopo dieci anni di inutili assalti solo grazie all’inganno di Ulisse riescono a distruggere la potente Troia. Zeus infatti, stufo dalle continue liti tra Era, Atena e Afrodite, aveva incaricato Paride (il più bello tra gli uomini) dell’arduo compito di definire una volta per tutte chi fosse la più bella dell’Olimpo. La mela d’oro consegnata dal principe all’ultima delle tre fu l’inizio dell’incendio.

Del resto, benché la Bibbia non ne parli affatto, per secoli la tradizione cristiana ha individuato nella mela il frutto proibito offerto da Eva al povero Adamo. Il serpente inganna l’ingenua fanciulla offrendo un cibo bello a vedersi, attraente e profumato. E così ha inizio il triste diario dell’umanità, un calendario dove ogni giorno non mancano maledizioni e disgrazie. Alla faccia del famoso detto “una mela al giorno toglie il medico di torno”, la verità è esattamente un’altra: forse una mela in meno ci avrebbe risparmiato un sacco di guai!

Inutile ormai lamentarci con i nostri progenitori. Purtroppo infatti ci vuol proprio poco per avvelenarsi la vita e rovinarsi il fegato, per guastare amicizie e rompere legami.

Newton s’è beccato una mela in testa per formulare la legge della gravitazione universale, ossia la geniale intuizione secondo cui se lanci un sasso in aria poi ti cade in testa. Magari addentando una mela si potrebbe capire una verità molto più semplice: che il cibo è fatto per la comunione e il banchetto della vita chiede di custodire le relazioni.

E se poi qualche volta (sempre?) lo specchio risponde con un nome diverso dal nostro alla domanda su chi è il più bravo, il più bello, il più intelligente…, pazienza! Ce ne faremo una ragione. Impareremo che il frutto dell’invidia è la tristezza e che la gioia sta nell’umile considerazione di noi stessi.

don Fabio

P.S. – Quando ci sono guai con la mela, in genere ci sono di mezzo le donne. Sarà solo un caso?


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Marco Tajè
direttore@legnanonews.com
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Pubblicato il 14 Maggio 2015
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